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JOYKIX — Senza orizzonte (Cibo dentro)

Nowhere, Milano fino al 10 luglio 2015  Interno, buio. Uno schermo concavo trasmette sequenze ipnotiche. Uno sguardo dentro, nelle interiora: il cibo che si trasforma da nutrimento a materia, da materia a merce, da merce a prodotto simbolico la cui immagine,...

Joykix,   Senza orizzonte (cibo dentro),   Nowhere Gallery,    Milano - Installation view
Joykix, Senza orizzonte (cibo dentro), Nowhere Gallery, Milano – Installation view

Nowhere, Milano

fino al 10 luglio 2015 

Interno, buio.

Uno schermo concavo trasmette sequenze ipnotiche. Uno sguardo dentro, nelle interiora: il cibo che si trasforma da nutrimento a materia, da materia a merce, da merce a prodotto simbolico la cui immagine, non più referenziale, si distorce. La forma dello schermo-scultura è quella delle finestre della sede della Standard&Poors, nel distretto finanziario di New York, architettura faustiana del terzo millennio. Risuona, a intermittenza, il rumore dei convogli della metropolitana.

Due apparizioni: la prima è l’ossessivo alternarsi delle finestre nella facciata di S&P che diventa un pattern ripetitivo e virale, potenzialmente espandibile all’infinito. Nella sua geometrica serialità è un omaggio al modernismo, all’architettura razionale del modulo che oggi non sogna più la città ideale ma specula su quella reale. La seconda sono cinque immagini che fissano per sempre l’illusione che scorre sullo schermo. Materie organiche non identificate, presenze inquietanti a forma di croce – che corrispondono alla superficie bidimensionale del solido di proiezione – , sono gastroscopie che rivelano alternazioni e corpi estranei che abitano dentro di noi o forse si tratta solo di frammenti di realtà che non sappiamo più vedere ma solo percepire distrattamente nella visione massmediatica.

Improvvisamente appare un rogo: è una capanna che brucia, quella di Filemone e Bauci. Questo ultimo baluardo contro il potere viene distrutto col fuoco, cancellato, ridotto in cenere, perché la miseria non è prevista dal sistema, così come il dissenso e i resti di un passato che non trova più posto nella società-vetrina odierna.

E all’improvviso, ogni ventitré minuti, irrompe il suono a festa delle campane, proveniente da un altrove non distinguibile: campane a festa che annunciano la Pasqua e la Resurrezione, non sappiamo se della merce, segnandone il trionfo o se, invece, l’utopia di un risveglio. Sperduti in questo paesaggio ballardiano, siamo senza meta e senza orizzonte: Joykix cerca di andare oltre l’apparenza e racconta metaforicamente del nostro presente e del nostro futuro in esaurimento (No future, come cantavano profetici i Sex Pistols nel 1977), del crollo delle grandi speranze della modernità e della fine delle utopie. Cosa rimane? Lo spazio per una profonda riflessione, come scrive Bifo nel suo libro Dopo il futuro “la funzione trasformativa dell’arte si è spostata dal piano dell’azione politica diretta al piano di una terapia della sensibilità”.

Il progetto è riassuntivo della ricerca dell’artista che, negli ultimi anni, si è interrogato sul cibo – e sulla merce – e sull’architettura e le relazioni tra questa e il potere dominante. Le riflessioni trovano qui una narrativa unificante in cui le sperimentazioni fotografiche, video e sonore – e ora anche plastiche – coesistono coerentemente a livello formale e concettuale.

Testo di Rossella Moratto

Joykix,   Senza orizzonte (cibo dentro),   Nowhere Gallery,    Milano - Installation view
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