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FRAC CORSE, France | NOMADISME

[nemus_slider id=”51798″] Le FRAC Corse è un museo di arte moderna e contemporanea situato a Corte, comune francese nella regione della Corsica, comprendente una collezione di 463 opere, tra Minimal Art, Arte Concettuale, Arte Povera e arte degli anni ’80 e ’90, puntando, inoltre, sulle ricerche dei giovani artisti contemporanei. Dal 17 dicembre 2015 al […]

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Le FRAC Corse è un museo di arte moderna e contemporanea situato a Corte, comune francese nella regione della Corsica, comprendente una collezione di 463 opere, tra Minimal Art, Arte Concettuale, Arte Povera e arte degli anni ’80 e ’90, puntando, inoltre, sulle ricerche dei giovani artisti contemporanei.

Dal 17 dicembre 2015 al 16 marzo 2016 il Museo ospiterà la mostra Nomadisme, per cui i tre curatori Lorenzo Giusti (Direttore del Museo d’Arte di Nuoro e storico dell’arte), Glòria Picazo (storica e critica dell’Arte) ed Anne Alessandri (direttrice del FRAC Corse e storica dell’arte), hanno invitato, rispettivamente, gli artisti Francesco Gennari, Juan López e Tatiana Wolska per realizzare opere site specific capaci di re-interpretare il celebre passo sul “Nomadismo” situato all’interno de Le vocabulaire de Gilles Deleuze. Ovvero: «Le nomade ne se déplace pas il habite un espace lisse, traversé de lignes de fuites et de multiplicités. Un espace lisse est un espace ouvert, un espace d’errance, c’est un espace de l’immanence et non un espace strié et fermé sur lui- même, divisé en parcelles».

Francesco Gennari presenta due opere. La prima — Il luogo dove non c’è più posto per la coscienza (2008) — è costituita da diverse perle d’argento che vanno a disegnare sul suolo il perimetro, ridotto in scala, del suo studio. Gennari fa del suo luogo fisico di lavoro uno spazio mentale e onirico, facilmente trasferibile in diversi luoghi nel mondo. La seconda opera nasce, invece, dopo l’incontro col luogo d’esposizione e consta in una serie di disegni realizzati a matita o a sanguigna, nei quali linee esili e delicate creano grumi e ammassi simbolo dei paesaggi interiori o immaginari, confusi e indeterminati, che l’artista si prefigura.

Juan López ha realizzato un lavoro per gli spazi interni, andando a creare un’installazione ispirata ai supporti che sorreggono la volta della navata centrale. Ha esposto poi un’opera capace di mettere in comunicazione gli spazi interni ed esterni dell’edificio che ospita il Museo mediante l’apertura della finestra sulla cui anta è presente la lettera C della scritta FRAC, posizionata sulla facciata esterna dell’edificio. A partire da questa lettera, López ne ha aggiunte altre sia internamente che esternamente al museo, in modo da creare la scritta, con lettere in metallo, “aperçue”, che resta come sospesa sulla soglia della finestra. E’ la metafora di un’azione tutta interiore e mentale, quella del guardare dalla finestra e immaginare, stando fisicamente immobili e galoppando le onde dell’inconscio, con quel retrogusto nostalgico alla Madame Bovary.

Tatiana Wolska lavora spesso con materiali di scarto, come bottiglie di plastica o pezzi di legno, con cui dà forma a strutture chiare e precise, che non trasmettono però mai un senso di staticità, ma sono tutto un evolversi e trasformarsi. Le sculture sono quasi elementi organici, dotati di vita propria, in vitale relazione con lo spazio circostante. Per il FRAC ha realizzato, negli spazi non utilizzati dagli altri due artisti, delle strutture in legno (Senza titolo, 2015) simili a enormi microrganismi, o parassiti, o strani animali silenti e fermi, ma pronti all’attacco.

Tatiana Wolska - FRAC
Tatiana Wolska – FRAC
Francesco Gennari - FRAC
Francesco Gennari – FRAC