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David Maljkovi? | All Day All Year, T293, Roma

[nemus_slider id=”57224″] — La vita di tutti noi possiede uno scheletro formale.   Nella quotidianità di ognuno di noi, nel nostro muoverci all’interno di uno spazio, sia questo la nostra casa o il nostro luogo di lavoro, così come nel nostro personale modo di collocare e fare ordine degli oggetti e degli spazi, mettiamo in moto, […]

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La vita di tutti noi possiede uno scheletro formale.   Nella quotidianità di ognuno di noi, nel nostro muoverci all’interno di uno spazio, sia questo la nostra casa o il nostro luogo di lavoro, così come nel nostro personale modo di collocare e fare ordine degli oggetti e degli spazi, mettiamo in moto, molto spesso, delle regole formali di cui non siamo pienamente consapevoli.

Mi sembra questo quello che vuole mostrare David Maljkovi? portando nelle sale espositive della T293 una parte del suo studio. Oggetti e strumenti del quotidiano, di tutti i giorni e di tutto l’anno- “All Day All Year” – vengono esibititi, decostruiti e ri-assemblati in un assoluto, gelido ed enigmatico rigore formale che tende all’astrazione. Lo studio così ricomposto non è un semplice set,  ma rappresenta una precisa presa di posizione. 

Con quest’ultima mostra l’artista tira le somme trovando delle inedite soluzioni formali rispetto ai suoi precedenti lavori a partire dal 2003/04 con Place with Limited Premeditation.  I motivi formalisti enunciati vengono messi alla prova ed esaltati dall’aspetto narrativo dell’opera che viene intaccato da rigide direttive formali da leggere come il leitmotiv di questa mostra. Riaprendo e riproblematizzando vecchi temi delle avanguardie storiche, l’artista si muove in una strada precedentemente inaugurata dal minimalismo, nel tentativo di ridefinire, attraverso una strategica revisione, le vecchie categorie estetiche. Il concetto di ready-made viene messo in crisi. Gli oggetti non esistono in quanto arte “pura” ma vanno ripensati, riposizionati e ridefiniti in termini di spazio e di composizione, dichiarando solo a questo punto la propria autonomia formale.  Là dove la riduzione minimalista è apparsa eccessiva, l’artista risponde con un’ulteriore riduzione capovolgendone alcune delle vecchie istanze. Nel lavoro di David Maljkovi? è ovvio l’interesse per la percezione ma, a differenza di quello che avviene con le opere minimaliste, vi è anche la riduzione chiaramente esibita del soggetto individuale. Usando la terminologia fenomenologica l’artista prima analizza e poi mette in epoché l’esperienza individuale che si ha dell’oggetto quotidiano. Le facoltà percettive ripercorrono all’indietro la strada dell’esperienza vissuta nel quotidiano che in  All Day All Year viene ridotta e poi messa in parentesi, rinunciando  a mostrare l’aspetto aneddotico e diaristico.

Al contrario di quello che accade con la gelstalt minimalista, così com’è stata definita da Robert Morris, qui si vede e dopo si comprende che “i modelli della mente non corrispondono al fatto esistenziale dell’oggetto”. Il fruitore in balia del cortocircuito mentale voluto dall’artista ricava una dialettica inquieta tra arte, vita e forma. Ogni forma così come noi la conosciamo è naturalmente complicata dalla contingenza della vita vissuta, questo però non impedisce a David Maljkovi? di svincolare la “cosa” dall’esperienza del quotidiano. La percezione,  con grande sforzo di ogni fruitore, viene spinta a mettere a fuoco le condizioni percettive insite in ogni forma e oggetto che appaiono destrutturate dal loro significato mondano.

Così come lui stesso dichiara, questo lavoro definisce una “nuova logica semantica” che ci costringe a negoziare nuovamente la relazione variabile tra la forma e il contenuto, tra il significante e il significato. Con “All Day All Year” la narrativa, così puntualmente citata, collassa e deflagra in funzione di strutture formali e di regole logiche.  La particolarità di questa operazione disgiuntiva, che a tratti appare come un rebus o un enigma, sta nel fatto che gli oggetti in questione non vengono mostrati nudi, come se fossero arrivati da un lontano iperuranio, ogni oggetto possiede una vita propria e particolare, che viene vissuta fuori dallo spazio istituzionale dell’arte. L’operazione in atto non è quella di consacrare l’oggetto della vita quotidiana come un oggetto d’arte, quanto quella di scoprire, attraverso ciò che può sembrare, una riduzione fenomenologica, l’in sé: l’aspetto universale tirato fuori dalla vita particolare, svincolato da ogni riferimento  logico legato all’esistenza mondana.

Un parquet sospeso non è più un pavimento su cui camminare; le foto che documentano il suo studio diventano proiezioni dell’ortogonalità delle pitture di Mondrian; i tavoli da lavoro sono qui degli schermi. Il grande cubo posizionato sopra i cavalletti diventa  il simbolo dell’inagibilità, unica forma pura rispetto agli altri elementi in mostra e che rappresenta se stesso, oggetto ottuso e opaco che riflette all’esterno il motivo del suo essere negandone ogni accesso diretto. 

David Maljkovic All Day All Year,   2016 inkjet on canvas painted with oil colors mounted on aluminum composite panel and inkjet print on archival paper mounted on archival carboard  150 x 224 cm - Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
David Maljkovic All Day All Year, 2016 inkjet on canvas painted with oil colors mounted on aluminum composite panel and inkjet print on archival paper mounted on archival carboard 150 x 224 cm – Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
David Maljkovi?  All Day All Year  installation view at T293  2016 - Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
David Maljkovi? All Day All Year installation view at T293 2016 – Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
David Maljkovic All Day All Year,   2016 parquet panel,   plexiglass box,   plastic  25 x 150 x 180 cm - Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
David Maljkovic All Day All Year, 2016 parquet panel, plexiglass box, plastic 25 x 150 x 180 cm – Courtesy of the Artist and T293. Photos by Roberto Apa
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