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Sabato 21 maggio apre al pubblico una nuova fondazione d’arte, situata in una valle svizzera del Canton Ticino: si tratta di La Fabbrica del Cioccolato, in Valle di Blenio. È un ex complesso industriale dal nome Cima Norma presente nel paesino di Torre-Dangio, che nei primi del Novecento fu adibito alla produzione di cioccolato, conoscendo un’attività sempre più intensa col passare degli anni, ma anche momenti difficili come incendi e nubifragi. La produzione era massiccia e redditizia per l’intera comunità del paese, tant’è che la fabbrica divenne un vero e proprio polo economico e sociale della zona, dando sostentamento a più di trecento famiglie. Nel 1968, però, i proprietari dell’industria furono costretti a chiudere a causa della perdita di uno dei loro principali clienti e dell’aumento incessante della concorrenza. Questa fu poi adibita dapprima ad accantonamenti militari e poi messa a disposizione ad attività artigianali, per essere infine abbandonata.
La chiusura del complesso ha significato anche il declino economico di numerose famiglie e del paese intero, perdendo l’unico, o comunque il più importante, sistema industriale della zona. La fabbrica, però, ha continuato e continua ad essere tuttora un elemento simbolico ed affettivo, memore di un passato felice che non riesce ancora a ritornare nella valle, dove i problemi economici e le conseguenze della crisi sono sempre all’ordine del giorno.
Ecco che da quest’anno la fabbrica assume una nuova veste, venendo rilanciata come polo culturale e fondazione d’arte, in cui si tenderà a proporre un programma vasto e versatile, che va dall’arte visiva alla scultura, dal teatro alle arti performative, proponendo anche conferenze e dibattiti. Il presidente è Hans Müller e i vicepresidenti sono Giovanni Casella Piazza e Franco Marinotti. Come ha spiegato quest’ultimo, che ne è anche il direttore artistico, la Fabbrica non vuole fare concorrenza ai centri già esistenti in Svizzera, come il LAC di Lugano o le gallerie private, proprio perché non vuole essere esclusivamente uno spazio d’arte, ma un laboratorio, un festival o una fucina che seleziona degli artisti, li invita a collaborare, li segue nell’ideazione e nel concepimento delle opere, per poi condividerle col pubblico del sistema dell’arte e dell’intera vallata. Il programma culturale viene cambiato ogni due anni, modificandone quindi tematiche e interessi. Per i primi due il tema è Foreigness, un termine che Marinotti ha tradotto con “estericità”: tutto quello che l’essere estranei crea nell’uomo, dal sentirsi fuori da un contesto, all’essere escluso, fino al sentirsi percepiti propriamente come estranei. Un programma che vuole riflettere in primo luogo sulla situazione attuale della Valle, per capire come sia giunta all’odierna mancanza di traffico, turismo, economia, … Quindi invitare artisti significa dare all’arte il suo vero compito di coinvolgimento sociale, riflessione culturale e dialogo col territorio, a favore di un miglioramento sostanziale nella vita delle persone che ne fruisce. I progetti, per questa ragione, diverranno patrimonio della popolazione e della Valle, e non merce da vendere a singoli privati. Il lavoro, dunque, dovrà partire da un vero e proprio dialogo con le persone, dalla comprensione dei loro stili di vita, delle loro abitudine, dei loro bisogni.
Ad inaugurare la Fondazione saranno due artisti, una italiana e l’altro sudamericano: Anna Galtarossa e Daniel González. Anna realizzerà in una stanza della Fondazione un mondo a sé stante, un ecosistema onirico ispirato ad uno viaggio che lei ha fatto in Kamchatka, un paese situato all’estremo est della Siberia e confinante con il mare di Bering, l’Oceano Pacifico e il mare di Okhostk. È un territorio caratterizzato dalla presenza di 160 vulcani di cui 30 ancora attivi, da laghi d’alta quota, cime innevate, pennacchi di geyser tra nera lava e una tundra incontaminata. Kamchatka ’16 (proseguimento e completamento di un progetto presentato dall’artista a Viafarini nel 2005) è il titolo del lavoro che presenta, consistenze in una poltrona che viaggia su un binario all’interno di una realtà creata dall’artista, come risultato di un processo di rivisitazione e di metabolizzamento delle esperienze vissute, grazie ad una fase di influenzamento e connubio tra due fasi di riflessione, una sul luogo del viaggio e una alla base di arrivo. Tutto è irreale, capovolto e fantastico, dagli animali-mostri, ai vulcani di plastica, alle luci ad intermittenza…
Daniel González, invece, propone due lavori. Il primo è intitolato Paper Building e consiste nella copertura dell’intera facciata della Fondazione mediante dei fogli imperbiabili di carta bianca, andando quindi ad eliminare un’architettura-simbolo della comunità del luogo, creando un vero e proprio sentimento d’estraneità. Quest’opera, come spiega l’artista stesso, non è un impacchettamento alla Christo. Lui non nasconde, non copre, ma fa una sorta di tabula rasa: si chiude e si riparte da zero. Non per nulla durante l’inaugurazione il pubblico verrà invitato a spaccare la carta che chiude le finestre, dando luogo ad un vero e proprio rito d’iniziazione. La seconda opera è invece una performance intitolata Emergency Disco Gang Swiss: durante l’opening nel piano terra della Fondazione saranno presenti un’ambulanza, delle macchine agricole e una vettura di servizio privata con i lampeggianti accesi e sintonizzati con una radio locale, con lo scopo di creare una situazione di estraniamento e allarme, ma insieme di divertimento e rilassamento condiviso.
Per maggiori informazioni su La Fabbrica del Cioccolato e sul programma fissato per i prossimi mesi consultare il sito: www.lafabbricadelcioccolato.ch