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DAMA — Un modello di galleria condivisa

[nemus_slider id=”60781″] Per gli organizzatori di Dama – Giorgio Galotti, Domenico De Chirico e Lorenzo Balbi – questa fiera indipendente rappresenta un’evoluzione naturale e necessaria per la realtà odierna dell’arte contemporanea, un’iniziativa italiana che ha tratto ispirazione da modelli come...

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Per gli organizzatori di Dama – Giorgio Galotti, Domenico De Chirico e Lorenzo Balbi – questa fiera indipendente rappresenta un’evoluzione naturale e necessaria per la realtà odierna dell’arte contemporanea, un’iniziativa italiana che ha tratto ispirazione da modelli come Paris Internationale, Indipendent o Sunday.
Gli organizzatori di Dama hanno voluto essere più vicini alle esigenze delle gallerie – proponendo un modello fieristico di qualità, ma economicamente accessibile – prestando alle opere un’attenzione inedita per un contesto fieristico, mostrandole con cura e con il necessario respiro che queste esigono. Gli artisti stessi hanno del resto avuto la fortuna di potersi confrontare con un patrimonio artistico di particolare valore, rappresentato dal settecentesco Palazzo Saluzzo Paesana con i suoi sontuosi arredi ed uno splendido e pressoché intatto impianto decorativo. Dama è stata altresì generosa nei confronti del pubblico, offrendo un’esperienza meno estenuante e più concentrata, e il pubblico stesso ha premiato l’iniziativa presentandosi numeroso.
Giorgio Galotti ha definito DAMA come un “modello di galleria condivisa”, ed effettivamente così è stato: passeggiando per le belle sale, abbiamo avuto la sensazione di intraprendere un percorso ragionato e senza interruzione. Dama  è un’idea intelligente e si spera vincente, che ha acceso la speranze sulle opportunità di ripensare a nuove possibilità, inoltre l’iniziativa è stata un’occasione concreta per ripensare attraverso l’arte contemporanea il patrimonio del nostro passato, ripensando a nuovi  modi di relazione e di dialogo con esso.
Il percorso di Dama si apre (quasi uno statement) con le opere della pittrice Stephanie Hier (Toronto 1992), la più giovane tra gli artisti presenti. La galleria torinese Neochrome, punta su un discorso più legato alla tradizione esponendo delle pitture che con ironia riflettono sui luoghi comuni della figurazione, come la pittura paesaggistica o la natura morta. Un’altra giovanissima artista è Magda Skupinska (Varsavia 1991),  rappresentata dalla galleria londinese Maximillian William, con tele su cui forme curvilinee e sensuali sono tratte da materiali naturali come la cera d’api o la sabbia. L’allestimento delle opere crea un immediato riferimento alla tappezzeria della stanza, dai toni pressoché identici, così come la matericità scelta dall’artista sembra riconoscersi con la ruvida superficie della parete damascata.

DREI - Dama Turin 2016
DREI – Dama Turin 2016

Giorgio Galotti punta sull’eleganza delle forme e su un’istallazione delle opere ancora in perfetta armonia con la sala a sua disposizione, presentando due artisti nettamente diversi. Sono di Sarah-Jane Hoffmann le cinque delicate  sculture in rame e legno, opere che entrano in perfetta relazione con lo spazio quasi da essere inghiottite da questo. Anche i tessuti di Piotr Skiba, lavorati con un procedimento particolare che genera un’ossidazione della stoffa, sembrano scampoli e tende lasciati lì temporaneamente da chi ha vissuto nel palazzo. Ma basta varcare un’altra soglia per entrare in un contesto diverso. L’atmosfera muta di colpo nella sala, riccamente affrescata e decorata, a disposizione della galleria tedesca  Drei. La sala è interamente dedicata a una grande istallazione dell’artista artista svizzero Cedric Eisenring che ricostruisce una scenografia che ricorda gli antichi teatrini di carta usati dai bambini per i loro giochi e le loro recite, composta da una serie di scatole di grandi dimensioni e facilmente smontabile e trasportabile. All’interno sono custoditi disegni e stampe, e quasi a rimarcare la nostra suggestione del gioco e della favola, un’immagine più di altre cattura l’attenzione, una famosa illustrazione di Alice nel paese delle meraviglie. L’atmosfera giocosa dell’incanto e della fantasia fanciullesca viene bruscamente interrotta dall’atmosfera greve delle grandi sculture di Isabella Andriessen – giovane artista olandese presentata dalla galleria Cinnamon. Definite dal gallerista stesso come sculture-performative, questi grandi resti, giacciono, “in vita” sul pavimento della sala dei busti. Le sculture sono interattive e reattive, infatti un dispositivo presente al loro interno genera calore, provocando lo scioglimento della cera al petrolio, il materiale principale utilizzato per queste opere. Domenico De Chirico definisce questi lavori come “paesaggi apocalittici”. L’artista, con queste sculture affronta il tema dell’antropocene, dell’inquinamento e dell’impatto dell’uomo sul pianeta.

Lasciamo l’Europa per arrivare in Cina con la galleria Antenna Space. Anche in questo caso l’artista presentato è molto giovane. Yu Honglei riflette sulle proprie tradizioni e rivisita in chiave contemporanea l’antica scultura cinese. Utilizza dei materiali preziosi, ma dando loro una diversa connotazione e immagine capace di esprimere, come sostiene Domenico De Chirico “un messaggio chiaro e diretto” in quanto “è impossibile confonderci e non riconoscere immediatamente che abbiamo a  che fare con un lavoro di un artista cinese”. L’idea di scultura di Yu Honglei, infatti, corrisponde evidentemente a un’estetica orientale, con una radicalità in chiaro contrasto con l’arte europea. La nostra passeggiata si conclude con la proposta della galleria  Yautepec: tre video di Calixto Ramirez artista messicano dallo stile di vita nomade, che ha scelto, proprio per questo motivo, la video arte come linguaggio più appropriato.  Il video presentato sembra concludere il cerchio sottolineando uno dei temi ricorrenti di Dama, il rapporto uomo-natura. 

Dama non ha sono ospitato delle gallerie, ma come ogni evento indipendente che si rispetti ha presentato progetti inediti, spettacoli e performance. Tra questi ricordiamo la performance di Benni Bosetto, quella di Flavio Favelli, l’installazione audio di Valentina Vetturi, il  complesso lavoro di Luca Resta, l’intervento di Elena Mazzi e la sessione di proiezioni a cura di Kabul Magazine, una piattaforma curatoriale emergente.

Priscilla Tea - Neumeisterbaram  - DAMA,   Turin 2016
Priscilla Tea – Neumeister Bar-Am – DAMA, Turin 2016
Tobias Naeh - DAMA,   Turin 2016
Tobias Naehring – DAMA, Turin 2016