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Roma città aperta

La fruizione allargata e partecipata del contemporaneo è una delle tante finalità messe in campo dal progetto Roma Città Aperta – vincitore del bando dell’Estate Romana 2023 – per la cura di Raffaella Frascarelli (presidente e direttore scientifico della Nomas Foundation) e Sabrina Vedovotto. Un iter gratuito che, scandito in sei appuntamenti durante il mese […]

La fruizione allargata e partecipata del contemporaneo è una delle tante finalità messe in campo dal progetto Roma Città Aperta – vincitore del bando dell’Estate Romana 2023 – per la cura di Raffaella Frascarelli (presidente e direttore scientifico della Nomas Foundation) e Sabrina Vedovotto.

Un iter gratuito che, scandito in sei appuntamenti durante il mese di agosto, permetterà a chiunque si trovi nella città eterna (prenotazione a rca@nomasfoundation.com) di entrare all’interno degli atelier degli artisti della capitale e di effettuare dei veri e propri studio-visit: un’opportunità per avvicinare il pubblico a-specialistico all’arte contemporanea frequentando luoghi spesso inaccessibili o perlomeno sconosciuti ai più.
I primi incontri di questa edizione (il bando vinto è infatti biennale) hanno già permesso ai fruitori di entrare in contatto con le ricerche legate ai temi ambientalisti di riuso e rinascita degli objects trouvées di Francesca Leone e con la densa riflessione intima, sociale e politica delle opere di Elena Bellantoni.
Seguiranno quindi a fine agosto le aperture dei laboratori di Alfredo Pirri, autore storico in bilico tra architettura, pittura e scultura e noto per le sue installazioni a vocazione ambientale, di Gioacchino Pontrelli e della sua pittura onirica e incessantemente sovrastratificata, per terminare con Tito Marci pittore impegnato sul tema del ritratto come “immagine di una sparizione”, testimonianza paradossale di ciò che è assente.
Nelle parole delle curatrici si evidenzia come l’articolato sviluppo che dall’idea germinale diviene film documentario prima – Roma Isola Aperta, realizzato dai Monkeys Video Lab, selezionato alla 22° Edizione della Festa del Cinema di Roma – ed oggi studio-visit, si coniughi anche strettamente alla necessità documentale di mappare i tantissimi studi artistici della città.
Come ci spiega Sabrina Vedovotto, “il progetto nasce nel 2021, come possibile risposta alle atmosfere claustrofobiche della pandemia e alla necessità comune di uscire finalmente fuori dalle nostre case, aprire uno spiraglio da quel momento terribile… almeno con il pensiero e con le intenzioni”.
Da lì a breve compariranno infatti un sito internet e una pagina instagram dove trovare informazioni sugli artisti e una serie di video-documentari monografici (co-prodotti da Nomas Foundation, Accademia di Belle Arti di Roma e supervisionati da Monkeys Video Lab) che, come sottolinea Raffaella Frascarelli, “si è volutamente scelto di condividere nella piattaforma trasversal-popolare di YouTube”.
Testimonianza delle poetiche degli autori coinvolti improntata all’accessibilità, questi documenti costituiranno poi l’ossatura del docu-film Roma Isola Aperta e dell’apertura diffusa degli studi artistici di questa estate a Roma, sotto l’egida di una fruibilità esponenzialmente allargata.
Un progetto “infinito e aperto”, così lo descrivono entrambe le curatrici, frutto di un lavoro entusiasmante e, soprattutto, un caso virtuoso di diffusione culturale.
Tutti invitati infine anche il 21 agosto, senza pass obbligatorio né biglietto, all’azione urbana Gioia Mia di Iginio De Luca dedicata alla madre perduta più di venti anni fa dove, in un processo inverso all’apertura del proprio spazio laboratoriale, l’artista estroflette al pubblico nelle strade della città gli esiti di una ricerca intima e toccante.
Due manifesti pubblicitari su un camion a vela diffonderanno a tappe, nei luoghi della memoria personale dell’autore, il suo visionario ed emotivo dialogo con l’AI ChatGPT, istruita ad assumere i connotati caratteriali e reattivi della figura materna.
La riflessione sui meccanismi della comunicazione mediatica e pubblicitaria del tipico blitz urbano di De Luca sonda così i labili confini dell’ibridazione umano/tecnologica nel territorio artificiale e metafisico del deep learning ma, al contempo, assolve al compito di rispondere a quelle umanissime domande – un semplice “come stai?”, ad esempio – che vorremmo porre a chi, così importante, abbiamo perduto nella morte.