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A Roma nasce Fondazione D’ARC, nuovo centro per l’arte

Nasce a Roma, dall’impegno dei coniugi Giovanni e Clara Floridi, Fondazione D’ARC. 
Il programma affidato alla direzione artistica di Giuliana Benassi, è rivolto alla promozione di mostre, residenze internazionali e attività didattiche e di ricerca.

Il quadro che mi manca è un saggio d’arte, sotto forma di romanzo, che Giorgio Soavi pubblica nel 1986; raccontando del suo rapporto con l’arte e le opere che, per lui, rappresentano un legame intimo e significativo con gli artisti, Soavi fa riferimento a quella tensione tra il possedere e il desiderare, al sogno del pezzo mancante che racchiude significati simbolici e soggettivi. Paul Klee, Morandi, De Chirico, Balthus, Bacon sono descritti con una narrazione densa di riflessioni personali e aneddoti, quasi come se ogni quadro fosse un riflesso della sua identità di collezionista e appassionato d’arte. L’esplorazione della dimensione affettiva e del rapporto umano tra l’autore e l’opera catturano una compagine che trascende il mero senso del possesso, per raccontare una nuova storia dell’arte a partire dalla continuità emotiva con gli artisti e le loro opere. Probabilmente, per Soavi il collezionismo rappresenta un plus valore non esclusivamente socioeconomico, bensì affettivo e identitario. In dialogo con questa pluralità di aspetti sembra di poter porre Fondazione D’ARC, un importante centro polifunzionale per l’arte contemporanea appena nato a Roma, dall’impegno dei coniugi Giovanni e Clara Floridi, appassionati collezionisti da oltre 25 anni. 

Con un programma affidato alla direzione artistica di Giuliana Benassi e rivolto alla promozione di mostre, residenze internazionali e attività didattiche e di ricerca, Fondazione D’ARC lancia delle premesse interessanti, anche in relazione al quadrante in cui ha scelto di stabilire la propria sede. Nato dalla riqualificazione di un’area ex industriale di 6000 metri quadri (un’ex fabbrica di manufatti in cemento), lo spazio è stato progettato dallo studio 3C+t Capolei Cavalli architetti associati secondo criteri di sostenibilità ambientale e con un piano rivolto a garantire il mantenimento delle preesistenze architettoniche nell’ottica della valorizzazione di una duplice anima. Da un lato, l’integrazione di spazi appartenenti a un maestoso esempio di architettura industriale nel quadrante del quartiere Tiburtino; dall’altro, un’area archeologica testimoniata da una splendida parete in tufo, lasciata a vista, il cui terrapieno nasconde una vasta domus, abitata tra il I e III secolo d.C., di cui attualmente è visitabile una struttura circolare, risalente al II secolo, identificata come il mausoleo di Aquilio Regolo.

Fondazione D’ARC, collezione permanente, esterno, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella

Come racconta Benassi «Le attività della Fondazione si chiariscono innanzitutto in relazione agli spazi e alle presenze architettoniche. Tutta l’area della Fondazione è di circa 6.000 mq, quella che era l’area di produzione di manufatti in cemento, adesso è spazio espositivo per la collezione permanente. Il capannone esterno ospita un laboratorio di falegnameria e un bistrot, spazio che prima era utilizzato come officina e mensa. Mentre l’area esterna, che mi piace chiamare piazza, sarà utilizzata per eventi all’aperto dedicati alla poesia, la lettura, il teatro e il cinema. Invece, lo spazio originariamente ospitante gli uffici, oggi è una casa-atelier: qui dal prossimo anno verranno ospitati artisti internazionali che avranno la possibilità di lavorare a Roma e presentare il loro lavoro presso la Fondazione. Infatti, l’esposizione all’interno è permanente, tranne l’ultima sala che sarà in futuro utilizzata per mostre temporanee degli artisti in residenza e di artisti italiani».

Una struttura a navate, lunga 50 metri e larga 25, accoglie la collezione permanente, in un percorso ricchissimo che, tra lo spazio esterno e le undici sale interne, propone uno sguardo che transita da alcune delle esperienze più significative dell’arte contemporanea del secondo dopoguerra, con opere storiche e generazioni artistiche più recenti, cercando di rintracciare un dialogo aperto e libero tra i diversi momenti della storia dell’arte. Non sorprende dunque la vocazione anche eminentemente didattica che la Fondazione si propone, con un percorso che, senza indirizzi di lettura prestabiliti o interazioni forzate con lo spazio, segue le diverse prospettive della storia dell’arte attraverso la lente di una raffinata passione collezionistica, arricchita da anni di ricerca e approfondimento, con l’obiettivo, come raccontano Giovanni e Clara Floridi, di dare forma stabile a un «polo generatore di curiosità e divulgazione  per l’arte contemporanea», un luogo in cui la città di Roma possa ritrovarsi e riconoscersi. 

Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella

Tra gli artisti e le artiste presenti in collezione: Victor Vasarely, Giulio Turcato, Achille Perilli, Jannis Kounellis, Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, Anselm Kiefer, Luisa Rabbia, Christo, Joseph Kosuth, Peter Halley, Nanda Vigo, Bice Lazzari, Enzo Cucchi,  Paolo Canevari, Alfredo Pirri, Vanessa Beecroft, Loris Cecchini, Chiara Camoni, Emma Talbot, Bosco Sodi, Eva Jospin, Giorgio Andreotta Calò, Kennedy Yanko, Kendell Geers, Ibrahim Mahama, Giulia Cenci, Mateusz Choróbsk, Fabrizio Prevedello, Bea Bonafini, Guillermo García Cruz, Alicja Kwade. «L’allestimento è stato frutto di un dialogo con Giovanni Floridi – racconta la direttrice artistica – pensato per presentare una gran parte della collezione, sfruttando lo spazio espositivo nella sua totalità. Qui l’idea è stata quella di seguire un criterio cronologico e per linguaggi, scompaginando di volta in volta i criteri, accostando le opere al di là della loro temporalità. Abbiamo chiamato innesti le opere che in qualche modo si affacciano in un contesto allestitivo più o meno coerente che poi viene appunto “innestato” da una nuova presenza. Nel complesso le opere dialogano tra loro, per assonanza e contrasto, attivano nello spazio diversi possibili percorsi, anche favoriti dalla struttura architettonica che offre vari ingressi, scorci, punti di vista e insolite visioni d’insieme». 

Con queste traiettorie di ricerca si concretizza dunque un ambizioso coinvolgimento privato su un fronte, quello del contemporaneo e della ricerca, che sempre necessita di nuove energie proattive, un luogo che nelle parole di Giuliana Benassi acquista un animo ricco di fascino e potenzialità: «Ho sentito dire da molti “Non sembra di stare a Roma!” ma invece io direi “Finalmente uno spazio che rispecchia l’animo di Roma! Un’area ex-industriale, riqualificata, che sorge sotto ad un parco archeologico e vicino alla stazione Tiburtina, eppure in una stradina che lascia i rumori della città alle spalle: sembra di andare in un altrove magico, fuori dal tempo e dallo spazio».

Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella
Fondazione D’ARC, collezione permanente, installation view, 2024, Roma Ph. Eleonora Cerri Pecorella