Miranda July è un incontro inaspettato. Perché è imprevedibile. È un’altra. Come un’attrice liberata nel mondo reale, un copione dimenticato su una seduta in metropolitana. Ha una voce strana e capelli ricci. Faceva performance in cui parlava e ballava in maniera libera e imbarazzante in alcuni locali punk americani. Anche se è nata negli States e penso viva a L.A. e nelle sue storie la provincia americana ha una certa rilevanza, ha portato quell’attitudine altrove, raccontando storie improbabili in modi e luoghi fuori dall’ordinario. È anche una scrittrice. Spesso i suoi racconti sono scritti in prima persona e chi si narra ha un’attenzione focalizzata che dura solo una manciata di secondi per poi correre altrove. Un amico mi ha detto che Miranda July è sposata con il regista Mike Mills. Ne abbiamo parlato perché credevo che fosse lesbica, siccome nei suoi sketch a volte cita la sua ragazza o dice di aver fatto sesso con alcune signore a teatro, come in New Society, il pezzo teatrale riprodotto in video all’Osservatorio Prada, nella mostra monografica che le ha curato Mia Locks.
Se vuoi parlare a Miranda July, puoi cercare di farlo chiamandola al (833)526-8880, la sua Hotline prodotta da Prada. Forse stava già pensando di creare qualcosa di simile quando in La veranda comune aveva scritto: “Se siete tristi, chiedetevi perché siete tristi. Poi alzate il telefono, chiamate qualcuno e comunicategli la risposta. Se non conoscete nessuno, chiamate l’operatore e raccontatelo a lui, o a lei. La maggior parte della gente non sa che l’operatore deve ascoltare, per legge”. O forse ci ha pensato Prada leggendo quel paragrafo.
Una volta ha pensato e scritto: “Realizza un abito da bambino in una taglia da adulto (e fotografati mentre lo indossi)”. Questa istruzione è diventata il Compito n. 1 di Learning to Love You More (2002-2009), un progetto online (http://learningtoloveyoumore.com/) e offline in cui ha raccolto i lavori realizzati da persone qualsiasi, che hanno intercettato i compiti assegnati da lei e Harrell Fletcher. Al secondo piano dell’Osservatorio Prada c’è un esempio di “compito”, il n° 43, che una signora milanese ha portato a termine: “Realizza una mostra con le opere che trovi a casa dei tuoi genitori”. La signora Miriam Goi è stata fortunata perché Miranda July l’ha trovata cercando su Instagram (credo, forse è un racconto inventato a cui ho creduto) e ha deciso che nel museo avrebbe esposto gli oggetti della casa in cui Miriam era stata bambina. Credo che molte persone si sentano più fortunate nel non mostrare questo tipo di oggetti, perché sono intimi e potrebbero raccontare un condizionamento estetico. Insomma, potrebbero essere oggetti molto imbarazzanti, soprattutto per chi cerca di darsi un tono o di sembrare professionale nel mondo dell’arte. Io, per esempio, mi vergognerei di mostrare i grumi emotivi della mia eredità antiartistica.
Il mio amico mi ha detto anche che Miranda July ama la propria camera da letto. Un po’ l’avevo intuito guardando Me and You and Everyone We Know (2005), che è un film bizzarro, personale e toccante e utilizza ))<>(( come simbolo prorompente della perversione di una curatrice.
Se fossi andata a teatro a vedere New Society (2015), sarei diventata un’abitante della nuova società fondata da Miranda July. Per creare questa nuova sorta di Stato ha indossato un pantalone nero e una camicia verde e chiuso il pubblico dentro a un teatro senza che nessuno se ne accorgesse. Anzi, ha indossato tre pantaloni neri e otto camicie verdi, perché ha dovuto ritestare in vari teatri che la cosa funzionasse. Nel pubblico avrei incontrato anche Guy Debord, se fosse stato ancora vivo e avesse avuto senso dell’umorismo. Magari avrebbe voluto diventarne sindaco. Durante lo spettacolo l’avrei vista cercare tra il pubblico qualcuno che suonasse l’inno della nuova società (e non avrei potuto essere io, perché non so suonare il pianoforte), una persona che disegnasse una bandiera, dei soccorritori che avremmo riconosciuto, perché avrebbero avuto legato al braccio un pezzo di stoffa strappato dalla camicia verde di July. Sarei rimasta chiusa nel teatro per oltre vent’anni e avrei vissuto senza utilizzare denaro; quindi, non avrei dovuto lavorare e fare altre cose. Poi il ronzio di vita nel teatro si sarebbe spento e sarei tornata al mio posto, aspettando la fine dello spettacolo. Forse morire nella società dello spettacolo sarà un po’ come uscire dalla New Society. Magari senza il voice over che a lei piace tanto.
Diverse persone hanno conosciuto Miranda July su Instagram, perché lì hanno seguito le sue collaborazioni, durate un anno, con sette performer. In Osservatorio c’è un’installazione video multicanale, F.A.M.I.L.Y. (Falling Apart Meanwhile I Love You), che porta questa cosa fuori da Internet. Le azioni svolte in questi video sono semplici ma anche aliene, per esempio le persone cadono dal soffitto dove sono rintanate come bozzi di pipistrelli nascenti. Guardarle mi fa sentire disorientata, e ho pensato di stare guardando strane forme di rapporti sessuali senza sesso, anche se sono presentati in modo del tutto naturale e non infrangono nessuna legge. È una cosa che mi ha fatto sentire lievemente agitata, anche se so che a lei piacciono i gatti e le cose delicate e magari pure ferite. Ma non credo volesse ferire nessuno. In fondo non sono situazioni estreme da trattenere il fiato. Però dissimulano qualcosa. Un po’ come tutto il resto. Non sembra mai sé stessa, vero?
“Miranda July: New Society”
A cura di Mia Locks
Osservatorio Prada, Milano
Fino al 28 ottobre 2024
Miranda July July, @enter_laughing (Augusta Dayton), @thongria (Zoë Ligon), and @goatzfoot (Lisa Ziegenfuss) in F.A.M.I.L.Y. Cloud, 2024 Still from video Courtesy of Miranda July Studio
ria (Zoë Ligon) in F.A.M.I.L.Y. Ceiling, 2024 Still from video Courtesy of Miranda July Studio