Editoria e fotografia sono al centro della ricerca di Spazio Punch, che festeggia il suo decimo anniversario. In un decennio, lo spazio, allestito in un ex birrificio della Giudecca, è diventato un punto di riferimento nel panorama artistico veneziano indipendente e di ricerca: Penisola. Committenza, eredità, ricerca tra editoria e fotografia è il titolo scelto dai curatori, Augusto Maurandi e Giulia Morucchio, per la mostra della ripartenza e dell’anniversario, allestita fino al 1 agosto 2021. Il dialogo tra fotografia e editoria emerge nella scelta di fotografi e realtà editoriali completamente diverse tra loro: gli storici Mario Cresci e Paolo Roversi, il fotografo amatoriale Alberto di Lenardo e gli artisti Mattia Balsamini, Jacopo Benassi, Francesca Gardini e Giovanna Silva affiancano la storica Rizzoli, le case editrici indipendenti bruno, Humboldt Books, Mack e Yard Press, il magazine Alla Carta e la piattaforma online di Cortona on the Move. L’allestimento è una costellazione in cui scatti, installazioni e libri si intrecciano e si guardano, per raccontare l’Italia dell’impresa e dell’industria, del quotidiano.
Augusto Maurandi e Giulia Morucchio hanno risposto ad alcune domande per parlare della mostra, dello spazio, di artisti, di progetti, di speranze e creatività.
Veronica Pillon: Penisola è una mostra che mette in relazione editoria e fotografia: da cosa nasce l’idea di realizzare un’esposizione di questo tipo?
Spazio Punch: Editoria e fotografia sono due discipline da sempre al centro della ricerca e dell’interesse di Spazio Punch. La prima mostra che abbiamo prodotto è stata L’edicola (2012), dove abbiamo presentato magazine indipendenti di ricerca includendo i progetti di Apartamento, Krisis, Pizza, San Rocco e unFLOP paper.
Negli anni abbiamo ospitato anche diverse mostre di fotografia come la prima personale dei Synchrodogs in Italia (Naturally occurring, 2014), o quella di Jacopo Benassi (2018) che è presente anche in Penisola con un lavoro inedito realizzato in Giudecca.
Per i 10 anni dello spazio volevamo fare un’esposizione che fosse in linea con la nostra programmazione passata. Al tempo stesso ci interessava mettere in mostra la fotografia in modo diverso, non tradizionale, lavorando con delle vere e proprie installazioni fotografiche per esaltarne la componente artistica e non fermarci solo al piano fotografico.
L’ispirazione per la mostra è nata dopo essere venuti a conoscenza che Apartamento Studios aveva curato la direzione creativa di Time, Light, Space (Rizzoli, 2020), volume fotografico realizzato in occasione dei cinquant’anni di attività di Poliform, storica eccellenza italiana nel campo dell’arredamento. Non potendo fare grandi festeggiamenti per via dell’emergenza sanitaria, Poliform ha deciso di celebrare questo traguardo con un catalogo, affidando allo sguardo del grande fotografo di moda Paolo Roversi il ritratto di alcuni oggetti delle passate collezioni, con cui raccontare la storia e l’anima dell’azienda.
Da quel momento in poi la nostra ricerca si è orientata verso progetti editoriali che coinvolgono fotografi italiani, concentrandoci in particolare sulle uscite dell’ultimo anno.
VP: Per la mostra avete coinvolto una serie di realtà editoriali e di fotografi di generazioni e formazione molto diverse. Con quale criterio li avete selezionati? C’è un filo contenutistico che lega le fotografie esposte?
Spazio Punch: L’esposizione nasce da progetti editoriali prodotti da realtà molto differenti tra loro che includono fotografi italiani di formazione e generazioni molto diverse, per dare una panoramica quanto più ampia possibile di entrambe le discipline. In mostra sono presenti sia le pubblicazioni sia le opere tratte da queste, lavori fotografici per lo più inediti che, nella maggior parte dei casi, sono stati stampati e installati per la prima volta proprio in occasione dell’esibizione.
È questo il caso di Togliatti. La fabbrica della Fiat di Humboldt Books (2020) che vede la partecipazione di Giovanna Silva nella doppia veste di fotografa ed editrice.
Questo contributo è allestito in mostra come una vera e propria installazione. Rifacendoci alle immagini degli spazi d’affissione vuoti presenti nel libro, abbiamo deciso di replicare più volte la stessa immagine – quella del busto di Palmiro Togliatti – per creare un pattern di fondo sopra al quale abbiamo apposto le fotografie selezionate.
Gli altri progetti inclusi in Penisola sono il libro-strumento Misurazioni. Fotografia e territorio — Oggetti, segni e analogie fotografiche in Basilicata di Mario Cresci, uscito per la prima volta nel 1978 e recentemente riprogettato dall’artista insieme alla casa editrice indipendente Yard Press col sostegno di Matèriacol sostegno di Matèria; An Attic Full of Trains (2020), archivio del fotografo amatoriale Alberto di Lenardo pubblicato dalla casa editrice inglese Mack Books che lavora spesso con fotografi italiani, e il catalogo di Poliform con gli scatti di Roversi edito dalla storica Rizzoli.
Parliamo di progetti editoriali, e non di libri, perché la nostra indagine nel mondo del publishing include anche il magazine Alla Carta, presente in mostra con una serie di fotografie di Francesca Gardini tratte dal numero autunno/inverno 2020 “Pinocchio”, la pubblicazione inedita An/architecture in Venice di Jacopo Benassi,supportata da Francesca Minini Milano, che anticipa un’uscita futura di Spazio Punch in collaborazione con l’editore veneziano bruno, e una piattaforma digitale – per includere in questa ricognizione anche l’editoria online – The Covid 19 Visual Project, promossa dal festival di visual narrative Cortona on the Move, in cui è stato pubblicato il reportage fotografico di Mattia Balsamini.
Grazie al lavoro di ricerca dei mesi passati siamo riusciti a mettere insieme autori molto diversi tra loro e soprattutto diverse narrazioni individuali che formano un unico racconto collettivo: l’immagine di un’Italia virtuosa che va dal mondo rurale a quello del design, dalla Fiat alla Ferrari, dal centro alle periferie.
La nostra idea era quella di tracciare un’istantanea della scena nazionale in ambito editoriale e fotografico, includendo progetti significativi che raccontassero il 2020.
In questo senso, pensiamo a Penisola come a una placca di Voyager tutta italiana, lanciata nel futuro.
VP: Penisola è il titolo che avete scelto per la mostra. Come sottotitolo: Committenza, eredità, ricerca tra editoria e fotografia. Mi raccontate come e a che tipo di ‘eredità’ fate riferimento?
Spazio Punch: Il titolo è venuto in maniera molto spontanea e ci ha convinto fin da subito. In qualche modo creava un legame ideale con quella che era stata l’esperienza di Viaggio in Italia, che è sempre stato un riferimento implicito nella fase di ideazione della mostra.
Committenza, eredità e ricerca sono invece i tre temi che ricorrono, in senso più o meno lato, nelle opere in mostra e che servono a definire in maniera un po’ più dettagliata l’itinerario che proponiamo.
Il primo termine si riferisce certamente al lavoro su commissione di Paolo Roversi per Poliform, ma si ritrova anche in Contingency Plans (2020), saggio fotografico di Mattia Balsamini realizzato su invito di Cortona on the Move di raccontare la crisi pandemica.
Con le sue immagini eleganti e cliniche, il fotografo ha testimoniato come le fabbriche di tutta Italia abbiano prontamente convertito o adattato i loro cicli di produzione per rispondere all’emergenza sanitaria.
La stessa operazione di committenza è presente anche nel progetto di Francesca Gardini: la fotografa ritrae un gruppo di adolescenti che sembrano dei burattini che si sono appena fatti bambini in carne e ossa, per interpretare il tema “Pinocchio”, lanciato dalla redazione della rivista Alla Carta.
Committenza è infine il soggetto di Togliatti. La fabbrica della Fiat (2020), volume composto a quattro mani con testi di Claudio Giunta e fotografie di Giovanna Silva, che ripercorre l’impresa compiuta cinquant’anni fa dagli operai e tecnici della Fiat inviati nella città russa di Togliatti per impiegare il modello italico nella costruzione di un gigantesco impianto produttivo automobilistico ispirato a quello di Mirafiori.
Con il termine eredità invece ci riferiamo sia al lascito familiare e patrimoniale – come nel caso di Alberto di Lenardo, che dona alla nipote Carlotta l’archivio privato di fotografie scattate nell’arco di tutta una vita -, sia al patrimonio genetico e concettuale come nel caso di Mario Cresci, che rilegge il suo lavoro con la giovane casa editrice Yard Press. La mostra è arricchita di un’ulteriore evoluzione di questa collaborazione: un’installazione composta da 100 copie del libro stampate con copertina bianca su cui spiccano silhouette quasi arcaiche, primitive, archetipi di un mondo animale e fantastico. L’artista ha ripreso queste forme dalle piccole sculture realizzate da un ragazzino spagnolo in carta stagnola, che ricordano per analogia le forme degli oggetti della cultura materiale contadina del Mezzogiorno italiano indagate negli anni ‘70. Una trasmissione del pensiero e del fare che lega passato, presente e futuro.
Infine, la parola ricerca che accoglie tutte le opere in mostra: tra queste, l’intervento di Benassi realizzato in situ qualche settimana prima dell’opening.
L’artista è venuto a Venezia a inizio maggio con l’intento di fare tutt’altro progetto, più sulla linea del ritratto in Giudecca, ma poi ha cambiato idea perché attualmente la sua ricerca personale si sta discostando da quella più conosciuta.
La sua permanenza in città si è concretizzata in una serie di scatti di angoli e muri anonimi e apparentemente insignificanti di Sacca Fisola, il quartiere popolare della Giudecca. Queste immagini del quartiere destrutturato sono state installate su ad un muro che sembra essere stato strappato da un altro edificio e portato in mostra.
An/architecture in Venice prende anche la forma di un leporello accompagnato da una conversazione tra l’artista e il ricercatore e curatore Saul Marcadent. La pubblicazione, validata da due annulli speciali costruiti dall’artista, è inedita e a tiratura limitata e sarà acquistabile nel nostro bookshop fino al termine della mostra.
Inoltre, per noi era importante riconoscere e celebrare le azioni di committenza, eredità e ricerca svolte dagli editori nel creare delle operazioni culturali coraggiose che vivono su carta e che noi abbiamo avuto l’opportunità di rendere spaziali.
VP: L’allestimento è stato affidato allo studio Zaven mentre Metodo Studio disegnerà la pubblicazione che accompagna il progetto espositivo. Cosa potete raccontarci di queste collaborazioni?
Spazio Punch: Crediamo che il successo di un progetto nasca da uno sforzo condiviso. Penisola è uno di questi casi.
Con Zaven (studio di design di base a Venezia, formato da Enrica Cavarzan e Marco Zavagno) ci lega una lunga amicizia. Abbiamo iniziato a collaborare con loro per la realizzazione dei setting di Emporio Punch (2020), evento multidisciplinare lanciato lo scorso anno per valorizzare il lavoro di 30 giovani creativi emergenti.
In Penisola, l’intervento in mostra ideato e realizzato da Zaven è caratterizzato da scheletri metallici e tubi led che disegnano la geografia dell’esposizione. Le varie strutture, pensate in relazione al lavoro di ciascun artista, articolano lo spazio e si sviluppano di fronte un grande schermo verde che lascia posto alle possibilità interpretative del digitale. Inoltre, Zaven si sono occupati anche dell’allestimento del nuovo bookshop dedicato alla mostra, al primo piano dello spazio, recuperando e reinterpretando i materiali residui degli allestimenti precedenti.
Anche con Metodo c’è un rapporto duraturo; è lo studio che ci segue fin dagli inizi e ci ha dato una base fondamentale per poter comunicare al meglio ogni progetto.
Attualmente stiamo lavorando ad una pubblicazione: includerà le foto delle opere installate nello spazio, per meglio far capire l’intreccio di relazioni tra i lavori.
La pubblicazione segnerà un passaggio molto importante che riporterà la mostra alla dimensione editoriale.
VP: Spazio Punch celebra il suo decimo anniversario: quali sono stati gli obiettivi raggiunti in questi dieci anni di attività e cosa riserva il futuro per uno spazio di ricerca e sperimentazione artistica all’avanguardia, inserito in un contesto così particolare come l’isola della Giudecca?
Spazio Punch: Punch nasce dal desiderio di colmare un vuoto culturale cittadino e di dare spazio ad eventi che ci piacerebbe vedere nell’ambito della moda, dell’arte, del publishing.
Nel corso di questi dieci anni siamo riusciti a riunire attorno a noi una comunità di creativi che lavorano in diversi ambiti e un pubblico che ci segue e che ha trovato in Spazio Punch un luogo in cui si sente rappresentato dalla tipologia di mostre ed eventi che proponiamo.
Per il futuro, il desiderio è sempre quello di riuscire a continuare come abbiamo fatto fino ad ora, in costante mutazione/evoluzione, tra progetti sempre più complessi e sperimentali, dando spazio ai giovani. Ci piacerebbe continuare a produrre eventi e mostre con una forte identità, dando una veste sempre nuova al nostro spazio.
Stiamo uscendo da un periodo molto duro, segnato prima dall’acqua alta straordinaria del novembre 2019 e poi dalla pandemia. I sostegni alle attività culturali e alla ripartenza, sia a livello nazionale che a livello locale, sono stati nulli o quasi. Essere ancora in piedi è un gran traguardo ed essere riusciti a realizzare un progetto come Penisola con le nostre forze e senza far ricorso ad alcun supporto economico o sponsorship è anche un modo per dare un segnale alle istituzioni ed evidenziare l’importanza delle realtà indipendenti nell’ambito della diffusione e promozione di una certa visione artistica e culturale.
Penisola. Committenza, eredità, ricerca tra editoria e fotografia
A cura di Augusto Maurandi e Giulia Morucchio
Spazio Punch
Giudecca 800/o, 30133 Venezia
Fino al 1 agosto 2021