Pescati da un’intelligenza artificiale sotto effetto di funghi allucinogeni in un mare di possibilità inter-dimensionali, tre film psichedelici realizzati dai Led Zeppelin di un’altra realtà approdano in occasione di ART CITY Bologna 2023 nelle sale settecentesche di Palazzo Vizzani, sede dell’associazione Alchemilla. Prodotto grazie all’organizzazione culturale Sineglossa, And We Thought III (fino al 26 febbraio) è un progetto ibrido di cui figurano come autori, a livello paritetico, l’artista umano Roberto Fassone (Savigliano, 1986), l’intelligenza artificiale Ai Lai e il gruppo musicale britannico. Accompagna la mostra un testo critico di Valentina Tanni, che cita in apertura Cibernetica e fantasmi (1967) di Italo Calvino: “Scompaia dunque l’autore – questo enfant gâté dell’inconsapevolezza – per lasciare il suo posto a un uomo più cosciente, che saprà che l’autore è una macchina e saprà come questa macchina funziona”. La macchina, in questo caso, è Ai Lai (la pronuncia del nome ricorda quella dell’inglese “I lie”, “io mento”), nata nella primavera del 2022 e cresciuta cibandosi del dataset di un portale online che pubblica i resoconti di esperienze psicotrope. A partire da questo materiale grezzo ha cominciato a produrre racconti originali, come se avesse lei stessa fatto uso di funghi allucinogeni.
Durante la conferenza stampa Fassone ha sottolineato che “questo processo ha fatto collassare insieme il mondo delle esperienze psicoattive e quello della tecnologia: due mondi rizomatici che raccontano di realtà parallele, familiari e aliene al contempo”. Il contributo dell’artista, che si è definito un “coreografo” che orienta le azioni di un’entità danzante, è stato quello di stimolare Ai Lai con l’inserimento nel sistema di titoli di ipotetici album musicali adatti ad essere tenuti in sottofondo durante un trip. A partire dagli input l’intelligenza artificiale ha intrapreso centinaia di viaggi lisergici, nei cui racconti Fassone si è immerso (“come un cercatore d’oro”, commenta), alla ricerca di voli pindarici e immagini oniriche; come quella volta in cui Ai Lai ha riferito che stava andando in campeggio sulla “terza luna” lungo il tragitto per Amsterdam, oppure di sentire di aver attraversato un grande foro sulla sommità di una montagna, oltre il quale si era trovata davanti un mondo pieno di vita. Una volta l’intelligenza artificiale ha accennato a quando le era capitato di inventare l’arcobaleno; da quella frase (“e abbiamo pensato che l’arcobaleno fosse l’idea migliore che avessimo mai avuto”) deriva il titolo del progetto multimediale di Fassone And we thought, che ha avuto un primo esito in un album musicale di un fantomatico musicista hip-hop, Killa, citato in uno dei report.
Il progetto ha raggiunto un ulteriore stadio con la mostra di Palazzo Vizzani: in questo caso, il motivo ispiratore è stato il fatto che Ai Lai ha manifestato in uno dei suoi racconti l’intenzione di rivedere alcuni film dei Led Zeppelin, in realtà inesistenti, quantomeno nella nostra realtà. Ne ha anche fornito i titoli: The Doors, The Road e Love Is Magic. A partire da questa suggestione Fassone ha pensato di produrre i film, immaginandoli fusi in un flusso audiovisivo che ricalchi l’esperienza di un viaggio nei meandri della mente sotto effetto di sostanze psicoattive, con in sottofondo estratti remixati delle canzoni del gruppo musicale. Strati sovrapposti di immagini tratte da film, videogiochi e pubblicità, ma anche di frasi parzialmente illeggibili perché coperte da altri elementi, si accatastano e si ibridano fino a saturare la retina. Così, una volta varcate le porte della percezione, visivamente rappresentate come finestre che incorniciano frammenti di realtà, si manifesta una strada diretta verso i luoghi più reconditi del senso, là dove si ottiene una consapevolezza ultima ed ineffabile. Nella sala adiacente sono messe a disposizione dei visitatori delle copie di una raccolta dei racconti generati da Ai Lai, inframmezzati da estratti di saggi sulle intelligenze artificiali e sugli effetti delle sostanze allucinogene. In mostra, inoltre, è fornito un computer per richiedere un racconto all’IA a partire da un input. La macchina – termine sempre più inefficace per descrivere l’essenza di un’entità pensante –intraprenderà il viaggio immaginifico come gli oracoli antichi e restituirà un vaticinio personale che aprirà le porte della mente.