Per Sara Ahmed, autrice del libro Living a Feminist Life, trovare le parole significa dare un nome ai problemi con cui ci confrontiamo ogni giorno e dare loro corpo, cioè una densità sociale e fisica. È da questa riflessione, o forse sarebbe meglio parlare di approccio alla contemporaneità, che prende spunto il tema della terza edizione di Hidden Histories, il programma di pratiche performative nella città di Roma a cura di Sara Alberani e Marta Federici con Valerio Del Baglivo del collettivo curatoriale LOCALES. Il progetto, dedicato come per le precedenti edizioni a quello che rimane dello spazio pubblico della città, pone quest’anno la sua attenzione alla dimensione linguistica come spazio fondamentale in cui agire per dichiarare ciò che non è visualizzato e riconosciuto all’interno della società come violento, razzista e sessista.
L’intenzione, ancora una volta, è quella di agire in uno spazio strettamente connesso alle nozioni di patrimonio, conservazione, restaurazione, monumentalità, che include collezioni, archivi, oggetti ancora letti e valorizzati all’interno di un canone bianco, patriarcale ed eteronormativo. Una dimensione sulla quale è possibile intervenire attraverso una ricerca e una produzione artistica site-specific che vuole ridiscutere criticamente l’eredità storico-artistica cittadina, adottando approcci e metodi del pensiero decoloniale.
Ed ecco allora che, in modo diverso tra loro, gli interventi dell’edizione intitolata Trovare le parole / Finding the words rilevano e analizzano i processi di invisibilizzazione e rintracciano storie e voci marginalizzate per farle uscire nello spazio pubblico.
Si inizia il 7 giugno con un progetto di Iván Argote nato nel 2011 con l’intento di sviluppare il pensiero critico attraverso giochi linguistici e dimostrazioni gioiose incoraggiando il potenziamento della voce e immaginando percorsi di attraversamento e riappropriazione degli spazi pubblici. Un lavoro che nella città di Roma prende il nome di Attivissimə e che si attraverso un workshop di due giorni coinvolgendo un gruppo di bambine/i partecipanti alle attività del doposcuola dell’Associazione Genitori Scuola Di Donato, una realtà che costituisce un punto di riferimento fondamentale nel quartiere Esquilino, per le iniziative che incoraggiano e consolidano le relazioni e gli scambi tra le molte comunità di diverse provenienze culturali che abitano il quartiere. “Cosa ci piace?”, Cosa non ci piace?”, “Cos’è una protesta?”, “Per cosa potremmo protestare?”, “Lo facciamo collettivamente o personalmente?”. Accompagnate/i da queste domande, le ragazze/i si muoveranno in corteo il pomeriggio di martedì 7 giugno, partendo dalla scuola Di Donato fino a raggiungere i giardini di Piazza Vittorio, per un momento collettivo di performance/camminata accessibile a tutte e tutti.
Rivolge invece la sua attenzione alle espressioni verbali Autumn Knight che rilegge criticamente un modo di dire comune come il “dolce far niente” con una performance a Palazzo Altemps (19 luglio), una delle sedi del Museo Nazionale Romano. All’interno dei suoi spazi l’artista utilizza il corpo, il testo e il suono come mezzi per esplorare i significati politici e il potenziale creativo del “fare niente”. Confrontandosi con la cultura visiva italiana, il lavoro rielabora l’architettura, i movimenti dei corpi e le relazioni nello spazio pubblico come materiale coreografico.
Il programma riparte a settembre con una sorta di public program attraverso il quale Dora Garcia dà voce a libri e testi che sono stati oggetto di censura nel corso della storia. I libri sono corpi (possono essere smembrati), questo il titolo, è un lavoro pensato per gli spazi della Biblioteca Casanatense e nato da uno studio dei suoi archivi: l’artista ha analizzato il potenziale di sovversione che veniva riconosciuto ai testi rintracciandone le connessioni e ricostruendone le storie silenziate. Il risultato è un progetto composto da un percorso espositivo, due momenti performativi e un reading group, attività incentrate in particolare sul volume “Apocalypsis Nova” scritto dal Beato Amadeo da Silva nel luogo del martirio dell’apostolo Pietro, il Tempietto del Bramante, oggi parte della Real Academia de España en Roma. Prendendo ispirazione dalle vicende legate a quest’opera nata nel tardo Quattrocento, Garcia struttura una narrazione complessa, fatta di corpi e voci, di persone e di libri, che si snoda attraverso diversi luoghi della città, collegando gli spazi della Casanatense a quelli dell’Accademia spagnola attraverso un programma che si sviluppa in tre appuntamenti (7, 21 e 28 settembre).
A chiudere l’edizione è il progetto di Adelita Husni-Bey, un laboratorio collettivo che dal 12 al 15 settembre si svolgerà all’interno delle collezioni e degli spazi del Museo delle Civiltà all’EUR. A partire da un’analisi delle collezioni dell’ex Museo Coloniale, entrate a far parte delle collezioni del Museo delle Civiltà di Roma e attualmente in corso di una serie di attività di ricerca, l’artista costruirà un percorso di ragionamento condiviso, utilizzando metodi pedagogici cooperativi e non competitivi. Il laboratorio attraverserà non solo le sale e i depositi museali, ma anche i luoghi urbani più significativi del quartiere EUR attivando una riflessione che indaga criticamente l’istituzione museale come luogo in cui l’Europa ha costruito se stessa e il proprio canone tramite la rappresentazione, appropriazione e invisibilizzazione di altre culture.