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ArtVerona 2022 | Intervista a Claudia Santeroni e Maria Marzia Minelli

Mancano pochissimi giorni all’apertura della 17ª edizione di ArtVerona – dal 14 al 16 ottobre 2022 – anche quest’anno all’insegna di #ITALIANSYSTEM. La fiera, sotto la direzione artistica di Stefano Raimondi, ha coinvolto numerosi artisti, curatori e galleristi – italiani e non solo – in un programma ricco e pieno di novità, come la prima […]

Claudia PagèsManitas Fallando. La Casa Encendida. Madrid. ES Photo by Begoña Solí

Mancano pochissimi giorni all’apertura della 17ª edizione di ArtVerona – dal 14 al 16 ottobre 2022 – anche quest’anno all’insegna di #ITALIANSYSTEM. La fiera, sotto la direzione artistica di Stefano Raimondi, ha coinvolto numerosi artisti, curatori e galleristi – italiani e non solo – in un programma ricco e pieno di novità, come la prima edizione di Premio ArteMuseo e Visiting Curator e le sezioni Habitat e Curated by
Un elemento caratterizzante di ArtVerona è sempre stato il rapporto con la città. La sezione Art & The City comprende mostre e attività – performance, contaminazioni musicali, installazioni pubbliche, visite a collezioni – volte a creare un dialogo con istituzioni pubbliche e private presenti nel territorio: per quest’edizione della fiera il programma segue due filoni, la scultura e la performance.
Per Performance & The City, le curatrici Claudia Santeroni e Maria Marzia Minelli ci raccontano il progetto, con un focus sul concept e le artiste partecipanti. 

Veronica Pillon: Nell’edizione 2022 di ArtVerona siete protagoniste di una sezione di Art & The City, programma di appuntamenti diffusi nella città di Verona, dal titolo Performance & The City. Qual è il concept alla base di questa sezione?

Claudia Santeroni e Maria Marzia Minelli: L’idea è quella di portare la parte più “effimera” della fiera nel cuore della città. Da quando ci siamo incontrate a The Blank qualche anno fa, abbiamo iniziato a lavorare insieme su una serie di performance che potessero attingere dai nostri diversi background formativi (Claudia ha una formazione artistica, mentre Marzia una architettonica), quindi quando Stefano Raimondi ci ha proposto di curare questa sezione negli spazi di Castelvecchio non potevamo che accettare!
Pensare a delle performance inserite nel programma di una fiera è diverso dal farlo in altri contesti: i visitatori arrivano da abbuffate visive e tempi serrati, perciò il momento delle performance deve offrire un’opportunità di riflessione e un’esperienza di “decompressione” di qualità.

Annamaria Ajmone – Photo credit: Lino Palena
Claudia Pagès: Photo by Eva Carasol 

VP: Per Performance & The City saranno protagoniste le artiste Annamaria Ajmone e Claudia Pagès Rabal. Mi raccontate cosa propongono le artiste in occasione di ArtVerona? Ci sono delle relazioni tra i due interventi?

CS & MMM: Entrambe le artiste propongono un confronto tra il proprio corpo, l’architettura di Carlo Scarpa e le sculture della galleria della Sculture di Castelvecchio.
Annamaria Ajmone si muove cogliendo gli stimoli che riceve dall’architettura, dalle sculture e dal pubblico che assisterà alla performance. Quello che apparentemente sarebbe uno spazio di risulta è in realtà un perfetto palcoscenico fluido per l’artista, i cui gesti e le movenze sono coadiuvati dagli abiti disegnati per l’occasione da Fabio Quaranta. La performance di Claudia Pagès Rabal nasce nella cornice della sua lunga ricerca sul gerundio, il tempo verbale non finito e a-personale, tipico del linguaggio giuridico e logistico. Un presente continuo e de-umanizzato che viene tradotto in una coreografia di gesti alla ricerca di uno scarto che possa disinnescare quella che l’artista definisce “l’immobilità dei movimenti stabili”.

VP: Su quali basi verte la scelta delle artiste per Performance & The City? Cosa ritenete significativa della loro ricerca nell’ambito del linguaggio della performance?

CS & MMM: Se lo scorso anno al centro della sezione erano l’aspetto performativo del linguaggio e la sua capacità di modellare lo spazio, quest’anno abbiamo deciso di presentare delle artiste che leggono ed esperiscono lo spazio attraverso il proprio corpo, seguendo una poetica in cui danza, performance e teatro si liberano dei propri confini.
In quest’ottica le ricerche di Annamaria e Claudia sono in un certo senso complementari ma simili: entrambe le artiste hanno forzato i limiti dei loro ambiti di provenienza – la danza per Ajmone e la parola per Pagès -, sconfinando in una pratica performativa complessa e stratificata.

Annamaria Ajmone – Palazzo Grassi – Photo Matteo de Fini