ATP DIARY

Dinamiche e vive, le opere di Nari Ward all’Hangar Bicocca – Milano

Pirelli Hangar Bicocca presenta opere dal 1992 fino a Ground Break, l’ultima produzione di Nari Ward che dà il titolo alla retrospettiva cura di Roberta Tenconi e Lucia Aspesi
Nari Ward “Ground Break”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Testo di Angelica Lucia Raho
Per indicare qualcosa innovativo in inglese si usa la figura retorica “breaking ground”, e la traduzione letterale di Ground Break è “rottura del terreno”, una distruzione per la ri-costruzione di una nuova architettura. Questo è il titolo e il cuore della retrospettiva di Nari Ward (St. Andrew, Giamaica, 1963, vive e lavora a New York) al Pirelli HangarBicocca, curata da Roberta Tenconi e Lucia Aspesi. 

Ground Break è la più recente delle opere esposte: si tratta di un’installazione pavimentale composta da quattromila mattoni in cemento rivestiti in lastre di rame, un materiale dalle qualità duttili e rigenerative, impiegato in molte culture diasporiche come cura per il corpo e per la mente. La superfice dell’opera è decorata con un motivo ciclico cosmologico e assume la forma di un “memoriale di strada”: uno spazio devozionale per una memoria collettiva. Durante la mostra l’opera diventa palcoscenico per le performance sonore, Groundings, dirette da Justin Randolph Thompson a cui partecipano gli artisti e attivisti Jermay Michael Gabriel, Andre Halyard, Dudù Kounate, Mackda Ghebremariam Tesfaù e SADI. È dalla rottura del terreno e delle convenzioni che nasce un luogo sociale e corale dove possono svilupparsi narrazioni alternative. Pur essendo una mostra personale ha in sé uno spirito collettivo e performativo: coinvolge più artisti durante la sua durata, tratta di storie coloniali e meccanismi di potere vissute in prima persona dall’artista e dalle comunità intere. Le sculture e le installazioni sono dinamiche e vive, come Savior (1996) e Crusander (2005) portate a spasso per Harlem come una forma di percorso simbolico e rituale. I visitatori sono accolti da Hunger Cradle opera che nasce nel 1996 per una mostra, insieme a Janine Antoni e Marcel Odenbach, in una caserma dei pompieri abbandonata ad Harlem, ma che da quel momento è cresciuta come un organismo fatto di una rete di fili che attrae e cattura svariati elementi nella sua ragnatela. La coralità si respira nei numerosissimi oggetti che costellano le opere di Ward che afferma: «Ho sempre pensato che la definizione o la classificazione di “oggetto trovato” riguardasse proprio l’idea di collaborazione. Perché non solo si reagisce a qualcosa che si vede o a un materiale, ma anche al contesto in cui lo si trova e da lì si cerca di dargli una narrazione che crei un altro tipo di aspettativa o emozione per lo spettatore».

Nari Ward, Carpet Angel, 1992 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 The Museum of Contemporary Art, Los Angeles, Dono di Jennifer McSweeney in onore di Joan “Penny” McCall, Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano – Foto Agostino Osio
Nari Ward “Ground Break”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024. Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto Agostino Osio

Avviandosi verso la fine della mostra si sente un odore pungente che proviene da merluzzi sotto sale, un riferimento al piatto giamaicano Ackee, qui usate come mattonelle per il pavimento di Super Stud (1994-2024), una piccola abitazione nel quale sono conservate alcune pagine del catalogo della collezione d’arte del banchiere Robert Lehman. Insieme i due elementi rappresentano la cultura caraibica africana e quella occidentale che utilizza la conoscenza come forma di potere e controllo. La forte esperienza olfattiva della stanza evoca il pesce conservato sotto sale per i lunghissimi viaggi transatlantici, un’esperienza sensoriale che risveglia la memoria della storia coloniale. Infine Nari Ward mette in scena un ambiguo duty-free con Happy Smilers: Duty Free Shopping (1996) come critica alla commercializzazione culturale che riduce le identità culturali a idee preconfezionate per soddisfare i consumatori internazionali. Ritorna il sale, protezione contro il diavolo secondo la cultura giamaicana, ma anche come la sabbia caraibica delle tar beach, oasi sui tetti delle case dei quartieri poveri. Gli elementi dell’installazione creano una contraddizione disorientante e ambigua, siamo immersi in un giallo accecante come le nostre aspettative su una vacanza caraibica idealizzata che non corrisponde alla realtà. 
Le opere di Ward ricostruiscono uno scenario puramente umano, sia nella sua accezione più cruda che nelle sue spinte più spirituali. Intanto siamo in preparazione per la 60. Biennale di Venezia, a cura di Adriano Pedrosa dal titolo Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere che vuole contribuire a una maggiore attenzione ai modernismi globali e alle identità indigene. Iniziative di questo genere possono contribuire sempre di più all’apertura delle istituzioni italiane (avviata già da tempo) verso un’identità globale e polifonica. 

Ground Break
Nari Ward
28 marzo – 28 luglio 2024
A cura di Roberta Tenconi con Lucia Aspesi
Pirelli Hangar Bicocca, via Chiese 2, Milano

Nari Ward “Ground Break”, exhibition view at Pirelli HangarBicocca, Milan, 2024. Photo Courtesy the artist and Pirelli HangarBicocca, Milan Photo Agostino Osio
Nari Ward Super Stud, 1994/2024 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 Prodotto da Pirelli HangarBicocca Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio
Nari Ward Wishing Arena, 2013 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2024 AGIVERONA Collection Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio
Nari Ward Happy Smilers: Duty Free Shopping, 1996 (particolare) Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, 2024 Foto Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio