A+ B Contemporary Art di Brescia ospita una piccola mostra essenziale – con soli tre lavori, il primo realizzato a quattro mani e due opere messe a confronto – che corrisponde alla cifra stilistica di Stephanie Stein e Tobias Hoffknecht i quali, in direzioni diverse, rimeditano la lezione del Concettualismo degli anni Sessanta e Settanta. Il titolo, Bobbi, non è casuale: è un nome sia maschile sia femminile scelto per sottolineare le tangenze tra i due.
Il lavoro realizzato congiuntamente, intitolato O-Ton, è un oggetto fortemente ambiguo: una scultura a parete, collocata eccentricamente nello spazio espositivo. Realizzata in plexiglass, è un piano quasi senza corpo che si sviluppa articolandosi nel vuoto e determinando una divisione dello spazio in un “dentro” e un “fuori”. Una partizione che, data la trasparenza del materiale, visivamente a tratti quasi si annulla. Rimane un polo di attrazione inizialmente discreto e poi sempre più presente che accentra l’attenzione e ridisegna asimmetricamente l’ambiente. La struttura, che presenta unicamente sé stessa, è un archetipo, come sembra voler indicare anche il titolo: contrazione di “Originalton” – termine tedesco del quale non esiste un corrispondente italiano – può essere tradotto come “ suono originario”. L’O-Ton quindi è sonorità primaria, che non si può riprodurre ma solo tradurre trasformandola in linguaggio. Analogamente come questo lavoro è un ideale grado zero delle ricerche di Stein e Hoffknecht , che nascono da un comune retroterra debitore al Minimalismo e al Concettuale e punto di partenza per l’elaborazione personale di ognuno, come si evidenzia nella seconda sala, dove sono esposte le opere dei due artisti.
Stein inserisce i suoi lavori nell’ambiente, integrandoli al contesto e creando degli “interspazi” che lo modificano, operando anche sulla metamorfosi percettiva della materia. Spagat è un altorilievo angolare dal colore metallico – ma in realtà realizzato in legno di balsa ricoperto da strati di grafite – una presenza muta che alterna una superficie liscia con elementi verticali che ritmicamente scandiscono una parte della superficie, imprimendo un’accelerazione percettiva al piano e alla parete. È un opera che dà corpo alla dimensione temporale nella sua relazione con lo spazio.
Hoffknecht invece parte da una riflessione sugli oggetti domestici la cui forma viene svuotata e riproposta in un sorta di contro design che, grazie al titolo, non perde la relazione con l’oggetto di partenza, creando dei cortocircuiti di senso come in Untitled (Puffo). La scultura è composta di due elementi di marmo posti ortogonalmente della stessa qualità di quello che ricopre il pavimento della galleria con cui visivamente entra in relazione . Le due lastre delimitano un volume vuoto che altro non è che la “smaterializzazione” della comune seduta, evocata attraverso la sua mancanza.
Bobbi è quindi un interessante esperimento di collaborazione che va oltre il semplice dialogo per diventare sinergia concreta e momento di incontro/scontro tra le reciproche ricerche.
Testo di Rossella Moratto
Fino al 20 maggio 2015