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BAITBALL #02 | Interview with Like A Little Disaster and PANE project

English version below — Ha da poco poco chiuso i battenti  BAITBALL #02, una grande mostra corale allestita nelle sale di Palazzo San Giuseppe di Polignano a Mare. Like A Little Disaster (Giuseppe Pinto e Paolo Modugno) insieme a PANE project (Lucia Leuci) hanno messo in scena: «una sequenza neurale ininterrotta che può essere vissuta solo […]

Installation view, BAITBALL #02,2022, Palazzo S.Giuseppe di Polignano a Mare (BA). Photo by Like A Little Disaster

English version below —

Ha da poco poco chiuso i battenti  BAITBALL #02, una grande mostra corale allestita nelle sale di Palazzo San Giuseppe di Polignano a Mare. 
Like A Little Disaster (Giuseppe Pinto e Paolo Modugno) insieme a PANE project (Lucia Leuci) hanno messo in scena: «una sequenza neurale ininterrotta che può essere vissuta solo come parte di un tutto, come progettualità collettiva basata sull’auto-organizzazione e che, per questo, non si pone né come oggetto né come soggetto, ma come relazione che non ci consente di individuare e raccontare  progetti singoli perché la singolarità è nella collettività. BAITBALL #02 può essere anche considerata una rappresentazione teatrale, un palcoscenico fenomenologico che si muove contemporaneamente in una duplice dimensione e direzione temporale ».

Simona Squadrito: A due anni di distanza BAITBALL riapre i battenti con un progetto estremamente ambizioso che vede coinvolte 80 tra – gallerie, project space, artist-run space, collettivi, curatori e istituzioni artistiche – e oltre 300 artisti, attivisti e ricercatori -, organizzando per l’edizione #02 un vero e proprio banchetto, che si snoda, come un lungo serpente, tra gli spazi di Palazzo San Giuseppe di Polignano a Mare.
L’atto della condivisione del cibo, le pratiche del commensalismo e della convivialità hanno ispirato le opere presenti in mostra. Un progetto molto ambizioso realizzato in un periodo, come sappiamo, difficile per la programmazione culturale.
Quali sono state le ragioni che vi hanno spinto ad affrontare questa seconda edizione? Quale messaggio vuole passare questa mostra?

Like A Little Disaster – PANE project: BAITBALL #02 vuole rappresentare uno spazio artistico dove poter scaricare liberamente quell’energia potenziale accumulata in ognuno di noi, in questi ultimi anni di intimità e solitudine forzata. Con questo progetto abbiamo cercato di riflettere proprio sull’energia potenziale dei corpi, su quella combinazione di energie possedute dal corpo e che riguardano la sua carica elettrica, il suo stress interno  in base alla sua posizione rispetto ad altri corpi. L’energia chimica rilasciata dalla combustione di un barile di petrolio greggio è di circa 6 gigajoule, l’equivalente dell’energia cinetica espulsa da uno stormo di 52.400 colombe che volano per 160 chilometri ed è anche l’equivalente dell’energia psichica rilasciata da una persona che si innamora. L’emergenza è la realizzazione e il rilascio di una energia potenziale. La domanda che ci siamo posti è: Come sfruttare quell’energia? Innamorandoci l’uno dell’altro e di tutto ciò che ci circonda (umano e non umano)? Proteggendo dai pericoli la comunità multispecie di parenti e amici? O usando quell’energia per vedere e rafforzare le reti che ci circondano e imparando ad ascoltandoci reciprocamente, mentre viaggiamo tutti insieme verso un’altra ‘utopia?

S.S: Come avete pensato e organizzato la selezione delle realtà in mostra? Quali sono stati i criteri che vi hanno spinto a estendere l’invito?

L.A.L.D. – P.p.: La progettazione della seconda edizione di BAITBALL è iniziata circa un anno fa e ha visto coinvolti sia un piccolo gruppo di realtà con le quali condividiamo campi di ricerca, attitudini e obiettivi progettuali, sia con alcune realtà già presenti nella prima edizione.
A tutti è stata proposta la “lunga tavolata” come idea di partenza, base operativa ed esercizio metonimico. Il commensalismo e il cibo sono utilizzati come strumenti che aprono a speculazioni e rappresentano il concetto di famiglia estesa e di “familiarità” tra gli esseri umani e altri organismi viventi all’interno di un sistema generale che è popolato da sentimenti individualistici e competitivi. Allo stesso tempo abbiamo chiesto ad ognuno di essi di estendere l’invito alla partecipazione a BAITBALL ad altre comunità  vicine – così come si fa (o come si è sempre fatto in un mondo pre-pandemia) per una festa, un pranzo, una cena tra amici e famigliari: “Porta chi vuoi!”. È stato condiviso un documento che – per un certo periodo – ha ospitato spazi, progetti, gallerie e collettivi. Avremmo voluto portare avanti questa estensione in modo perpetuo, ma abbiamo dovuto lavorare su una selezione in base alla specificità e alla fattibilità delle singole proposte di progetto assieme alle limitazioni dello spazio che, anche se ampio, non è infinito.
Questa propensione tendente all’aggregazione o come dinamica multicentrata/antigerarchica, a nostro avviso è coerente con la pratica della formazione naturale di una bait ball in cui centinaia o migliaia di esseri viventi si muovono all’unisono. Apparentemente sembrerebbe che essi siano sotto controllo radio o gestiti da una regia esterna, prestabilita da qualcun altro. Invece no. Non c’è alcun leader o gerarchia. Questo slancio ci ha, quindi, permesso di raggiungere un duplice risultato: ha innescato un movimento verso la  responsabilità del coinvolgimento del singolo rispetto alle dinamiche del progetto collettivo e ci ha aiutando a estendere il nostro sguardo individualista rispetto alla selezione dei soggetti coinvolti e sull’evoluzione teorica e materiale del progetto stesso. BAITBALL è, quindi, un progetto curato collettivamente; è un esercizio performativo che mette a dura prova l’egocentrismo e l’individualismo di ognuno.
Chiaramente, tutte le relazioni intessute con i progetti coinvolti sono state portate avanti  attraverso un costante esercizio di coesione e un intenso dialogo tra i collaboratori e nel tempo si è trasformato in un sincero desiderio di collaborazione e co-evoluzione.

Installation view, BAITBALL #02,2022, Palazzo S.Giuseppe di Polignano a Mare (BA). Photo by Like A Little Disaster

S.S: Cosa offre il menù di BAITBALL #02? Potete sbilarcivi raccontandoci alcuni dei progetti e delle opere che ritenete più interessanti?

L.A.L.D. – P.p.: Il tentativo è stato quello di mantenere uno sguardo quanto più ampio possibile rispetto alla provenienza geografica dei progetti coinvolti, pertanto BAITBALL propone un menù molto variegato, offre portate che mescolano sapori inconsueti e imprevedibili. Una caratteristica che ha accomunato tutte le proposte progettuali è stata la volontà di rendere conviviali le dinamiche tese al dis-velamento, cioè far svelare l’identità, il carattere mutevole, la storia, le paure delle rispettive comunità locali di provenienza/appartenenza, insieme al desiderio di interlacciare le proprie storie personali con quelle di altri.
La tavolata che attraversa gli spazi del seicentesco Palazzo San Giuseppe di Polignano a Mare è stata concepita come un lungo serpente, un intestino, una spina dorsale o un labirinto. Le diverse proposte progettuali condividono un percorso ostile all’individuazione singola, alla classificazione specifica o definizione finale della singola opera. Seguendo le tracce del percorso espositivo, esse ci appaiono talvolta come oggetto assestante, talvolta come racconto, a volte come legame sociale senza mai ridursi a una semplice entità. Tutto ciò che conta è la pluralità degli agenti scatenati e le reti che li collegano. 
BAITBALL #02 mette in scena una sequenza neurale ininterrotta che può essere vissuta solo come parte di un tutto, come progettualità collettiva basata sull’auto-organizzazione e che, per questo, non si pone né come oggetto né come soggetto, ma come relazione che non ci consente di individuare e raccontare  progetti singoli perché la singolarità è nella collettività. Pensiamo che l’immagine di questo essere singolo, dalla mente alveolare, sia la cifra distintiva e radicale del progetto.
BAITBALL #02 può essere anche considerata una rappresentazione teatrale, un palcoscenico fenomenologico che si muove contemporaneamente in una duplice dimensione e direzione temporale. Cosa rappresenta questa tavolata? É l’immagine di qualcosa che è già successa o la traccia di un passato poco lontano? Deve forse ancora accadere oppure si sta svolgendo proprio in questo momento? Potrebbe essere la proiezione di un evento post-umano o il riflesso di qualcosa che sta accadendo hic et nunc? Il progetto rappresenta per il visitatore un esercizio performativo fisico e visivo. Si trova, infatti, ad adattare il proprio corpo all’interno di un labirinto fitto di chiusure e deviazioni, colmo di fraintendimenti e giochi percettivi. Come distinguere i “manufatti artistici” dai tanti elementi “scenografici/contestualizzanti”, utili a rafforzare e connettere la narrazione della mise en scène dalla pletora di astanti non umani (muffe, insetti, parassiti, bulbi, erbe, semi, sporco, residui, scarti) invitati o auto-invitati al banchetto?

S.S: Pensate BAITBALL come un format o una rassegna? Ci sarà un BAITBALL #03?

L.A.L.D. – P.p.: Sì. Fin dall’inizio abbiamo pensato e progettato BAITBALL come una rassegna annuale e nomadica, nonostante le prime due edizioni si siano tenute nello stesso luogo e nella stessa città. A tutti gli spazi e ai collettivi partecipanti è stata data la possibilità di gestire il progetto, di ubicarlo presso altre sedi, di modificarne la forma o la modalità di fruizione e interazione, dovendo, però, mantenere sempre e comunque attiva la modalità di partecipazione collettiva alle decisioni strutturali del progetto stesso.

S.S: Da dove provengono tutti i tavoli utilizzati per l’allestimento?

L.A.L.D. – P.p.: La lunghezza totale della tavolata si aggira intorno ai 300 metri. Per poterne entrare in possesso, abbiamo chiesto l’aiuto della comunità locale. Ci interessava, soprattutto, l’idea che i tavoli portassero con sé l’essenza del luogo e del loro compito primario rendendoli manifesti  all’interno della mostra. La restante parte di essi, insieme alle tovaglie e alle suppellettili, ci è stata prestata da alcuni ristoratori del luogo.
In questo secondo caso abbiamo usato una sorta di strategia dell’appropriazione destinata ad un atto di camouflage rispetto al paesaggio contiguo e attiguo. Questa strategia è una pratica di lavoro che abbiamo già utilizzato nel progetto Superhost e che ha visto il nostro spazio espositivo trasformato in un vero B&B. Invece in BAITBALL #02 la tavolata proposta si è inserita – polemicamente e idealmente – all’interno di un panorama plasmato da un’infinita distesa di tavoli che percorrono il centro storico (e non solo) di un paese totalmente turistificato. La nostra tavolata è anche la protesi di altre protesi. 

Simona Squadrito: Like A Little Disaster fondato da  Giuseppe Pinto e  Paolo Modugno e PANE project fondato da Lucia Leuci,  animano da anni nel piccolo borgo pugliese di Polignano a Mare una delle realtà culturali del contemporaneo, più innovative e interessanti del panorama italiano, conosciuta soprattutto fuori dai nostri confini nazionali. Come lo spiegate questo successo? Come sono nate e in che modo mantenete attive le vostre collaborazioni internazionali?

L.A.L.D. – P.p.: È un po’ problematico per noi capire come i soggetti esterni percepiscano le nostre idee e il nostro lavoro. A noi interessa soprattutto sperimentare, ponendoci e ponendo interrogativi che hanno a che fare sia con la parte più intima del singolo individuo, sia  riguardo un contesto più ampio ed esteso. Il nostro compito è “fare ricerca” e non ricercare il successo. L’idea di successo è lontana dal nostro modo privato e politico di vivere il mondo; esso non ci appartiene se non in relazione a quello di tutto il gruppo che ruota intorno ai nostri progetti e, in primis, quello degli artisti con i quali siamo onorati di collaborare e progettare. I recenti riscontri e le collaborazioni che siamo riusciti ad attivare e creare con artisti che fino a poco tempo fa ci apparivano “inavvicinabili”, ci rende fiduciosi e aperti a nuove metamorfosi che ci attenderanno.
Siamo instancabili e curiosi, studiamo e facciamo molta ricerca intorno al lavoro degli artisti che ci interessano. Gli screening partono in remoto, una distanza che si riduce progressivamente attraverso il dialogo e il continuo confronto che si fa sempre più familiare e intimo, rimanendo svincolato dalla una singola mostra, ma spesso destinato all’instaurazione di una vera e propria alleanza simbiotica.

S.S: Come accennato prima, Like A Little Disaster e PANE project condividono ideali e progetti. Come è nata e come si sviluppa praticamente la vostra collaborazione? Ci sono nuovi progetti in cantiere?

L.A.L.D. – P.p.: Ed eccoci qui, a proposito di alleanze simbiotiche! Ci conosciamo da tanti anni e ci sentiamo parte di un’unica famiglia estesa. É il nostro “sentire”, le nostre affinità elettive ad averci fatto avvicinare progressivamente, oltre ad un affetto profondo di stima e ammirazione. Molto probabilmente, in un futuro prossimo, i nostri progetti si fonderanno assieme creando una ancor più solida alleanza.
Siamo sempre connessi e in contatto, ci aggiorniamo quotidianamente su tutto ciò che riguarda i nostri interessi comuni. Abbiamo e condividiamo tantissime idee alle quali tentiamo di dare forme sempre più concrete e coerenti al nostro modo di lavorare.
Nei  prossimi mesi saremo impegnati a realizzare una serie di progetti che saranno scanditi nel tempo e nello spazio e che coinvolgeranno artisti chiamati a confrontarsi con la complessa dimensione della “controra”, quel momento della giornata in cui il sole proietta la sua ombra dritta e il corpo scompare lasciando spazio alla poesia, alla mitologia e ai demoni meridiani. É un tempo sospeso estivo, nel primo pomeriggio assolato; sono le ore grevi dedicate ai sogni e agli incubi, le ore dalle allucinazioni e della “fatamorgana”, le ore dell’ozio e dell’indolenza inoperosa, anche intesa come reazione/resistenza ai ritmi e alla temporalità iper frenetica-produttiva imposta dal biocapitalismo. Lo spettatore avrà così la possibilità di immedesimarsi in un momento tipico della cultura meridionale e di assaporarne colori, frangenti e sensazioni inequivocabili.
E ovviamente ci siamo già messi in moto per la realizzazione della terza edizione di BAITBALL… 

Installation view, BAITBALL #02,2022, Palazzo S.Giuseppe di Polignano a Mare (BA). Photo by Like A Little Disaster

BAITBALL #02 | Interview with Like A Little Disaster and PANE project

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Simona Squadrito:  Two years later, BAITBALL is reopening with an extremely ambitious project that involves 80 organisations – galleries, project spaces, artist-run spaces, collectives, curators and art institutions – and more than 300 artists, activists and researchers, and that presents for this second edition a real banquet. This banquet slithers like a long snake, across the spaces of the Palazzo San Giuseppe in Polignano a Mare. 
The act of sharing food, the practices of commensalism and conviviality were the concepts that have inspired the artworks on view. A very challenging project carried out at a time, as we know, that is difficult for cultural programming. 
What were the reasons that prompted you to tackle this second edition? What message does this exhibition want to convey?

Like A Little Disaster / PANE project: BAITBALL #02 represents an artistic space where it is possible to freely discharge all of the energy that each of us has accumulated in the past few years of intimacy and forced isolation. With this project we’ve tried to reflect on the potential energy of the human body, particularly on a body’s electrical charge and the internal stresses based on its position in relation to other bodies.
The chemical energy released by the combustion of a barrel of crude oil is about 6 Gigajoules, the equivalent of the kinetic energy expelled by a flock of 52,400 doves flying 160 Kilometres, also equivalent to the psychic energy released by a person falling in love.
Emergence is the realisation and release of potential energy. The question we ask ourselves is: “How do we harness that energy? By falling in love with each other and everything around us (human and non-human)? By protecting the multispecies community of family and friends from harm? Or by using that energy to see and strengthen the networks around us and learning to listen to each other as we all travel together towards another utopia?

S.S: How did you select and organise the spaces that took part in this exhibition? What were the reasons behind the choice of extending the invitation to other spaces?

L.A.L.D. – P.p.: Around a year ago, we started to organise the second edition of BAITBALL and since the very beginning we were involving both a little group of independent spaces and galleries with which we share research methods, attitudes and project objectives, and a few organisations that had already taken part in the first edition.
Initially, we were sharing our concept of a “long table” as a functional unit and a metonymic exercise with everyone. Commensalism and food are presented as tools that hint at speculations and that embody the idea of extended family and “kinship”, between human beings and other beings that inhabit a wide system dotted with individualism and competitiveness.   
Meanwhile, we decided that every organisation could extend the invitation to BAITBALL to others from their communities – similarly to what happens (or used to happen before the pandemic hit) when one throws a party, a lunch, a dinner with friends or family: “Bring whoever you want!”.
Then, we shared an online document that – for a certain period of time – was welcoming ideas and opinions from spaces, projects, galleries and collectives. We wish we could keep working on this extended aspect of the project endlessly but we had to make a selection of proposals based on their feasibility and specificity, always within the limit given by the physical space in mind. This tendency towards aggregation, or to a multi-centred/anti-hierarchical dynamic, is in our view consistent with the practice of the natural formation of a baitball in which hundreds and thousands of living beings move in unison.
At a first glance, one could think that all the organisations are under radio control or orchestrated by an external director. But that’s not the case. There is no leader nor hierarchy.
This impetus has, therefore, enabled us to achieve a twofold result: it has triggered a movement towards the responsibility of the involvement of the individual with respect to the dynamics of the collective project, and has helped us to extend our individualistic outlook with respect to the selection of those involved and the theoretical and material evolution of the project itself.
BAITBALL is hence a project that is curated collectively; it is a performative exercise that puts a strain on the individualism and egocentrism of everyone. It goes without saying that it is thanks to the intertwined relationships between all the spaces involved that projects were brought forward with a cohesive attitude, through intensive dialogues among all the collaborators. This is why, with time, the wish for collaboration and co-evolution was true and sincere. 

S.S: What is on the menu for BAITBALL #02? Can you tell us more about some of the projects and works you find most interesting?

L.A.L.D. – P.p.: The attempt was that of preserving a broader atmosphere, as broad as possible, considering that BAITBALL was involving projects from different geographical origins. This edition offers a very varied menu, with offerings that combine unusual and unexpected flavours. A leitmotif that could be found in all the project proposals was the desire to make the dynamics of unravelling convivial, i.e. to reveal the identity, the changing character, the history, the fears of the respective local communities of origin/belonging, together with the desire to interweave one’s own personal stories with those of others.
The long table that runs across the spaces of the XVII century San Giuseppe palace at Polignano a Mare was conceived as a long snake, an intestine, a backbone, a maze.
All the diverse proposals come together to form a hostile path against the concept of individualism, the specific classification or final definition of the individual work.
Following the steps of the exhibition’s path, the projects can appartamento as individual entities as well as part of wider narrative, or even a sort of social bond always avoiding the appearance of a simple and singular entity. What counts is the plurality of the freely-acting participants and the networks that link them. BAITBALL stages an uninterrupted neural sequence that can only be experienced as part of a whole, as a collective project based on self-organisation. Thanks to this characteristic, everyone taking part in BAITBALL is neither the object nor the subject of this event but emphasis is placed upon the whole system of interconnections, and its structure prevents recounting single projects because the singularity is in the collectivity. We believe that this image of a singular entity, with a honeycomb mind, suggested by this project is the distinctive and radical trait of this edition. You can think of BAITBALL as a theatrical play too, a phenomenological stage that moves simultaneously in a dual dimension and temporal direction.

Installation view, BAITBALL #02,2022, Palazzo S.Giuseppe di Polignano a Mare (BA). Photo by Like A Little Disaster

S.S: What does this long table represent? Is it an image of something that has already happened or a trace of a not so distant past? Is it perhaps not happening yet or is it taking place right now? Could it be the projection of a post-human event or the reflection of something that is occuring hic et nunc?

L.A.L.D. – P.p.: This project poses a physical and visual performance exercise for visitors. The visitor is requested to adapt their body once inside the maze, with its closures and detours, filled with misunderstandings and perceptive tricks.
An example of these perceptive deceptions is distinguishing an “artistic artefacts” from the many “scenographic/contextualising” elements, which serve to reinforce and connect narratives of the mise en scène from the plethora of non-human bystanders (moulds, insects, parasites, bulbs, herbs, seeds, dirt, residues, waste) invited or self-invited to the banquet?

S.S: Do you consider BAITBALL as a format or a program of exhibitions? Have you thought about a Baitball #3?

L.A.L.D. – P.p.:Yes. We have thought of BAITBALL as an annual and nomadic appointment from its inception, even though the first two editions had taken place in the same venue and city.
All the participating spaces and collectives were given the opportunity to manage the project, to relocate it in other venues, to change its structure or the way it is delivered, but they had to do so always maintaining the spirit of collective participation in the decision-making process. 

S.S: Where did you find all the tables for the exhibition?

L.A.L.D – P.p.: The full lenght of the table is about 300 metres. To ensure we had such a long table, we had asked the help of the local community. We wanted those tables to encapsulate the essence of that place and we made sure that they had a central role in the exhibition. The rest of the tables, together with the tablecloths and cutlery, were lent by some local restaurants.
In this second case we used a kind of appropriation strategy intended as an act of camouflage with respect to the adjacent and neighbouring landscape. We have already applied this working practice for the Superhost project in which our exhibition space was turned into a real B&B. On the other hand, in BAITBALL #2 the idea of the tables was fitting – polemically and ideally – within a landscape shaped by an infinite number of restaurants’ tables that run all the way across the city centre (and over), in a totally touristy town. Our long table is also the prosthesis of other prostheses.

S.S: It has been a few years since Like A Little Disaster (Giuseppe Pinto and Paolo Modugno)  and PANE project ( Lucia Leuci) have created a lively contemporary art scene in the small Apulian borough of Polignano a Mare and they have gained national and international reputation as one of the most innovative and interesting projects. What do you think are the reasons behind it? How did your international collaborations come about and how do you keep them active?

L.A.L.D. – P.p.: It is not straightforward for us to understand how external people perceive our ideas and our work. What interests us the most is experimenting, asking ourselves and others questions that have to do both with the most intimate part of the individual and with a broader and more extensive context. Our main objective is to ‘do research’ and not to look for success. The idea of success is far from our private and political way of living the world, it doesn’t belong to us. We think about success only if it is related to the group that works and revolves around us, first of all that of the artists, with whom we feel honoured to work and design. The recent feedback and collaborations that we have managed to activate and create with artists who until recently seemed “unapproachable”, makes us confident and open to new metamorphoses that await us.
We are tireless and curious, we carry on a lot of research into the work of the artists that we are interested in. Screenings are initially remote. This distance reduces progressively thanks to dialogue and continuous confrontation with these artists. With time, these relationships evolve and become increasingly familiar and intimate, remaining unbound by a single exhibition, but often destined to the establishment of a true symbiotic alliance.

S.S: As I mentioned before, Like A Little Disaster and PANE project share ideas and projects. How did this collaboration start and how does it develop in the day-in day-out routine? Are there any new projects in the pipeline?

L.A.L.D. – P.p.: And here we are, talking about symbiotic alliances! We have known each other for many years and feel part of one extended family.
It is about what we feel, our elective affinities, that have gradually brought us closer together, as well as a deep affection of esteem and admiration.
It is very likely that, in the near future, our projects will merge together to create an even stronger alliance. We are always connected and in touch, we update each other daily on everything that we find interesting.
In the coming months we will be head bent down working at a series of projects that will be articulated in time and space and that will involve artists called upon to confront the complex dimension of the ‘controra’, that moment of the day when the sun casts its straight shadow and the body disappears, leaving room for poetry, mythology and meridian demons. It is a suspended summer time, in the first sunny afternoon; they are the heavy hours dedicated to dreams and nightmares, the hours of hallucinations and “fatamorgana”, the hours of idleness and inoperative indolence, also understood as reaction/resistance to the rhythms and hyper frenetic-productive temporality imposed by bio-capitalism.
The spectator will thus have the opportunity to identify with a typical moment of southern culture and to savour its unmistakable colours, moments and sensations.
And, of course, we are already in motion for the third edition of BAITBALL…

Translation by Sara Barsotti

Installation view, BAITBALL #02,2022, Palazzo S.Giuseppe di Polignano a Mare (BA). Photo by Like A Little Disaster

BAITBALL #02 involves 427 Gallery, Riga (LV), Acappella, Naples (IT), ADA, Rome (IT), Almanac, London (UK) / Turin (IT), AlterSide, Seoul (KR), Alyssa Davis Gallery, New York (US), Apparatus Project, Chicago (US), A.ROMY, Zurich, (CH), Artemis Fontana, Paris (FR), Baader-Meinhof, Omaha (US), Bad Water, Knoxville, (US), Berlinskej Model, Prague (CZ), Beverly’s, New York (US), Big Window, New York (US), Biquini Wax, Mexico City (MX), Brockley Gardens, London (UK), Cassata Drone, Sicily (IT), City Galerie Wien, Wien (AT), Clima, Milan (IT), Coaxial Arts Foundation, Los Angeles (US), Cordova, Barcelona (ES), Dark Zone, New York (US), Deformal (New York, US/Online), Discordia Gallery, Melbourne (AU), Display, Berlin (DE), Dungeon, Detroit (US), eastcontemporary, Milan (IT), East Hampton Shed, New York (US), Et al., San Francisco (US), Flip project, Naples (IT), Galleria Monica De Cardenas, Milano (IT), Galeria Wschód, Warsaw (PL), Garthim, Los Angeles (US), Gern en Regalia, New York (US), Ginny on Frederick, London (UK), Giorgio Galotti, nomadic (IT), Giulietta, Basel (CH), Harlesden High Street, London (UK), haul gallery, New York (US), Interface, Berlin (DE), ISSMAG, Moscow (RU), Jargon Projects, Chicago (US), Jir Sandel, Copenhagen (DK), Like A Little Disaster, Polignano a Mare (IT), Lonesome Dove, New York (US), mcg21xoxo, Matsudo, (JP), Mery Gates, New York (US), Mouches Volantes, Köln (DE), Nero Edition + Francesco Urbano Ragazzi, Milan (IT), Nico Gallery, Bari (IT), Nights, Nomadic (IT), Nighttimestory, Los Angeles (US), No Place Gallery, Columbus, (US), No gallery, New York (US), Outo olo, Helsinki (FI), Pina, Wien, (AT), PANE project, Milan (IT), Patara Gallery, Tbilisi (GE), Peach, Rotterdam (NL), Plague Space, Krasnodar (RU), Prairie, Chicago (US), Regatta 2, Düsseldorf (DE), Rivera, Mexico City (MX), Ron Providence, New York (US), Sajetta, Online/Nomadic, Sentiment, Zurich (CH), Shore, Wien (AT), Sydney Sydney, Sydney (AU), Studiolo Project, Milan (IT), Sunny NY, New York (US), The Gallery Apart, Rome (IT), THE POOL, İstanbul (TR), The Tail, Brussels (BE), Ultrastudio, Pescara (IT), Una Galleria, Piacenza (IT), unanimous consent, Zurich, (CH), Underground Flower, Perth (AU), Uve Studios, Buenos Aires (AR), Vin Vin Gallery, Wien (AT), Window Mine, Reno (US).

With works by Joshua Abelow, Manuel Arturo Abreu, Torre Alain, Artjom Astrov, Mariantonietta Bagliato, Nara Bak, Balfua, Bank of Bad Habits (Johanna Kotlaris & Thomas Moor), Don Bardsley, Aaron-Amar Bhamra, Karolina Bielawska, Colleen Billing, Hannah Bohnen, Szilvia Bolla, Paul Branca, Emma Bruschi, Sam Buchanan, Clifford E. Bruckmann, Anna Budniewski, Casey Callahan, Victoria Campbell, Federico Cantale, Mikkel Carlsen, Filippo Cecconi, Ana Chaduneli, Shelby Charlesworth, Urbain Checcaroni, Mengqi Chen, Ivan Cheng, Rosa Ciano, Edoardo Ciaralli, Ciriza, Pierre Clement, Gianluca Concialdi, Julia Colavita, Nicole Colombo, Gerardo Contreras, Daniela Corbascio, Trent Crawford + Stanton Cornish-Ward, Alex de Roeck, José De Sancristobal, Federico Del Vecchio, Luca de Sousa Oliveira, Rachel Dickson, Derek MF Di Fabio, Michael Dikta, Anthony Discenza, Dove Perspicacius (Claire Wallois), DUNA GROUP, Claudia Dyboski, Sessa Englund, Lara Ferrari, Julie Favreau, Ella Rose Flood, Patricia Fort , Javier Fresneda, Noah Furman, g. olmo stuppia, Paolo Gabriotti, Manuela Garcia, Alberto Garcia Rodriguez, Tommaso Gatti, Alizée Gazeau, Arthur Golyakov, Santiago Gomez, Hasler R. Gomez, AB Gorham, Noah Greene, Joe Greer, Kaspars Groševs, Maëlle Gross, Diego Gualandris, Valentina Guerrero, Rebecca Guez, Kara Güt, Mike Hack, Alma Heikkilä, Maya Hottarek, Kristin Hough, Annette Hur, Cathrin Jarema, Jason Blue Lake Medicine Eagle Martinez, Irak Morales, Gvantsa Jishkariani, Gareth Kaye, Raza Kazmi, Jake Kent, Baharen Khoshodee, Michaela Kisling, Stefan Knauf, John Knight, Eliska Konecna, Taka Kono, Susan Kooi, Can Küçük, Madeline Kuzak, Dasha Kuznetsova, Keith Lafuente, Dominik Lang, La Gousse (Cécile Bouffard, Roxanne Maillet, Barbara Quintin), Mandy Lee, Lucia Leuci, Amanda Lewis, Kate Liebman, Aron Lodi, Abby Lloyd, Stas Lobachevskiy, George Henry Longly, Henry MacDiarmid, Fiona McElhany, Taichi Machida, Ana McKay, Maria Maea, Andrea Magnani, Antonis Magoulas, Umber Majeed, Lukas Malte Hoffmann, Daria Makarova, Philip Markert, Anderson Matthew, Josep Maynou, Till Megerle, Paolo Mentasti, Qeu Meparishvili, Ally Messer, Mia Middleton, Jimmy Milani, Mario Miron, Giacomo Montanelli, Julie Monot, MRZB, Marco Pio Mucci, Slava Nesterov, Melissa Newbery-Welcome, Siân Newlove-Drew, Thuy Tien Nguyen, Valerio Nicolai, Jakup Nilsson, Bernardo Nuñez, Matthias Odin, Aniara Omann, Catalina Ouyang, Cem Örgen, Pamela Orrico, Paola Paleari, Giovanni Pedote, Anna Luisa Petrisko, Cesar Piedra, Lub Poeem & Kate Stevenson, Austin Pratt, Gianna Virginia Prein, Psychoegyptian & Michael Intile, Andy Ralph, Linus Rauch, Marta Ravasi, Jessy Razafimandimby, John-Elio Reitman, Kendy Rivera, Dana Robinson, Jack Ryan, Fabio Santacroce, Mike Sarich, Kira Scerbin, marcus scott williams, Jake Shore, Aleksandra Sidor, Anastasia Sosunova, Manuel Stehli, g. olmo stuppia, Kamil Sznajder + Hugo Kaszyki, Filippo Tappi, Alex the Brown, Victoria Todorov, Natasha Tontey, Federico Tosi, Philip Ullrich, Hanna Umin, Israel Urmeer, Valentina Vaccarella, Julian Van Der Moere, Vanya Venmer, Dan Vogt, Karolína Voleská, Xiaowei Wang, Noemi Weber, Graham Wiebe, Tom Wixo, Valerie You, Guanyu Xu, Qianqian Ye, Malte Zander, Alice Zhuang, Julia Znoj.