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occhi felici, occhi beati e cari, / siate sereni, allegri e chiari.

[nemus_slider id=”60722″] Occhi lucenti e belli, com’esser può che in un medesmo istante nascan da voi sì nove forme e tante? Lieti, mesti, superbi, umili, alteri vi mostrate in un punto, onde si speme e di timor m’empiete, e tanti effetti dolci, acerbi e fieri nel core arso per voi vengono insieme ad ognor che […]

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Occhi lucenti e belli,
com’esser può che in un medesmo istante
nascan da voi sì nove forme e tante?

Lieti, mesti, superbi, umili, alteri
vi mostrate in un punto, onde si speme
e di timor m’empiete,
e tanti effetti dolci, acerbi e fieri
nel core arso per voi vengono insieme
ad ognor che volete.

Or pochi che voi mia vita e morte sete,
occhi felici, occhi beati e cari,
siate sereni, allegri e chiari.

Questi versi sono stati scritti da Veronica Gambara, una poetessa vissuta tra il 1485 e il 1550 nel nord Italia, tra la pianura bresciana ed emiliana. Tra le tante voci maschili di nota autorevolezza e dignità letteraria che hanno condito il Cinquecento italiano (Ariosto, Buonarroti, della Casa, Tasso, Campanella, …), la sua è rimasta confinata nell’ombra a cui spesso fanno parte il più delle voci femminili. In un clima culturale in cui la donna erudita era apprezzata e “richiesta” per decorare al meglio le famiglie di alto rango, una sorta di status symbol vivente, la voce fresca di chi sapeva anche indagare in versi la palude dei sentimenti umani o riflettere con piglio critico la dimensione di vita era ben apprezzata: ma si badi, senza darne troppa enfasi. È insomma il discorso triste e conosciuto della donna all’apparenza elogiata per le sue virtù, ma poi sottaciuta dall’autorità maschile vigente. Tutto questo ha portato, secolo dopo secolo, ad una fruizione della cultura, a ben vedere, tutta maschile, filtrata dal gusto dell’uomo di cultura e permeata dalla sua sensibilità culturalmente definita nei canoni del maschio-centrismo. Chissà dove saremmo ora se pari spazio fosse stato dato alla letteratura e al pensiero femminile…
Questo discorso di sapore neutro (senza voleri critici né recriminatori) vuole solo mostrare che c’è da sempre una cultura tutta femminile di pari grado rispetto alla maschile: non troppo conosciuta, se non dagli esperti addetti ai lavori (a volte). Non vuole nemmeno cadere nel tranello della celebrazione della più fine sensibilità, della più turgida grazia, del più bianco candore che ha il discorso femminile, come d’altra parte quello maschile: donne e uomini sanno e possono essere parimenti sobri o bruschi, cordiali o brutali, aggraziati o scorbutici. Al di là di etichettamenti e banalizzazioni (non ultime quelle che distinguono, pateticamente, le carinerie e le sensibilità omosessuali da quelle eterosessuali), qui si vuole solo dire che tanta dimensione culturale femminile ha ancora da essere scoperta e studiata.

Così è stato fatto alla Triennale di Milano, con una mostra curata da Raffaella Perna e nata dalla partnership col Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. Sono esposti più di 150 lavori fotografici di oltre 50 artiste operanti tra gli anni ’70 e il nostro oggi provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, preceduti da due file di 15 schermi ciascuna in cui viene dato spazio al racconto di altrettante artiste sul proprio lavoro, accompagnato da immagini. L’installazione, intitolata Parlando con noi, è stata prodotta da Giovanni Gastel e tratta dal libro omonimo di Giovanna Chiti e Lucia Covi e offre l’occasione rara di entrare nel pensiero di chi parla accompagnati dalle sue stesse parole: come meglio capire cosa stiamo guardando? Il titolo della mostra è indicativo: L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2015. Insomma, qui ha luogo (non troppo) l’altra faccia della medaglia, diversa per necessità e natura, imprescindibile al confronto come ogni altra parte di un “doppio”, ma talvolta annebbiata dalla nebulosa del gusto socioculturale dominante.

In mostra sono esposte fotografie di: Paola Agosti, Martina Bacigalupo, Isabella Balena, Marina Ballo Charmet, Liliana Barchiesi, Letizia Battaglia, Tomaso Binga (Bianca Menna), Giovanna Borgese, Marcella Campagnano, Silvia Camporesi, Monica Carocci, Lisetta Carmi, Gea Casolaro, Elisabetta Catalano, Carla Cerati, Augusta Conchiglia, Paola De Pietri, Agnese De Donato, Paola Di Bello, Rä di Martino, Anna Di Prospero, Bruna Esposito, Eva Frapiccini, Simona Ghizzoni, Bruna Ginammi, Elena Givone, Nicole Gravier, “Gruppo del mercoledì” (Bundi Alberti, Diane Bond, Mercedes Cuman, Adriana Monti, Paola Mattioli, Silvia Truppi), Adelita Husni-Bey, Luisa Lambri, Lisa Magri, Lucia Marcucci, Raffaela Mariniello, Allegra Martin, Paola Mattioli, Malena Mazza, Libera Mazzoleni, Gabriella Mercadini, Marzia Migliora, Verita Monselles, Maria Mulas, Brigitte Niedermair, Cristina Omenetto, Michela Palermo, Lina Pallotta, Beatrice Pediconi, Agnese Purgatorio, Luisa Rabbia, Moira Ricci, Sara Rossi, Marialba Russo, Chiara Samugheo, Shobha, Alessandra Spranzi, Francesca Volpi.

Bruna Esposito,   Collaboration (Collaborazione)-Perla,   1999
Bruna Esposito, Collaboration (Collaborazione)-Perla, 1999
Lina Pallotta,   Outside a maquiladora,   Piedras Negras,   MX,   1990
Lina Pallotta, Outside a maquiladora, Piedras Negras, MX, 1990
Carla Cerati,   Mondo Cocktail,   1970
Carla Cerati, Mondo Cocktail, 1970
Elena Givone,   From the series “PAZI MINE,   Sarajevo 2006” Sedina Klaphuh,   2006
Elena Givone, From the series “PAZI MINE, Sarajevo 2006” Sedina Klaphuh, 2006
Emanuele-Cerutti-Collezione-Maramotti-2024