ATP DIARY

Mary Ellen Bartley nella biblioteca di Giorgio Morandi

Un lavoro fotografico in mostra alla galleria Bigaignon di Parigi

Fotografie di libri usati, appoggiati l’uno sull’altro o impilati su un tavolo scarabocchiato. Una luce morbida attraversa i colori cipriati: grigio, ocra, beige, tortora. Talvolta si trovano accanto a scatole di cartone e vasi sporchi di vecchia pittura. Sul dorso si legge Angelico, Bronzino, Cézanne, Rembrandt, e ancora La nature morte de l’antiquité à nos jours, Scritti giovanili, Tutta la pittura di Vermeer di Delft. Sono i volumi che Giorgio Morandi (1890 – 1964) aveva raccolto nel corso della sua vita, oggi fotografati dall’artista americana Mary Ellen Bartley. Da tempo impegnata in una ricerca sugli aspetti formali del libro, Bartley intitola la serie di 19 scatti Morandi’s Books, in mostra alla galleria Bigaignon fino al 12 luglio.

Bartley scopre la biblioteca personale del pittore durante una residenza a Casa Morandi (Bologna) nel 2020: monografie dei grandi maestri, studi sulla Natura Morta, scritti di Roberto Longhi e molte pagine sottolineate (in francese!). Libri che appartengono al quotidiano di Morandi e rivelano una parte della sua intimità. Bartley li sceglie, li dispone accuratamente in piccoli gruppi e li fotografa usando la stessa qualità cromatica e lo stesso equilibrio compositivo delle nature morte di Morandi.

Quando la residenza a Bologna si interrompe a causa delle misure anti-COVID, Bartley torna nel suo studio di Sag Harbor (NY) e comincia a incollare pagine di carta velina sulle fotografie stampate, ritagli di cartoncino che seguono il profilo dei libri, frammenti di pergamena che filtrano la luce e coprono parzialmente le composizioni.

Mary Ellen Bartley, Painted Vase – Courtesy Bigaignon
Mary Ellen Bartley – Morand’is Books – Installation view – Courtesy Bigaignon, Paris
Mary Ellen Bartley, Oil Can Glassine – Courtesy Bigaignon

Alcune volte usa lo scotch per fissare un lucido sullo schermo retroilluminato e lo lascia a vista (Vermeer Glassine, 2022). Queste manipolazioni ricordano quelle di Morandi, quando modificava la forma degli oggetti da dipingere, cambiava il colore o aggiungeva della polvere per raggiungere l’equilibrio pittorico desiderato. Bartley chiude il processo di realizzazione, fotografando i collage e ottenendo delle nuove fotografie. 
Angelico (2022) mostra un libro conle pieghe arricciate dal tempo che lasciano intravedere le cuciture. Accanto, uno più grande dà l’impressione di scivolare verso di noi. La qualità materica del libro disteso in primo piano è tale che verrebbe da prenderlo e sentire l’odore delle vecchie pagine che scorrono. In posizione frontale, c’è un rettangolo bianco visibilmente inserito a posteriori. La superficie uniforme, i bordi perfettamente allineati e la mancanza di ombre coerenti con il resto della scena, rivelano la sua natura estranea. Eppure la dimensione poetica dell’immagine non viene alterata, grazie anche allo sfondo granuloso e sfocato, che sembra non finire mai. 
Nonostante gli interventi manuali, nonostante siano fotografie e non dipinti, nonostante rappresentino libri e non vasi, caraffe e ciotole, la serie Morandi’s Books si percepisce come un paesaggio “morandiano”. Ogni opera si legge come un mondo, un infinito. Bartley ci sta dimostrando che la poetica di Morandi non è nelle cose rappresentate né nelle pennellate, ma nello spazio tra un oggetto e l’altro, nella loro aura, nella nebbia piuttosto che nella chiarezza, nella riduzione piuttosto che nell’accumulazione. Non sarebbe stata certo la stessa cosa se Bartley avesse fotografato un’aragosta su un piatto d’argento riflettente o un limone con la scorza che pende a spirale, vicino a un calice debordante di decorazioni. Queste nature morte raccontano l’indefinito che Morandi aveva già trovato il modo di farci vedere

Mary Ellen Bartley, Angelico – Courtesy Bigaignon
Mary Ellen Bartley – Morand’is Books – Installation view – Courtesy Bigaignon, Paris
Mary Ellen Bartley, Roberto Longhi – Courtesy Bigaignon