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Back to Nature 2021| Villa Borghese, Roma

Dopo il grande successo della scorsa edizione, il progetto curato da Costantino D’Orazio Back to Nature torna ad invadere gli spazi di Villa Borghese con nuove installazioni di arte contemporanea che, ancora una volta, lasciano spazio ad un tema non più solamente attuale quanto urgente, ovvero la necessità di costruire una nuova forma di dialogo […]

Back to Nature 2021. Loris Cecchini, Arborexence, 2021
Back to Nature 2021. Giuseppe Gallo, Eroi, 2006

Dopo il grande successo della scorsa edizione, il progetto curato da Costantino D’Orazio Back to Nature torna ad invadere gli spazi di Villa Borghese con nuove installazioni di arte contemporanea che, ancora una volta, lasciano spazio ad un tema non più solamente attuale quanto urgente, ovvero la necessità di costruire una nuova forma di dialogo con la natura circostante. 

Fino al prossimo 25 luglio, nell’area compresa tra Parco dei Daini e Piazza di Siena, le nuove installazioni dialogheranno con il verde di Villa Borghese, tra vialetti e specchi d’acqua, in un percorso ad ingresso gratuito che permetterà anche al pubblico meno avvezzo al contesto museale di poter fruire di opere di artisti molto noti nel panorama nazionale e non solo. Una natura che trova nell’opera d’arte la sua ideale prosecuzione, come nel caso degli alberi decorati a filo di lana, come nella scorsa edizione, dall’Accademia di Aracne o nella ramificazione di innesti in acciaio protagonisti di Arborexence firmata da Loris Cecchini, in cui l’elemento naturale assume una nuova morfologia. 

Sull’erba che cosparge Piazza di Siena, cento panchine prodotte da Michelangelo Pistoletto grazie a generosi donatori, disegnano il simbolo del Terzo Paradiso, quella dimensione sociale di armonia tra uomo e natura che l’artista suggerisce di raggiungere per poter finalmente costruire un futuro migliore. Altra tappa del percorso l’unica a svilupparsi all’interno di uno spazio chiuso, è la mostra Arte e Natura. Opere dalle collezioni capitoline di arte contemporanea a cura di Antonia Arconti, Ileana Pansino e Daniela Vasta, ospitata sino al prossimo 19 settembre presso il Museo Carlo Bilotti. La mostra, che abbraccia un arco temporale che va’ dai primi del Novecento sino ai nostri giorni, si offre come un’occasione per poter fruire opere fra dipinti, fotografie, video, sculture e installazioni che non hanno uno spazio museale permanente e che vengono esposte solo su turnazione. Tutte provenienti dalle collezioni capitoline, compresi i prestiti in comodato della Unicredit S.p.a., le opere di grandi artisti contemporanei da Gianfranco Baruchello a Giosetta Fioroni, da Alfredo Jaar a Olivo Barbieri si interfacciano con autori della prima metà del Novecento come Fausto Pirandello ed Enrico Coleman. 

Dodici sedie firmate da Giuseppe Gallo emergono dalla terra con le proprie gambe troppo alte, che non sarebbero in grado di sostenere alcun peso. Sono i deboli Eroi del nostro tempo, fragili eppure caparbi e pronti a rinascere dalle ceneri degli ultimi due anni con nuovo vigore. Eroi pronti a ricominciare a sperare, in quel sottile confine tra reale e irreale, come gli immaginari sognatori che percorrono la scala che Leandro Erlich ha posto al centro della sua installazione Window & Ladder – Città Eterna, una scala sospesa nel vuoto al cui culmine si apre la cornice di una finestra, che l’artista ‘ruba’ da quella vista dal vivo in un palazzo vicino al Pantheon. Una speranza che porta spensieratezza, che fa sperare in un un ritorno alla fantomatica normalità come suggerisce l’installazione di Marinella Senatore Assembly, in cui il pubblico è invitato a partecipare alle performance sonore in risposta al messaggio Dance first, think later! presa in prestito da Samuel Beckett e che ricorda le grandi luminarie della festa. 

Back to Nature 2021. Marinella Senatore, Assembly, 2021
Back to Nature 2021. Pietro Ruffo, Migrante, 2021

Un invito ad una presa di coscienza verso una responsabilizzazione del proprio io, alla ricerca di una nuova consapevolezza, quella che al di fuori dal proprio egocentrismo esiste una grande ricchezza: quella dell’altro da sé, come il Migrante che Pietro Ruffo fa emergere dalle acque della Fontana del Sileno o quella delle connessioni tra l’Uomo e il Cosmo, che Tomás Saraceno raccoglie in un concerto elaborato a partire da una campionatura dei suoni dell’universo. O ancora quell’invito a riflettere sull’idea di libertà e sulla sua privazione, offerto dall’opera di Marzia Migliora, Staccando l’ombra da terra #1 e #2. Frutto del lavoro svolto dall’artista nella sezione femminile del carcere romano di Rebibbia, l’installazione è presente in due esemplari, uno all’interno del parco e invisibile per le donne carcerate, l’altro all’interno della casa circondariale, invisibile per le persone comuni. Una doppia fila di sottili canne d’organo, disposte alla stessa distanza delle sbarre di una cella, viene attivata dalla presenza del pubblico: tramite l’oscillazione dell’altalena posta al centro – il cui sedile porta incisa la frase “vogliamo respirare la vostra stessa aria” – si muove emettendo un suono leggero, come di una voce, quella voce invisibile eppure così potente. La suggestione del volo riporta indietro nel tempo, alla dimensione dell’infanzia e del ricordo, riportando la mente a quella dimensione emozionale di leggerezza tipica della libertà, esperita sia da coloro che sono ‘fuori’, che da coloro che sono ‘dentro’, così come quella della costrizione alla reclusione, provata durante il periodo di lockdown.

Peccato che, ancora per molti, manifestazioni come queste non ricevono il dovuto rispetto e quella che potrebbe essere un’occasione per avvicinarsi all’arte contemporanea diviene un momento goliardico che si sostituisce alla gita al centro commerciale: a seguito di un atto vandalico, infatti, il lavoro di Marzia Migliora non è più fruibile. 

Se estrapolata dal contesto istituzionale, l’opera d’arte sembra perdere la propria aurea di autenticità, insieme a quella sorta di timore reverenziale che all’interno dello spazio museale abitualmente la accompagna. Viene da domandarsi se forse questa città non sia ancora pronta per l’arte pubblica, proprio perché in parte quel pubblico non ha ancora gli strumenti per poterla rendere propria.

Che possa essere allora non solo un monito alla consapevolezza verso il valore di quella Natura che troppo spesso viene depauperata, ma anche verso il valore che l’arte e la cultura devono avere per permettere davvero l’avvento di un futuro migliore di questo presente.

Fino al 25 luglio 2021, Villa Borghese, Roma
Fino al 19 settembre 2021, Museo Bilotti, Roma

Back to Nature 2021. Marzia Migliora, Staccando l’ombra da terra #1, 2021
Back to Nature 2021. Accademia di Aracne – Yarn bombing, 2020, filo di lana