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Amalia Pica. Quasi | Fondazione Memmo – Roma

Impiegando pratiche differenti che spaziano dalla scultura all’installazione, passando per la performance, il video e il disegno, l’artista argentina Amalia Pica indaga i sistemi di comunicazione correlandoli alla percezione esercitata da essi su ciascuno di noi. Nella sua prima personale in Italia presso la Fondazione Memmo, intitolata Quasi, con la curatela di Francesco Stocchi, Pica […]

Amalia Pica, (Quasi) Catachresis, 2022. Mixed media, variable dimensions. Courtesy: the artist and Fondazione Memmo. Photo: Daniele Molajoli.

Impiegando pratiche differenti che spaziano dalla scultura all’installazione, passando per la performance, il video e il disegno, l’artista argentina Amalia Pica indaga i sistemi di comunicazione correlandoli alla percezione esercitata da essi su ciascuno di noi. Nella sua prima personale in Italia presso la Fondazione Memmo, intitolata Quasi, con la curatela di Francesco Stocchi, Pica presenta il risultato di prolungati soggiorni nella Capitale, iniziati a partire dal 2019, durante i quali ha avuto l’occasione di collaborare con artigiani esperti nella lavorazione del vetro e di trarre ispirazione dal teatro delle marionette – secondo una modalità ormai consolidata per la programmazione della Fondazione che si propone di contribuire allo sviluppo del tessuto culturale territoriale attraverso la promozione di uno stretto dialogo tra artisti internazionali e città.

Quasi allude allo stadio intermedio delle sculture realizzate dall’artista, frutto di innesti paradossali e incongruenti, attraverso i quali Pica riesce a suggerire figure e anatomie dotate di una grazia inaspettata”.
Il corpus di sculture inedite proposte rappresenta una prosecuzione della serie Catachresis (2011-2012) in cui la figura retorica della catacresi – su cui Pica ha iniziato a riflettere dopo la suggestione ricevuta dalla lettura de I detective selvaggi di Roberto Bolaño – diviene funzionale a un’estensione della parola al di là dei limiti del suo significato conclamato, rivelando così le possibili continuità tra linguaggio e immagine nella definizione del reale, fornendo opportunità di espressione creativa nel tentativo più o meno esplicito di agire come forma di resistenza all’interno della società. Con l’esplorazione del potenziale politico proprio di una dimensione giocosa e gioiosa interpolate all’abilità di ricontestualizzare semanticamente oggetti familiari per favorire l’attivazione di una dinamica partecipata da parte del pubblico, Pica ricrea un ambiente installativo asciutto e leggero in cui la quotidianità si mescola e confonde con la possibilità di stabilire di volta in volta nessi linguistici con le opere. 

Amalia Pica, (Quasi) Catachresis, 2022. Mixed media, variable dimensions. Courtesy: the artist and Fondazione Memmo. Photo: Daniele Molajoli.

L’insieme di sculture e installazioni prodotte per la mostra si situa in questa linea di demarcazione: mobili, scarpe, bottiglie e utensili vengono assemblati tra loro per conferire l’illusione di quasi-personaggi, teatralmente disposti nello spazio, a parete, sospesi, collocati a terra. È questa identità ibrida, frutto di articolate interpolazioni, a generare una commistione tra oggetti e forme antropomorfe o animali in grado di suggerire staticità e moto, allo stesso tempo. Il “braccio della sedia”, il “collo della bottiglia”, la “gamba del tavolo”, la “linguetta della scarpa” trascritte in lingua inglese sulle vetrofanie riportate sulle tre ampie aperture del cortile della Fondazione introducono idealmente al gioco linguistico messo in scena all’interno dello spazio. Rifrangenze luminose dall’esterno colpiscono, irradiandole, le superfici in vetro dei molti elementi che costituiscono le sculture ricreando un ambiente cinetico nella sua stasi. Attrezzi da giardinaggio sospesi e tenuti insieme da inserti in vetro che replicano un movimento ondulatorio continuo, ossa infilate l’una sopra l’altra attraverso giunture sferiche in vetro soffiato, curiosi bracci di chandelier sospesi alla parete, assemblaggi calati dal soffitto tramite un’impugnatura in legno simile a quella dei burattini divengono così sculture-oggetto in cui il cinetismo è suggerito dalle possibilità che queste strutture hanno di articolarsi nello spazio prendendo forma attraverso la loro concreta e oggettuale quasi simiglianza con la figura umana.
Imperniato sull’impossibilità di un rapporto perfetto, il lavoro di Pica non è mai privo di umorismo: si incentra sulla creazione di nuovi sistemi discorsivi animati da una sintassi fratturata e una semantica crittografata, richiedendo così molteplici livelli di lettura e comprensione da parte di chi intende approcciarsi a esso.

Amalia Pica, (Quasi) Catachresis, 2022. Mixed media, variable dimensions. Courtesy: the artist and Fondazione Memmo. Photo: Daniele Molajoli.