ATP DIARY

HEAT Parade 2022 – Marco Antelmi, Tanja Hamester, Miguel Sbastida | VOGA, Bari

Per la rubrica estiva dedicata agli artisti segnalati da alcuni spazi no-profit e artist-run space presenti sul territorio nazionale, ATPdiary incontra VOGA, realtà fondata a Bari nel 2021 da Bianca Buccioli, Nicola Guastamacchia e Flavia Tritto. Come riportato nello statement del sito, VOGA è “un’organizzazione no profit dedicata alla ricerca, produzione e valorizzazione dell’arte contemporanea […]

Marco Antelmi, Black Cloud Council, 2021. Video still 1
Marco Antelmi, Installation view nuvola da Black Cloud Council
Marco Antelmi, Ciò che resta del fuoco, installation view, VOGA, Bari – Foto Giada Giannoccaro

Per la rubrica estiva dedicata agli artisti segnalati da alcuni spazi no-profit e artist-run space presenti sul territorio nazionale, ATPdiary incontra VOGA, realtà fondata a Bari nel 2021 da Bianca Buccioli, Nicola Guastamacchia e Flavia Tritto. Come riportato nello statement del sito, VOGA è “un’organizzazione no profit dedicata alla ricerca, produzione e valorizzazione dell’arte contemporanea in Puglia [la quale] vede nell’arte contemporanea uno strumento per stimolare nuove sensibilità e modalità di co(no)scienza, ed ambisce a riunire pratiche e strumenti interdisciplinari per comprendere criticamente il presente ed immaginare nuove possibilità di abitarlo”. Di seguito, i tre artisti indicati.

Marco Antelmi (1993). Vive e lavora a Milano.

“Marco Antelmi è stato l’artista con la cui mostra personale Ciò che resta del fuoco abbiamo inaugurato la stagione espositiva di VOGA. Lo spunto concettuale per la produzione della sua prima personale – e sua prima mostra nella sua città natale – è stato un viaggio di ritorno, al tempo stesso fisico e introspettivo, nella propria Terra Madre, occasione per un incontro di passato e presente, identità e cambiamento. Un incontro avvenuto tra le mura della sua cameretta e poi aperto alla collettività, invitata ad una riflessione sui temi brucianti della nostra contemporaneità fisica e virtuale: la sovranità dei dati, l’ideologia del Cloud, l’ingerenza, sempre più evoluta, delle nuove tecnologie nella sfera intima e privata. Di Marco ci piacciono la sua attenzione per questi temi e la volontà di creare narrazioni antagoniste attraverso commistione di spunti, mondi ed interessi, come giornalismo e science-fiction. Attraverso la ricerca in campo transdisciplinare, Antelmi proietta la cultura mediterranea verso un orizzonte post-tecnologico”.

Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, VOGA, Bari, 2021. Foto Flavia Tritto
Tanja Hamester, Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, VOGA, Bari, 2021. Foto Flavia Tritto

Tanja Hamester (Norimberga, 1988)

“Tanja Hamester è un’artista tedesca con cui abbiamo avuto il piacere di collaborare lo scorso inverno. Con lei abbiamo prodotto la sua prima mostra personale Gesture Objects. Sul trovare e lasciare tracce, esito di un’indagine sullo spazio cittadino condotta dall’artista nei mesi di residenza a Bari. Ad approcci che riducono un posto ai suoi ‘luoghi comuni’ – attraverso riferimenti a monumenti, edifici, figure, ed eventi del passato – Tanja Hamester oppone una strategia dal basso su cui lavora da anni, un insieme di tattiche volte a non cadere nella rappresentazione stereotipata di un luogo. I gesture objects sono gli elementi fondamentali di questa strategia artistica. Ispirati dall’indagine di un territorio, questi oggetti costituiscono i reperti di una archeologia personale e collettiva. La mostra ha così assunto l’aspetto di un archivio in divenire, inesauribile perché frutto di una ricerca che, cercando delle tracce, ne ha lasciate di nuove. Tanja ci piace per il suo attivismo femminista e la sua determinazione”.

Miguel Sbastida (1989). Vive e lavora a Madrid.

“Artista in residenza da VOGA nel luglio 2022, lavora alla sua personale che inaugura il 15 luglio. Il suo lavoro spazia dall’installazione, alla performance situata, al video, in un’indagine sulle intersezioni tra fenomeni geologici, ecologie culturali e cambiamenti climatici. Miguel ci piace perché i suoi progetti si inseriscono una ricerca altamente concettuale ed estetica sulla geo-poetica della materia, del tempo e dei processi ambientali, che trae influenza da una sinergia di prospettive scientifiche, eco-critiche e filosofiche, tra cui le post-umanistiche, le scienze naturali, l’attivismo ambientale e gli studi post-coloniali. Miguel intende il fare arte come un apparato di analisi epistemologica e come un punto di accesso al dialogo interdisciplinare e alla trasformazione sociale”.

Miguel Sbastida, Slow Violence (glacial paintings), 2018, ph. Carlota Anton _ Miguel Sbastida
Miguel Sbastida, Slow Violence (glacial paintings), 2018, ph. Carlota Anton _ Miguel Sbastida