In occasione della loro proclamazione congiunta a Capitale Italiana della Cultura, Bergamo e Brescia ospitano a partire dal 24 settembre la mostra diffusa Quadri come luoghi, curata da Davide Ferri in collaborazione con Barbara Meneghel e con il coordinamento di Miral Rivalta. Il titolo è ispirato dal saggio di Hans Belting Specchio del mondo. L’invenzione del quadro nell’arte fiamminga, da cui viene prelevata l’idea di “quadro” intesa da un lato come un luogo autonomo, autosufficiente, dall’altro come un elemento che “crea” un luogo, estendendo virtualmente la sua influenza energetica allo spazio circostante in cui è situato. Lo stesso Davide Ferri dichiara: “Mi piacerebbe che ‘Quadri come luoghi’ fosse innanzitutto una mostra che parla di diversi possibili tipi di relazione che un dipinto può intrattenere con un luogo, un luogo inteso come spazio nel quale è collocato. Non poteva essere altrimenti. Abbiamo avuto, come punto di partenza, questi cinque luoghi che non sono spazi espositivi, ma lo diventano per questa mostra, fortemente connotati e atmosfericamente molto diversi l’uno dall’altro, pieni di fascino e di storia. E ci siamo detti che la cosa divertente sarebbe stata quella di collocare all’interno di questi luoghi lavori con caratteristiche diverse per vedere come le opere e i luoghi si sarebbero contaminati reciprocamente”. Davanti alla presenza di numerosi quadri in mostra è stato inevitabile per i curatori decidere se includere le cornici, che da sempre sono l’elemento cruciale che distingue un contenuto pittorico autosufficiente da uno che si estende al di là dei suoi confini. Nel contesto della mostra, la cornice assume un ruolo ambivalente: a volte è presente, altre volte è assente, ma riconferma il suo ruolo determinante nel tradurre “in forma di oggetto o convenzione l’idea di limite e separazione tra quadro e mondo circostante”. La mostra distribuisce le opere di 23 artisti in cinque spazi diversi in altrettanti paesi delle province di Brescia e Bergamo, ognuno caratterizzato da una storia e da peculiarità non comuni nelle esposizioni artistiche tradizionali. La volontà di dialogare con ambienti così fortemente connotati è stata una chiara decisione curatoriale, al fine di creare tramite la specificità di ogni spazio delle diverse relazioni con ogni opera esposta, esplorando nuovi modi di interpretare l’arte pittorica italiana che trasuda da questi spazi.
A Torre Pallavicina (BG) la sede espositiva è Palazzo Oldofredi Tadini Botti, una dimora estiva degli Sforza risalente al XVI secolo, che comprende anche una piccola cappella adiacente. Impreziosiste da affreschi rinascimentali stratificati da interventi e rimaneggiamenti successivi, le stanze ospitano i lavori di Franco Guerzoni, Maria Morganti e Michele Tocca, i quali si interfacciano con le sovrapposizioni materiche delle pitture murali degli spazi. Mentre l’opera di Matteo Fato si inserisce piuttosto in chiave evocativa, creando una serie di richiami al precedente uso del palazzo come tenuta di caccia. Nel comune di Calcio (BG) è stata scelta la Chiesa di San Fermo, utilizzata per la prima volta come spazio espositivo. Sono qui presentate tre sculture di Gregorio Botta, definite dallo stesso artista come “tabernacoli laici”, connesse per il senso di magica sospensione a due dipinti estremamente evocativi di Alessandro Fogo. La connessione evidenziata nel titolo della mostra acquisisce a Villa Presti, Ospitaletto (BS), un nuovo significato nella capacità intrinseca dei quadri di evocare in modo continuo le azioni e i movimenti eseguiti dagli artisti, sul dipinto e attorno al dipinto, durante il processo di creazione. Le opere di Nazzarena Poli Maramotti, Nicola Samorì, Marco Neri e Davide Rivalta richiamano nella loro astrazione la dimensione del luogo del quadro come spazio energetico che si espande oltre se stesso. La stessa filosofia pittorica prosegue alla Cascina Castello di Mornico al Serio (BG): qui Alessandro Sarra e Mirko Baricchi con i loro dipinti astratti s’impossessano degli spazi trecenteschi, con gesti liberi e volatili il primo, con tratti minuziosi e calligrafici il secondo. A Capriolo (BS) la mostra continua in Palazzo Adorni, edificio privato del Quattrocento in cui si inseriscono in prima istanza le opere pittoriche ed ancora fortemente pregnanti di carica gestuale di Farid Rahimi, Federico Pietrella e Gabriele Picco. Tuttavia, in quest’ultima sede viene impugnata un’ulteriore lente d’indagine dai curatori, che hanno deciso di includere alcune installazioni, data l’effettiva impossibilità di definirne un confine netto con la pittura, come nel caso sopramenzionato di Gregorio Botta.
Corinna Gosmaro crea un’esperienza in cui lo spettatore si trova coinvolto e incoraggiato a interagire con l’opera, che lo invita ad esplorare il paesaggio che essa rappresenta, facendolo sentire parte integrante di quel luogo. Anche Alfredo Pirri vuole coinvolgere chi guarda attraverso l’estensione nello spazio circostante della luce dei colori da lui utilizzati. Mentre Serj associa ad un elemento sonoro l’apparizione di sagome di bandiere dai suoi dipinti neri e profondi. Il corpo accompagna anche il lavoro di Beatrice Meoni, la quale dà vita a uno spazio intriso di possibilità, sempre in movimento grazie alla distribuzione, in una delle sue opere in mostra, di tracce di passi sulla superficie. “Un’altra cosa che secondo me è interessante – nota Barbara Meneghel – è come si passi dal completamente astratto al completamente figurativo: in questa mostra ci sono esempi di astrazione e figurazione che poi fondamentalmente confluiscono nelle stesse direzioni concettuali”. Al contrario, a suo dire nell’ultimo corpus di opere si può scorgere un contrasto tra figurativo ed astratto, ma aggiunge che entrambi hanno tuttavia la capacità di inserirsi tra le pieghe semantiche del titolo “Quadri come luoghi”. Con Simone Berti si può addirittura alludere ad una pittura di paesaggio, grazie alla rappresentazione di tronchi d’albero che consente d’immaginare un luogo naturale e reale. I disegni di Marta Pierobon creano dei veri e propri “luoghi della mente”, generando mondi irrealistici attraverso l’assemblage di forme fantastiche ed ordinarie. Linda Carrara integra perfettamente i suoi lavori su carta nello spazio espositivo attraverso una disposizione verticale che sembra voler imporre allo spazio circostante il proprio movimento di discesa attraverso un dispiegamento quasi gestuale della tela. La mostra si chiude con le opere di Antonio Marchetti Lamera, che compiono il transito da astrazione a figurazione prendendo spunto da fotografie di ombre proiettate da strutture architettoniche, su cui l’intervento pittorico agisce per dare loro nuova vita, nuove forme, nuovi “luoghi”.
Quadri come luoghi
24 settembre – 29 ottobre 2023
A cura di Davide Ferri
In collaborazione con Barbara Meneghel
Coordinamento di Miral Rivalta
Artisti in mostra: Mirko Baricchi, Simone Berti, Gregorio Botta, Linda Carrara, Matteo Fato, Alessandro Fogo, Corinna Gosmaro, Franco Guerzoni, Antonio Marchetti Lamera, Beatrice Meoni, Maria Morganti, Marco Neri, Gabriele Picco, Marta Pierobon, Federico Pietrella, Alfredo Pirri, Nazzarena Poli Maramotti, Farid Rahimi, Davide Rivalta, Nicola Samorì, Alessandro Sarra, Serj, Michele Tocca.
Palazzo Oldofredi Tadini Botti, via San Rocco, Torre Pallavicina (BG)
Palazzo Adorni, via Balladore, Capriolo (BS)
Cascina Castello, via Zerra, Mornico al Serio (BG)
Chiesa di San Fermo, via San Fermo 38, Calcio (BG)
Villa Presti, via Padana Superiore 1, Ospitaletto (BS)
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