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“Un comitato scientifico curatoriale al posto del curatore/direttore unico, un concept tematico ‘largo’ invece di una tesi da dimostrare, l’ampliamento del progetto espositivo a tutta la città di Milano e oltre”: questi sono, secondo il presidente della Triennale di Milano Claudio De Albertis, gli aspetti centrali su cui si è puntato in questa XXI Esposizione Internazionale della Triennale di Miano, intitolata 21st Century. Design After Design, inaugurata il 2 aprile e in corso fino al 12 settembre 2016.
Dalla Triennale alla Fabbrica del Vapore, da Pirelli HangarBicocca al Politecnico, dallo IULM al MUDEC, dal Museo della Scienza a BASE, dal Palazzo della Permanente all’Area Expo, dal Museo Diocesano al quartiere Pirelli, dall’Università Statale di Milano all’Accademia di Brera… fino alla Villa Reale di Monza, dove la Triennale stessa ha avuto luce.
‘21st Century. Design After Design’ non vuole dare visioni sul futuro ma cerca di decodificare il nuoco millennio e di individuare i cambiamenti che coinvolgono l’idea stessa di progettualità. La preposizione “after” può essere intesa come “dopo”, in riferimento a una progettualità in quanto fatto posteriore o susseguente al Novecento, oppure come “nonostante” in rfierimento a una progettualità che si fa largo, in via antagonista, a dispetto del persistere di condizioni ascrivibili al secolo precedente (da comunicato stampa).
Le tematiche principali di questa ventunesima edizione toccano aspetti anche di carattere antropologico, come la morte, il sacro, l’eros, il destino, le tradizioni e la storia. Ma sono anche riferibili a questioni di generazione e di genere nella progettazione; legate alla globalizzazione del design, alla crisi del 2008, alle problematiche del nuovo millennio, alla relazione tra design e ambiente cittadino, tra design ed artigianato.
Ci saranno 11 mostre curate dal comitato scientifico della XX1T — costituito da Claudio De Albertis, Vicente Gonzáles Loscertales, Silvana Annicchiarico, Andrea Branzi, Giorgio Camuffo, Andrea Cancellato, Luisa Collina, Arturo Dell’Acqua Bellavitis, Kenya Hara, Stefano Micelli, Pierluigi Nicolin, Clarice Pecori Giraldi, Cino Zucchi —; 16 in collaborazione con musei, enti, istituzioni ed aziende; un Orto Planetario in Area Expo; un programma teatrale a cura del CRT presso il Teatro dell’Arte; una rassegna cinematografica “Cinema&Arti”; due summer school, al Politecnico e nell’Area Expo; il Milano Game Festival, il Festival dei Diritti Umani e l’Indipendent Theatre Festival, assieme anche alla partecipazione al Festival del Cinema Africano d’Asia e America Latina, al Milano Design Film Festival e al Milano Film Festival. E ancora, un ciclo di concerti nel Palazzo dell’Arte, in Pirelli HangarBicocca e nel Teatro dell’Arte; un ciclo d’incontri alla Villa Reale di Monza dedicato alla cultura del progetto; tre incontri internazionali sul tema “Labour after Labour”; un ciclo di performance teatrali al Teatro Continuo di Burri, …
E’, dunque, un ritorno della Triennale “né improvviso né improvvisato” e “l’approdo alla consapevolezza dell’unicità della Triennale, della sua pluridisciplinarietà, del suo ruolo come punto d’incontro tra i vari soggetti che hanno nel progetto il minimo comun denominatore” (De Albertis).
Di seguito una panoramiche delle mostre in corso.
TRIENNALE DI MILANO
Women in Italian Design
Si tratta della nona edizione del Triennale Design Museum, quest’anno incentrata su una tematica delicata ed estremamente importante: la considerazione del genere femminile in quanto elemento incisivo e fondamentale nella creazione e nella progettualità del design. Dopo che la femminilità è stata pressoché ignorata da storici e teorici del design, questa mostra — a cura di Silvana Annicchiarico e con progetto allestitivo di Margherita Palli — vuole dare degna luce ad una realtà ben più grande di quello che ci si aspetta, andando ad analizzare la questione di genere non solo da un punto di vista biologico e naturale, ma anche e soprattutto culturale.
Neo Preistoria – 100 Verbi
All’interno di un ambiente buio e dalle pareti specchianti, che ingrandiscono notevolmente lo spazio, sono stati situati numerosi strumenti che ripercorrono la storia evolutiva umana, dai primi rudimentali oggetti funzionali alla sopravvivenza alle nuove nano-tecnologie, fino alle attuali frontiere della ricerca. Come suggerisce il curatore della mostra, Andrea Branzi — affiancato in questo ruolo da Kenya Hara, con cui ha progettato anche l’allestimento —: “Il XXI secolo, ancora così poco esplorato, rappresenta in questo senso una nuova preistoria, quando il destino complessivo dell’umanità non aveva una direzione precisa e gli oggetti possedevano molti significati, dalla funzione pratica al valore rituale e magico”. Saremmo dunque all’inizio di una nuova età dell’uomo, in cui la nostra mente sarà affiancata dall’intelligenza artificiale, di cui non conosciamo ancora potenzialità, limiti, risvolti, …
La Metropoli Multietnica
Curata da Andrea Branzi e sotto progetto artistico di Daniele Macchi, questa mostra vuole indagare una delle problematiche più presenti e sentite del XXI secolo: la scomparsa delle tradizioni e costumi locali all’interno della nebbia del mercato mondiale, della globalizzazione, delle merceologie internazionali, dell’omologazione di massa.
Brillant! I futuri del gioiello italiano
Si tratta dell’esposizione di oltre cinquanta collier realizzati dai più interessanti designer del gioiello italiani. Da Antonini a Riccoboni; da Monica Castiglioni a Damiani; da Ferré a Gaetano Pesce… in un percorso volto a studiare i risvolti dell’innovazione tecnologica nella produzione orafa contemporanea, affiancandola alla creazione più tradizionalista.
STANZE. Altre Filosofie dell’abitare.
Si tratta di una sequenza di ambienti realizzati da architetti e designer negli ultimi anni, in particolare: Andrea Anastasio, Manolo De Giorgi, Duilio Forte, Marta Laudani e Marco Romanelli, Lazzarini Pickering Architetti, Francesco Librizzi, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Carlo Ratti Associati, Umberto Riva, Elisabetta Terragni. L’esposizione è dedicata all’architettura degli interni, quell’ambito del progettare più intrinsecamente vicino alla vita quotidiana delle persone.
alamak!
Il titolo di questa mostra è un termine utilizzato nel sud-est asiatico e in Giappone per reagire con stupore ad un evento: significa “oh mio Dio!”. Sotto la curatela di Tim Power e Yoichi Nakamuta, con la direzione progettuale di Theo Theodorou, sono stati riuniti 12 nuovi designer asiatici ciascuno con un proprio progetto, con l’intento di mostrare in Italia quanto l’Asia stia diventando anch’essa cento propulsore di interessanti novità nel campo della progettualità. Questo soprattutto con le nuove generazioni, che spesso, studiando in Occidente, sanno intrecciare in nostro patrimonio culturale con il loro.
PIRELLI HANGARBICOCCA
Architecture as Art
Ideato da Pierluigi Nicolin e a cura di Nina Bassoli, questo percorso, allestito nello Shed dell’Hangar e dedicato al rapporto tra arte ed architettura, intende dar luce ai vari sconfinamenti che in fase progettuale si verificano tra i diversi campi operativi, tra architetti, designer, artisti, paesaggisti… Modelli progettuali messi in pratica vogliono fare di queste nuove idee architettoniche dei luoghi fisicamente percorribili dallo spettatore, consentendogli anche di scoprire il lato artistico insito alle quindici opere-architetture esposte.
MUDEC
Sempering
Questa mostra a cura di Luisa Collina e Cino Zucchi, col coordinamento scientifico di Valentina Auricchio e Simona Galateo, ha come titolo una parola che è un neologismo dal cognome dell’architetto Gottfried Semper (1803-79). Si tratta di un termine che in architettura e design significa “azione costruttiva su di un materiale o un componente che lascia una traccia formale significativa nel prodotto finale”. La forma del prodotto finale, che sia architettonico, d’oggettistica, ecc., consente di suddividere la mostra in otto zone differenti, quasi si creasse una griglia per mettere ordine tra tutte le invenzioni realizzate negli ultimi anni. Impilare, intrecciare, plasmare, connettere, piegare, disporre, incidere, soffiare sono le otto modalità operative che possono portare alla creazione di un nuovo progetto, da poi realizzare nella realtà.
FABBRICA DEL VAPORE
NEW CRAFT
Il percorso espositivo ha il fine di mostrare gli sviluppo delle nuove tecnologie nella progettazione e creazioni di manufatti di alto valore e di estrema funzionalità. Biciclette, stampe, letterpress, gioielli, vestiti, mobili, protesi sono alcuni dei prodotti qui esposti tutti realizzati mediante le nuove tecnologie, spesso con robot che, una volta programmati, creano da sé il prodotto finito. E’ una nuova era che, come suggerisce il curatore Stefano Micelli, appare “libera da prodotti seriali”, piena di “varietà e sperimentazione”, appunto perché la programmazione della macchina che crea può essere facilmente mutata a computer.
PALAZZO DELLA PERMANENTE
La logica dell’approssimazione, nell’arte e nella vita
Aldo Colonetti e Gillo Dorfles hanno curato un allestimento che vuole sottolineare l’importanza dell’approssimazione nel fare un progetto, creare un prodotto o un’opera. L’approssimazione è quell’imperfezione che porta ad una continua ed incessante ricerca, invece, della perfezione, che, però, appare sempre ad un passo da noi. E noi, nel fare questo passo, mutiamo, pensiamo, progettiamo, creiamo cose nuove. “Senza approssimazione la nostra vita diventerebbe impossibile, e ancora maggiormente la nostra arte”, così disse Dirfles nel ’51 nel conveglio in Triennale dedicato a “La Divina proporzione”. In mostra opere di Marcel Duchamp, Piero Manzoni, Arnaldo Pomodoro, Ugo Mulas, …; progetti di Mario Botta, Renzo Piano, Studio Azzurro, …; ma anche oggetti banali e quotidiani come un metro, una matita, un Post-it, una scopa, …
Si segnalano anche la mostra dedicata alle videoinstallazioni create con videogiochi, presente negli spazi dello IULM; quella che ripercorre il confronto tra produzione artistica e campo del sacro all’interno del Museo Diocesano; un’altra che riflette sulla natura e sull’uomo, ponendo attenzione al territorio e all’acqua su scala locale e globale, allestita al Museo della Scienza e della Tecnologia. Ma anche l’esposizione dei diversi progetti, storici e contemporanei, realizzati per creare nuovi tipi di campus universitari al Politecnico; il progetto che intende analizzare le forme architettoniche capaci di includere un gran numero di persone autonomamente, all’Expo Gate. Si passa poi alla Statale di Milano, dove sono esposti quattro micro moduli abitativi di altrettanti designer potenzialmente posizionabili vicino a borghi, aziende agricole, parchi, …per offrire un’ospitalità sostenibile e a basso impatto, oltre che energeticamente autonoma grazie a pannelli solari. Ma si ricorda anche l’esposizione di pezzi della Collezione Permanente del Design italiano negli spazi del Belvedere della Villa Reale di Monza; come il gruppo di mostre “City after the city” nell’ Area Expo, volto ad affrontare nuove modalità di “stare” nella città odierna, lungi dal malessere e dal disagio provocati dall’effluvio di stimoli e stress spesso divenuti opprimenti.
Per ulteriori informazioni: http://www.triennale.org/