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Casting the Castle III – They repeat themselves constantly, but do not create a sense of habit

“From this window comes a sound that amplifies the dimensions of my studio and questions the truthfulness of my watch. Fruit, supposedly in a casual rhythm, detaches from branches and falls on dry earth with hollow thuds that perfectly replace the tick-tock on my wrist. These noises, although not engraved on a clock’s quadrant, convince […]

Civitella Ranieri, Casting the Castle 2022
Giorgia Accorsi & Fabio Giorgi Alberti, Sparacadute/Parashoot, 2022. Performance presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli

“From this window comes a sound that amplifies the dimensions of my studio and questions the truthfulness of my watch. Fruit, supposedly in a casual rhythm, detaches from branches and falls on dry earth with hollow thuds that perfectly replace the tick-tock on my wrist. These noises, although not engraved on a clock’s quadrant, convince me completely. They repeat themselves constantly, but do not create a sense of habit. One could even say that, instead of normalizing every situation through the definition of an established present, these sounds cultivate a free play of coming into presence.”

In questo breve testo, scritto durante il periodo di residenza a Civitella Ranieri, Riccardo Benassi rievoca un suono proveniente dal giardino del castello: un costante e irregolare precipitare di frutti sul prato che, nelle parole dell’artista, sembra acquisire un carattere quasi epifanico. Il rumore, imprevedibile nella ripetizione, si sostituisce al ticchettio dell’orologio, trasformandosi in strumento di scansione temporal. 
Per Benassi è la definizione di una nuova misura, spontanea e giocosa, una sorta di caos ordinato che mina linearità e monotonia. Pur ripetendosi costantemente, i suoni non generano un senso di abitudine: al contrario, ne scongiurano ogni possibilità.
Questa idea di reiterazione incessante, di circolarità creativa ed entropica, è alla base della terza edizione di Casting the Castle, progetto ideato da Saverio Verini per il castello di Civitella Ranieri. 
Tutte le opere e gli interventi in mostra sono accomunati dal medesimo ricorso alla ripetizione che, a seconda dei casi, assume le forme del gioco, del rituale magico, della sfida o del gesto sovversivo. Ogni cosa si ripete, in un loop di azioni, formule e movimenti.
La sensazione è quella di varcare le soglie di un universo alternativo, traslato nel tempo e nello spazio e, in questo senso, il contesto svolge un ruolo determinante sia per le scelte formali effettuate dagli artisti che per la lettura stessa delle opere. Il loro posizionamento nelle sale del castello, infatti, fa sì che si trasformino in presenze fantasmatiche, entità indissolubilmente legate al luogo che le ospita. 
Sul prato antistante la fortezza, Greig Burgoyne è impegnato nell’erezione e nella fallimentare scalata di una struttura simile a un muro difensivo, ottenuto sovrapponendo degli strani “mattoni” composti di nastro adesivo. Assistendo alla performance, della durata di due ore, si è indecisi se ridere o piangere. L’effetto è tragicomico: Burgoyne è sconfitto, cade, si rialza, e ricomincia daccapo. “Stupidità è fare sempre la stessa cosa, aspettandosi risultati diversi” recita un noto aforisma, e la reazione più naturale di fronte al “triste” spettacolo è quella di sorridere come si farebbe davanti ai gesti inconsulti di un neonato. Ma è chiaro che la performance insceni, portandola al parossismo, quella cieca ostinazione comune (più di quanto si pensi) all’indole umana. 
Intanto, dal cortile interno si odono grida di comando che paiono prefigurare un assedio.
In Sparacadute/Parashoot (2022) Fabio Giorgi Alberti e Giorgia Accorsi corrono senza sosta sul corridoio difensivo del castello, in un gioco che ricorda l’esercitazione bellica. Il pubblico viene bersagliato da una pioggia di palline rimbalzanti colorate, assicurate ad altrettanti paracadute che recano una parola scritta sulla calotta, la stessa declamata con voce militaresca da Giorgi Alberti prima del lancio. Il vocabolario a cui i due artisti attingono, ricco di onomatopee, sembra da una parte rievocare la dimensione guerresca suggerita dal contesto, dall’altra essere ispirato alla natura aerea, e per certi versi evanescente, dell’azione condotta. È un delicato tentativo di difesa, perpetrato con le armi della parola e del gioco. 

Greig Burgoyne, Everest, 2022. Performance presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli
Sissi, Circonvolare, 2017-2022. Performance presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli

La voce sincopata di Kae Tempest riecheggia poi all’interno della cappella posta su uno dei lati del cortile: il buio, annullando ogni interferenza visiva, facilita l’ascolto e favorisce la percezione sinestetica delle poesie tratte da Let Them Eat Chaos (2016). Immagini e suoni rutilanti astraggono dal contesto circostante e rimodellano lo spazio secondo i canoni di una sacralità profana. 
Al piano superiore, le performance di Filippo Berta e Sissi si alternano nella biblioteca, il luogo storicamente e architettonicamente più connotato tra quelli selezionati per la mostra.
Berta presenta Handle with Care (2022), un’azione che coinvolge direttamente il patrimonio librario di Civitella. 
Alcuni performers, spalle agli scaffali, declamano i titoli dei libri conservati nella sala, assurgendo al ruolo di protettori di un confine invalicabile, di un sapere da preservare. Conclusa la lettura, si accingono a sfogliare velocemente le pagine, compiendo un movimento rapido, spasmodico, che da un lato restituisce l’idea di uno sforzo inane, dall’altra sembra rappresentare l’eterna aspirazione umana all’onniscienza. Il rumore avvolge il pubblico creando un confine sonoro.
Sissi, in Circonvolare (2017), è uno spirito danzante. Con un lungo abito di seta vortica sui pattini, in silenzio e in penombra. Si ricava il percorso tra gli astanti, immobili, inibiti dal timore di ostacolare il movimento, di spezzare l’incantesimo. L’artista osserva il pubblico, affronta il suo sguardo, si immobilizza per poi ripartire all’improvviso. Il suono dei pattini acuisce il senso di spaesamento e l’impressione di accerchiamento: la danza si tramuta in strategia d’attacco. 
Il carattere onirico, allucinatorio e inquietante della performance si riverbera nelle opere di Nadah El Shazly e Paolo Bufalini, ospitate nelle stanze successive. Isn’t this Kampala? (2022) è un’incursione sonora che riempie la Camera della Musica di tuoni e cigolii, testimonianze di un luogo infestato, mentre Untitled (2021) di Bufalini si compone di una serie di cuscini poggiati a terra, che respirano all’unisono, come fossero componenti organiche di un corpo architettonico, organismi viventi sotto forma di arredo. La ripetizione, connaturata al respiro, ne assicura la sopravvivenza. 
Ospitata negli spazi della galleria è poi Nummer negen, the day I didn’t turn with the world (2017), ultima opera in mostra, di Guido van der Werve. Il video declina l’idea di reiterazione in chiave sublime, associando il movimento dell’uomo a quello della Terra. Posizionandosi nel punto di intersezione con il suo asse, l’artista effettua un gesto tanto romantico quanto ostinato e sovversivo: ruotare in senso inverso rispetto al pianeta, inaugurando un vero e proprio moto di rivoluzione umana, sia fisico che esistenziale. 
E in un certo senso, si potrebbe affermare che tutte le opere di Casting the Castle mirino a questo scopo: fare di modalità e inclinazioni precipuamente umane (il gioco, la sfida, il superamento del limite) azioni che assumono i contorni di una rivoluzione poetica. 

Civitella Ranieri Foundation, 10 settembre 2022 

Nadah El Shazly, Isn’t this Kampala?, 2022. Registrazione audio presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli
Guido van der Werve, Nummer negen, the day I didn’t turn with the world, 2007. Video HD, 8’40”. Veduta dell’installazione in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli
Paolo Bufalini, Untitled, 2021. Nove cuscini, arduino, schede xbee, stampa 3d, power bank, 50 x 50 x 20 cm ciascuno. Installazione presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli
Filippo Berta, Handle with care, 2022. Performance presentata in occasione di Casting the Castle III, Civitella Ranieri Foundation. Foto: Marco Giugliarelli