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Il latte dei sogni. La Biennale Arte di Cecilia Alemani


A due anni di distanza dalla nomina di Cecilia Alemani a curatrice della 59. Esposizione Internazionale d’Arte si è svolta la presentazione del progetto di mostra Il latte dei sogni / The milk of dreams che aprirà al pubblico dal 23 aprile al 27 novembre 2022. La Mostra sarà affiancata da 80 Partecipazioni Nazionali negli […]

Jane Graverol, L’École de la Vanité, 1967. Photo Renaud Schrobiltgen. Collection Anne Boschmans. Courtesy Schirn Kunsthalle Frankfurt. © SIAE
Geumhyung Jeong, Toy Prototype, 2021. Installation view, National Museum of Modern and Contemporary Art, Korea. Photo Kanghyuk Lee. © Geumhyung Jeong

A due anni di distanza dalla nomina di Cecilia Alemani a curatrice della 59. Esposizione Internazionale d’Arte si è svolta la presentazione del progetto di mostra Il latte dei sogni / The milk of dreams che aprirà al pubblico dal 23 aprile al 27 novembre 2022.
La Mostra sarà affiancata da 80 Partecipazioni Nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, nell’Arsenale e nel centro storico di Venezia. 5 i paesi presenti per la prima volta alla Biennale Arte: Repubblica del Camerun, Namibia, Nepal, Sultanato dell’Oman e Uganda. Repubblica del Kazakhstan, Repubblica del Kirghizistan e Repubblica dell’Uzbekistan partecipano per la prima volta con un proprio padiglione. Il Padiglione Italia alle Tese delle Vergini in Arsenale, sostenuto e promosso dal Ministero della Cultura, Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, sarà a cura di Eugenio Viola.

Il latte dei sogni prende in prestito il proprio titolo dall’omonimo libro per l’infanzia pubblicato dalla surrealista anticonformista Leonora Carrington dopo aver raccolto sul proprio taccuino le storie e le creature fantastiche disegnate per i figli sulle pareti della propria casa in Messico. Un libro sognante e improbabile attraverso cui Carrington restituisce un universo oltre il tempo, fatto di esseri ibridi e mutanti, in cui naturale, umano e meccanico arrivano a mescolarsi fino a confondersi per immaginare un mondo in cui tutti possano trasformarsi e divenire altro. La Mostra, così come la descrive il Presidente della Biennale di Venezia Roberto Cicutto “immagina nuove armonie, convivenze finora impensabili e soluzioni sorprendenti, proprio perché prendono le distanze dall’antropocentrismo. Un viaggio alla fine del quale non ci sono sconfitti, ma si configurano nuove alleanze generate dal dialogo fra esseri diversi (alcuni forse prodotti anche da macchine) con tutti gli elementi naturali che il nostro pianeta (e forse anche altri) ci presenta”. 

Con una nomina a gennaio 2020, Alemani ha condotto la fase di ricerca preliminare prevalentemente online, conoscendo centinaia di artisti e artiste attraverso quelle che lei stessa definisce “conversazioni quasi intimistiche e confessionali”, ovvero condividendo un senso di intimità profonda, contestualmente radicato all’interno di una situazione di globale criticità connessa alla pandemia. “La sua genesi ed esecuzione hanno coinciso con il continuo protrarsi della pandemia di Covid-19 che ha costretto La Biennale di Venezia a posticipare questa edizione di un anno, un evento che, sin dal 1895, si era verificato soltanto durante la Prima e la Seconda guerra mondiale”.

Ithell Colquhoun, The Pine Family, 1940. Photo © The Israel Museum Jerusalem. The Vera and Arturo Schwarz Collection of Dada and Surrealist Art in the Israel Museum. © SIAE
Bridget Tichenor, La Espera (The Wait),1961. Photo Javier Hinojosa. Private Collection. © Estate of Bridget Tichenor

Dal confronto con gli artisti sono nati alcuni quesiti fondamentali, visceralmente legati alla contingente situazione storica: come sta cambiando il concetto di umano? Qual è il rapporto tra la dicotomia umano/non umano? Quali le nostre responsabilità di fronte ai nostri simili, al pianeta e al cambiamento? Come sarebbe le vita senza di noi? È a partire da tali domande che si sviluppano alcune questioni esistenziali riassunte in tre tematiche cruciali, foriere di approfondite riflessioni sulla fine della centralità dell’uomo attraverso un approccio tipico della filosofia postumana che sostituisce il modello illuminista proprio a partire dalla messa in discussione di questa centralità: i corpi e le loro metamorfosi, il rapporto tra individuo e tecnologie, il rapporto tra corpo e pianeta/terra. 
213 – con un’ampia presenza femminile e non binaria – le artiste e gli artisti in mostra, provenienti da 61 diverse nazioni, per un totale di circa 1433 tra opere e oggetti inclusi: tra questi, 80 nuove produzioni (tra cui quelle di Barbara Kruger e Cecilia Vicuña) pensate specificamente per dialogare con gli spazi espositivi dislocati nelle sedi storiche della Biennale, tra il Padiglione Centrale, i Giardini, le Corderie, le Artiglierie e gli spazi esterni delle Gaggiandre e del Giardino delle Vergini nel complesso dell’Arsenale. 26 le artiste e artisti italiani chiamati a esporre: Nanda Vigo, Grazia Varisco, Tecla Tofano, Giovanna Sandri, Carol Rama, Eusapia Palladino, Diego Marcon, Laura Grisi, Elisa Giardina Papa, Linda Gazzera, Chiara Enzo, Sara Enrico, Lucia di Luciano, Dadamaino, Giulia Cenci, Giannina Censi, Ambra Castagnetti (nell’ambito del progetto speciale Biennale College Arte), Regina Cassolo Bracchi, Milly Canavero, Tomaso Binga, Mirella Bentivoglio e Annalisa Alloatti, Benedetta, Marina Apollonio Carla Accardi, Enif Robert. Nelle parole di Alemani “molte artiste e artisti contemporanei stanno immaginando una condizione postumana, mettendo in discussione la visione moderna e occidentale dell’essere umano – in particolare la presunta idea universale di un soggetto bianco e maschio “uomo della ragione” – come il centro dell’universo e come misura di tutte le cose. Al suo posto, contrappongono mondi fatti di nuove alleanze tra specie diverse, abitati da esseri permeabili, ibridi e molteplici, come le creature fantastiche inventate da Carrington. Sotto la pressione di tecnologie sempre più invasive, i confini tra corpi e oggetti sono stati completamente trasformati, imponendo profonde mutazioni che ridisegnano nuove forme di soggettività e nuove anatomie”. 

Lenora de Barros, POEMA (POEM), 1979_2014. Photo Fabiana de Barros. Courtesy the Artist; Gallerie Georg Kargl Fine Arts, Vienna; Bergamin & Gomide, São Paulo
Solange Pessoa, Sonhíferas, 2020–2021. Photo Daniel Mansur. Courtesy the Artist; Mendes Wood DM Sao Paulo, Brussels and New York

Aspetto non secondario è la forte connotazione storica che questa Biennale assumerà con la distribuzione lungo il percorso espositivo del Padiglione Centrale e delle Corderie di “cinque piccole mostre tematiche a carattere storico (che) costituiscono una serie di costellazioni nelle quali opere d’arte oggetti trovati, manufatti e documenti sono raccolti per affrontare alcuni dei temi fondamentali della mostra” attraverso l’attivazione di importanti prestiti da tutto il mondo. Queste capsule temporali, sviluppate in collaborazione con il duo di designer Formafantasma, avranno come finalità quella di creare dei rimandi tra opere storiche e opere contemporanee per attivare differenti temporalità, il tutto concepito nell’ottica di una mostra trans-storica che rifletta anche sulle modalità con cui la storia dell’arte e i suoi dispositivi vengono costruiti, generando meccanismi di inclusione ed esclusione. Fine dell’antropocentrismo e comunione tra diverse forme di vita e specie, insieme alla promozione di saperi locali e di nuove politiche identitarie, divengono così gli strumenti concettuali per raccontare storie ritenute minori. Nel Padiglione Centrale, ad esempio, la capsula intitolata La culla della strega celebra il dominio del fantastico in favore di un ibridismo e di una relazionalità fluttuanti; al principio delle Corderie, invece, un’altra capsula storica si ispira agli scritti di Ursula K Le Guin e alla sua teoria della narrazione che identifica la nascita della civiltà negli oggetti utili alla raccolta, al sostentamento e alla cura: qui l’artista surrealista Bridget Tichenor è accostata alle ceramiche di Mária Bartuszová, le sculture di Ruth Asawa alle creature ibride di Tecla Tofano. 

L’identità grafica della Biennale Arte 2022 e il design delle pubblicazioni sono stati studiati da A practice for Everyday Life esplorando i concetti di fluidità, identità, umano/non-umano; il catalogo ufficiale, a cura di Cecilia Alemani, comprende, oltre al contributo della curatrice, alcuni saggi di Matthew Biro, Jennifer Higgie, Alyce Mahon, Azalea Seratoni, Christina Sharpe, insieme a reprint storici di importanti testi. 

Tra i progetti speciali realizzati dalla Biennale di Venezia si ricordano il Progetto Speciale Forte Marghera con un progetto site-specific di Elisa Giardina Papa all’interno della Polveriera austriaca; il Progetto Speciale al Padiglione delle Arti Applicate, nella Sala d’Armi dell’Arsenale, frutto della collaborazione tra La Biennale e il Victoria and Albert Museum (V&A) di Londra, con una mostra di Sophia Al-Maria. Un ulteriore progetto è quello della Biennale College Arte per giovani artisti/e emergenti under 30, con Simnikiwe Buhlungu, Ambra Castagnetti, Andro Eradze e Kudzanai-Violet Hwami, finalisti della prima edizione, che potranno accedere a un contributo di 25.000 euro per la realizzazione del lavoro finale. Le opere realizzate saranno presentate, fuori concorso, come parte della 59. Esposizione Internazionale d’Arte, Il latte dei sogni

Elle Pérez, Petal, 2020_2021. Courtesy the Artist; 47 Canal
Remedios Varo, Simpatía (La rabia del gato), 1955. Collection Eduardo F. Costantini, Buenos Aires. © Artists Rights Society (ARS), New York – SIAE
Alexandra Pirici, Aggregate, 2017–2019. Photo Andrei Dinu. Courtesy the Artist. © Alexandra Pirici
Catalogo – Venice Biennale 2022 – Book Renders