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Il Padiglione della Santa Sede a Venezia: un messaggio universale di inclusione

“La scelta del luogo è un manifesto. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione”, afferma il curatore Bruno Racine. 

Io sono in cammino verso la mia libertà”, scrive una delle detenute della Casa di Reclusione Femminile di Venezia che fino al 24 novembre 2024 ospiterà il Padiglione della Santa Sede, donandoci con le sue parole una visione icastica ma anche uno spiraglio di speranza. La mostra dal titolo Con i Miei occhi, curata da Chiara Parisi e Bruno Racine, raccoglie gli interventi di artisti e collettivi internazionali – Maurizio Cattelan, Corita Kent, Simone Fattal, il collettivo Claire Fontaine, Marco Perego & Zoe Saldana, Claire Tabouret, Sonia Gomes e Bintou Dembélé – molti dei quali hanno realizzato opere site specific, collaborando con alcune delle donne della Casa che hanno potuto aderire all’iniziativa. Attorno al carcere femminile della Giudecca, dove scontano la pena circa 80 donne, gravitano già diverse associazioni esterne con l’obiettivo di tutelare il diritto al lavoro (l’art. 15 della l. 354/1975 dell’Ordinamento penitenziario individua il lavoro come uno degli elementi del trattamento rieducativo) e salvaguardare la loro salute mentale; è opportuno ricordare che si tratta essenzialmente di un unicum nello scenario delle prigioni italiane, dove la realtà penitenziaria è ancora degradante e le condizioni di vita e quelle sanitarie rappresentano un’emergenza in termini di diritti umani. 

Il Vaticano sceglie quindi uno spazio emblematico per la sua partecipazione alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte, seguendo la narrazione centrale di questa Biennale ovvero la figura degli ultimi e degli emarginati. “La scelta del luogo è un manifesto. Artisti di varie origini e senza distinzioni di fede si uniscono in questo luogo per testimoniare un messaggio universale di inclusione”, afferma il curatore Racine. 

A condurci all’interno del “Padiglione” sono proprio le detenute che conducono le visite come mediatrici d’arte; un’esperienza intima, diretta e non trasmissibile, dal momento che per accedere è necessario consegnare i propri telefoni e oggetti personali, spogliandosi dall’artificio degli schermi e dei dispositivi digitali. L’anacoluto si crea sin dall’inizio, quando viene raccontato il lavoro di Maurizio Cattelan, Father, un murales sull’intera facciata della Cappella del carcere che rappresenta le palme di due piedi consumati dal cammino e dalla sofferenza: le guide spiegano e descrivono l’opera, senza averla vista direttamente perché all’esterno delle mura in cui sono recluse. 

Claire Fontaine – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli
Claire Tabouret – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli

Il percorso prosegue nella caffetteria dove troviamo un omaggio alla storica artista e attivista Corita Kent, con i suoi manifesti pop che diffondono messaggi di speranza e giustizia sociale. Segue l’intervento di Simone Fattal che realizza una serie di placche di lava smaltata che raccolgono i pensieri delle detenute che l’artista siriana coinvolge invitandole a dare voce alle proprie paure e a quella malinconica nostalgia, trasformando le poesie in un mezzo d’espressione o di espiazione: “Qui se stai per annegare ti mettono un mano sulla spalla per farti affogare prima”, mentre un altro testo recita “Padre dona a tutti i popoli di questo mondo la forza, la gioia interiore”. Anche la pittrice Claire Tabouret lavora insieme alle donne della Casa realizzando dei ritratti ispirati dalle fotografie reali donate dalle detenute che riscostruiscono i loro legami e affetti. Nel cortile viene esposta l’installazione del collettivo Claire Fontaine, un’insegna luminosa che recita “Siamo con voi nella notte”, che entra in dialogo con una secondo lavoro dal titolo “White Sight”. Lì nel grande spazio ricreativo è possibile notare come il progetto della mostra non sia stato accolto positivamente da tutte le detenute; in molte sembrano defilarsi o abbassare lo sguardo sotto l’occhio indiscreto dei visitatori. Al giorno, infatti, si alternano quattro gruppi composti da 25 persone che invadono le aree comuni delle donne recluse e la loro limitata quotidianità. Anche la polizia penitenziaria ha riscontrato delle difficoltà dal  momento che il personale è rimasto lo stesso dall’apertura al pubblico. 

A quali prove di sopravvivenza si è sottoposti dietro quelle mura? Esiste una sorta di sorellanza? Che tipo di compassione e umanità si provano nell’isolamento? A raccontarlo vorrebbe essere il regista Marco Perego con il suo cortometraggio che ha come protagonista l’attrice hollywoodiana Zoe Saldana e alcune ospiti della Giudecca in veste di comparse, ma nonostante i buoni presupposti il docufilm scade in banali cliché, mostrando una realtà stereotipata e distorta. Sebbene il film sia stato girato all’interno dello stesso penitenziario veneziano, le detenute tengono a precisare, alla fine della proiezione, che la rappresentazione ostenta una condizione non abituale ma che ricorda lo stato in cui verteva l’istituzione negli anni in cui le suore la gestivano. 

Il progetto del Padiglione Vaticano è doveroso viverlo nel suo complesso, più che una visita rapida e distratta, dovrebbe portare il pubblico a una doppia riflessione sia personale che universale. 
Alla fine del percorso le emozioni sono ambivalenti, la sensazione di oppressione del luogo si accompagna alla naturale empatia per le guide; a renderlo manifesto è l’ultima installazione dell’artista brasiliana Sonia Gomes, intitolata Sinfonia. Dal soffitto affrescato della Cappella interna sconsacrata scendono dei bozzoli filiformi e colorati, mentre suona una musica d’organo il pubblico guarda verso l’alto con la percezione che le crisalidi stiano per sbocciare per trasformarsi in farfalle e raggiungere la propria libertà. 

Corita Kent – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli
Marco Perego & Zoe Saldana – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli
Maurizio Cattelan – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli
Sonia Gomes – Padiglione della Santa Sede, 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, “Con i miei occhi”, installation view, ph. Marco Cremascoli