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Intervista con i fondatori della casa editrice Veii

La casa editrice Veii è stata fondata a Roma nel 2020 da Valerio e Paolo Di Lucente e Fabrizio Amoroso. Il focus editoriale sono i libri di fotografia incorniciati in una raffinata e originale veste grafica. Simona Squadrito: Ciao Valerio,...

Paolo di Lucente, “Rome” VEII, 2021, Roma

La casa editrice Veii è stata fondata a Roma nel 2020 da Valerio e Paolo Di Lucente e Fabrizio Amoroso. Il focus editoriale sono i libri di fotografia incorniciati in una raffinata e originale veste grafica.

Simona Squadrito: Ciao Valerio, Paolo e Fabrizio, la prima cosa che mi piacerebbe sapere è il significato del nome della vostra casa editrice, cosa significa Veii?

Veii: Veii è il nome di una delle più fiorenti città etrusche, poi conquistata dai romani. Guardando una vecchia mappa del Lazio abbiamo notato questo nome che ci ha incuriosito fin da subito. Per certi versi si tratta di una Roma prima di Roma, di un fantasma del passato. Essendo tutti e tre nati e cresciuti in questa città, la scelta di utilizzare questo nome per la nostra casa editrice ci è sembrato fin da subito una forma di richiamo senza alcuna esplicitazione.  
Affianca questa nota storica, una pura curiosità grafica e tipografica dettata dalla presenza delle due ii, una doppia vocale non comune in italiano, ma al contrario più facilmente riscontrabile in lingue come per esempio il finlandese. In maiuscolo VEII sembra quasi una serie di numeri romani e diventa fortemente geometrica, una sintesi di verticali, orizzontali e diagonali senza curvature. Nel minuscolo la doppia i conferisce alla parola un’istantanea valenza grafica, quasi un’immagine. Per certi versi è un nome dal carattere duplice che, indipendentemente da come lo scriviamo, suggerisce un plurale, che per noi è una perfetta lettera d’intenti: nulla è univoco o singolare.

S.S: Quali sono stati i motivi che vi hanno spinto a focalizzavi sui libri di fotografia contemporanea? Qual è la vostra filosofia in merito alla fotografia e ai libri di fotografia?

Veii: La fotografia è un comune denominatore che ci unisce, ancor di più è l’interesse per i libri. Sebbene ad oggi abbiamo realizzato solo libri di fotografia contemporanea, siamo in realtà interessati a produrre libri che non abbiano esclusivamente a che fare con la fotografia, ed immaginiamo progetti di diversa natura. Vediamo il libro come veicolo e mezzo per esprimere linguaggi e paesaggi culturali eterogenei. Attraverso Veii vogliamo esplorare le diverse possibilità che il medium libro presenta editorialmente, graficamente e come oggetto.
Più che alla fotografia come genere da esplorare, siamo forse interessati al ruolo delle immagini e l’uso che di esse possiamo fare. Per certi versi i primi due volumi ne sono un perfetto esempio. In Ore 12 Circa abbiamo utilizzato immagini altrui per dare forma a una costruzione narrativa che traducesse la dimensione del numero di pagina in un fattore per determinare lo scorrere del tempo. Rome è invece la rappresentazione di un parallelismo geografico. Per certi versi i due volumi sono molto simili: equivoci volti a lasciare il lettore interrogarsi su ciò che sta guardando.  

S.S:  Ore 12 Circa è il primo libro che avete realizzato. Si tratta di un progetto fotografico di Fabrizio Amoroso. Le pagine di questo libro sono numerate come fossero lancette di un orologio, che via via scorrono. Il libro inizia con l’interpretazione di una raccolta di negativi anonimi che l’autore Fabrizio Amoroso nel 2010 ha trovato in un mercatino delle pulci di Parigi. Potete raccontarmi di più di questo volume analizzando anche la sua veste grafica? 
Veii: Tra le centinaia di negativi che l’autore si è ritrovato tra le mani, una piccola parte aveva a che fare con un incidente mortale avvenuto a Catania. Una lavagna immortalata dal fotografo traccia l’avvenimento, accaduto all’incirca alle ore dodici. Dopo un lungo periodo di editing, questa immagine ha permesso all’autore di trovare una soluzione per il formato libro che le fotografie richiamano, dunque ha scelto questa immagine come punto di partenza. Al contempo l’ha mantenuta segreta al lettore, decidendo di non includerla e ovviando a qualsiasi forma di suggerimento sull’origine del titolo. È da questo dettaglio che è nata l’idea di utilizzare l’elemento temporale, o meglio l’approssimazione dello stesso, come chiave di svolgimento della narrativa.

Cover, Paolo di Lucente, “Rome”, VEII, 2021, Roma
Paolo di Lucente, “Rome”, VEII, 2021, Roma
Paolo di Lucente, “Rome”, VEII 2021, Roma

L’escamotage temporale ci ha permesso di trasformare la progettualità editoriale alla stregua di uno sviluppo cinematografico dove gli orari che ci accompagnano da pagina a pagina diventano una linea cronologica da seguire. In Ore 12 Circa un minuto ha la durata di otto pagine, dove l’intero arco narrativo si sviluppa poco prima delle ore 12 e poco dopo.
Sebbene la narrazione, dunque, scorra in maniera più o meno naturale, una domanda sorge spontanea: qual è la destinazione di questo montaggio per immagini? La risposta resta nelle mani del lettore, libero di scegliere se il punto di partenza per questa finzione narrativa è o meno nell’incidente mortale.
Nell’elaborazione del progetto grafico l’ispirazione è ricaduta sul mondo dei fotoromanzi e del cinema di genere italiano degli anni Settanta.

S.S: La vostra ultima fatica editoriale si intitola Rome, è un libro a mio avviso ironico e bizzarro che mostra le tante città di Roma sparse per gli Stati Uniti d’America. Sfogliando le pagine di questo libro siamo trascinati in un road trip americano che a tratti assume le sembianze di eclettiche delle cartoline della Roma imperiale. 
Raccontatemi come è nato questo libro, dal viaggio condotto da Paolo Di Lucente, fino al layout grafico realizzato da Valerio Di Lucente.

L’inizio della ricerca di Paolo nasce durante una visita alla città di Rome New York che, insieme a Rome Georgia, è nell’elenco delle Rome una delle più grandi per estensione. Il viaggio da lui realizzato successivamente negli Stati Uniti determina la costruzione di una mappatura che, volutamente, non è resa esplicita all’interno della pubblicazione. Abbandonando ogni intenzione documentativa, lo sviluppo del progetto fotografico diviene circoscritto all’idea di smarrimento. Nella sequenza di immagini non è fornita alcuna indicazione di quale Rome stiamo incontrando; sono più che altro degli equivoci a dettare il ritmo di questo libro.
Un lavoro di analogie si associa alla selezione di false rovine che nella composizione sono estratte dal loro contesto, neutralizzate e riportate a una possibile Roma di ieri. Simboli come la già citata lupa bronzea, i loggiati con colonne neoclassiche, un Colosseo-hotel si evolvono tra le pagine sino a diventare scarti bruciati e abbandonati. Tratteggiano il volume altri soggetti come fiumi e colli, il giallo e il rosso o le venature grigie e nere del marmo.
Nella meccanica del libro, quello che stiamo guardando è ciò che non è. Le Rome che vediamo sono il perpetuarsi di copie non conformi, interpretate, non garantite. Sono una somiglianza fuori posto, somiglianza che viene rimarcata nel racconto di un funzionario comunale, primissimo incontro dell’autore nella versione newyorkese della città di Roma. Ciò che ne emerge è la scoperta della donazione di una copia bronzea della Lupa Capitolina alle due città da parte di Mussolini nel 1929 e di Alfonso Felici, reduce della Seconda guerra mondiale, nel 1956.
Il design del libro contribuisce a questa apparenza equivoca: il carattere su base traiana, la tela e i colori di Roma invertiti in copertina e una sequenza che lentamente porta allo smarrimento. In un sottile mix di generi, il mito del sogno americano e l’infinita fascinazione per le rovine della storia sono protagonisti di un viaggio attraverso parallele città eterne.
Ultimo dettaglio da descrivere è un piccolo testo al centro del libro: quattro pagine dorate accolgono un estratto da A Proposito di Roma. Nel film di Egidio Eronico, un Ninetto Davoli smarrito non riconosce più la sua Roma a causa dello sviluppo urbano e ne confonde la periferia con alcune città americane, elencandole disorientato. Questo breve stralcio dal nostro punto di vista partecipa alla narrazione visiva meglio di qualsiasi altra interpretazione critica.

S.S: Cosa avete in serbo per il futuro? A quali nuovi progetti state lavorando? 

Veii:Come anticipato precedentemente, la fotografia è stata un punto di partenza che non rappresenta nella totalità la nostra linea editoriale. Al momento attuale stiamo lavorando a diversi progetti che non vedono l’immagine come protagonista, ma che al contrario dialogano con altre discipline. La fotografia è il campo di provenienza di due dei fondatori, mentre Valerio si è occupato di ambiti e tipologie editoriali più eterogenee.

FabrizioAmoroso, “Ore 12 circa”, Veii, 2020, Roma