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Germano Celant: Non l’ho mai fatta così grossa! |Arts&Foods

[nemus_slider id=”41881″] E’ inaugurata in questi giorni  la mostra  Arts&Foods, rituali dal 1851 e  Cucine&Ultracorpi,  entrambe ospitate dalla  Triennale di Milano ed entrambe a cura di  Germano Celant. Sono stati coinvolti 7000 mq dell’intera Triennale, dalla Curva, alla Galleria Aulenti, al Cubo al...

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E’ inaugurata in questi giorni  la mostra  Arts&Foods, rituali dal 1851 e  Cucine&Ultracorpi,  entrambe ospitate dalla  Triennale di Milano ed entrambe a cura di  Germano Celant. Sono stati coinvolti 7000 mq dell’intera Triennale, dalla Curva, alla Galleria Aulenti, al Cubo al piano superiore.

Dalla Colazione in giardino di Giuseppe De Nittis, ai Children’s Paintings di Andy Warhol; dal set primaclasse Alitalia con piatto, piattino, posatine, sale e pepe di Colombo e Ambrogio allo Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Umberto Boccioni; dall’ottocentesca tavola aristocratica con cristalli e argento riallestita ad hoc alle Ultime Cene di Bonifacio de’ Pitati (1540-45), El Greco (1565), Andy Warhol, Andres Serrano, Vik Muniz, Sam Taylor-Johnson e Vanessa Beecroft; da Natura morta con clarinetto ventaglio e grappolo d’uva di Georges Braque al Porte-bouteilles di Marcel Duchamp; dai caffe?, cabaret, bar e ristoranti rivisitati dalle Avanguardie ai particolari di propaganda di Mario Schifano; dai decollages di Mimmo Rotella ai contenitori per liquidi multi-colorati di Kartell; dai servizi da tavola che, impilati, creano una forma di pino verde di Ambrogio Pozzi alla tavola disfatta post-cena di Angelo Morbelli (1884); dalla mini abitazione Pavillon “Les jours meilleurs” di Jean Prouve? alla musica dei Pink Floyd; da un carretto del mercato giocattolo di origine francese del XIX secolo al Poema del vestito di latte di Filippo Tommaso Marinetti; dalla casa di pane di Urs Fischer al Pane alfabeto di Penone; da La grande Abbuffata di Ferreri alla lavatrice “digerente” di Wim Delvoye; dalle fotografie di bambini che portano il pane di Nico Migliori alla natura morta di Paul Gauguin, o di James Ensor; dalla cartolina dell’Autogrill a ponte di Novara (1962) al mercato festante di Victor Gabriel Gilbert; dal pesce gigante di Frank O. Ghery al ritratto di un Cuoco di Claude Monet…

Ma ecco come ne parla Germano Celant, curatore delle due mostre.

Il compito di realizzare questa operazione e? stato enorme, per sostenere la qualita? dell’invito dell’Expo E la qualita? internazionale della Triennale. Il compito e? stato ciclopico, ma siamo ancora qui! L’idea e? di partire nel 1851, perche? la storia dell’Expo parte in quell’anno con l’Expo di Londra. Il percorso si sviluppa poi oltre 150 anni, nella storia dei linguaggi, i ‘rituali’, che girano attorno al cibo, in tutte le manifestazioni dell’arte. Arti che creano un’orchestra di immagini, materiali, oggetti che la gente puo? esperire personalmente e fisicamente. E’ una mostra in cui si e? toccati da una caverna di elementi: lo spettatore vede la sua vita, coi coltelli della nonna, della mamma, la cucina ‘che avevo anche io’. Ho pensato ad un piccolo avatar dell’Expo culturale, un’entita? complessa di tutte le arti che comunicano, qualcosa a tutti i livelli, dai bambini ai nonni, con porzioni ‘proibite agli adulti’. La mostra dovrebbe essere un abbraccio culturale e totale in cui ognuno si ritrova a tutti i livelli di cultura. E’ una storia cronologica, storica, che aveva bisogno di una storia futura. Per questo, “Cucine&Ultracorpi” e? una parte parallela che arriva fino ai giorni nostri, alle star-cuochi. Nello spirito dell’Expo, voglio fare dei numeri: 300 le fotografie, 800 i documenti di grafica, oltre 1500 i pezzi di design, 500 le opere d’arte, 18 gli ambienti in scala reale, un percorso di 7000 mq, circa 100 le realta? che hanno collaborato, oltre 100 gli artisti e le persone che mi hanno affiancato sono quasi 150. Ringrazio Expo e la Triennale, perche? non l’ho mai fatta cosi? grossa!

Arts & Foods,   installation  view 2015,   La Triennale di Milano - Foto: Francesca Verga
Arts & Foods, installation view 2015, La Triennale di Milano – Foto: Francesca Verga

Un sunto degli interventi degli altri referenti.

Giuseppe Sala (Amministratore delegato Expo 2015)

Di fatto questa mostra e? la prima esibizione dell’Expo e la prima promessa mantenuta. La mostra dice quello che l’Expo deve fare: mettere insieme educazione, analisi, riflessione. Si cerca di innovare nel rispetto delle tradizioni. Sono certo che in questa edizione di Milano la forza del tema dell’alimentazione si vedra? piu? che mai, in quanto universale, pervasivo. E’ un racconto. Noi abbiamo cercato di interpretare il tema e di fare la nostra parte in modo consapevole.

Milano, come definita dal New York Times, e? la meta piu? attrattiva del 2015 nel mondo, sta facendo la sua parte e l’Italia sta cercando di presentare un volto molto particolare. I paesi partecipanti stanno preparando la loro presenza qui con un entusiasmo non riscontrato nelle ultime edizioni dell’Expo, sebbene a volte li veda un po’ avviliti dallo stillicidio quotidiano di polemiche. L’Expo deve avere la possibilita? di condizionare positivamente il percorso di Milano e della Triennale, che ha passato una fase della sua vita non felicissima, ma negli ultimi anni ha trovato la forza per risollevarsi.

De Albertis (Presidente Triennale Milano)

La mostra da? un nuovo volto al palazzo, che e? straordinario. Oggi abbiamo una visione della Triennale completamente diversa, cosa molto emozionante. Il Teatro dell’Arte e? nuovo, i Giardini sono rinnovati: tra le altre cose, abbiamo ridato acqua ai bagni di De Chirico. Vogliamo dare una ricomposizione unitaria tra interno ed esterno, nella quale si inserisce il riallestimento dello spettacoloso ristorante sul tetto in cui Muzio inauguro? l’apertura del suo progetto terminato. Affidando a Celant ed a Rota la curatela e l’allestimento di Art&Foods, abbiamo voluto dare continuita? al percorso di Expo: un percorso molto accattivante che piacera? a tantissima gente. Noi abbiamo decantato quanto accadeva a Shanghai, ma forse, dal punto di vista architettonico, i padiglioni del sito di Expo 2015 sono ancora meglio.

Dario Franceschini (Ministro dei Beni e delle Attivita? culturali e del turismo)

Ci sono molte ragioni per cui Milano ha carte formidabili da giocarsi nei prossimi decenni e l’Expo e? un punto di partenza, da guardare con attenzione e cura. Bisognerebbe fare riacquistare fiducia ed orgoglio agli italiani. Expo e? una sfida che portera? molti frutti, e? un fatto trainante. Bisogna fare il piu? possibile in modo che i visitatori dei padiglioni abbiano poi voglia di proseguire il loro viaggio in Italia e non solo nel resto d’Europa. Ma per Milano e? soltanto l’inizio. Nel mondo ed in Europa le grandi citta? si sostituiscono nel loro essere ‘di moda’: penso che in questo decennio sara? il turno di Milano. Citta? che investe su cultura, contemporaneo, formazione, giovani artisti, …Ragionando su queste potenzialita?, stiamo organizzando di portare a Milano i 140 ministri della cultura dei paesi che partecipano ad Expo, per fare capire che l’Italia e? un paese guida della cultura, non solo per il patrimonio, ma anche per le istituzioni. Vogliamo porre un ponte di dialogo tra culture e realta? diverse.

Filippo del Corno (Assessore alla di Cultura Milano)

E’ significativo che il primo padiglione di Expo ad inaugurare sia in Triennale e sia una mostra. Si cambia registro e metro: sino a Shanghai le Esposizioni Universali erano il modo per misurare l’importanza finanziaria, ora diventa occasione di conoscenza, per irrobustite la cultura, il sapere. Milano ha deciso di accompagnare questo processo di trasformazione con la creazione di Expo in citta?, per fare in modo che Milano in questi sei mesi sia un laboratorio di idee. E’ l’occasione di vivere un laboratorio di idee. L’obiettivo e? tornare a fare di Milano il terreno piu? fertile possibile di tutto il mondo.

Arturo Dell’Acqua Bellavitis (Presidente della Fondazione Museo del Design)

Si tratta di una mostra che arriva a proporre l’unita? delle arti e a ricordare come il design influenzi ogni momento della nostra vita. L’invasione dell’elettrodomestico ha cambiato il nostro modo di vivere. Il Museo e? il palcoscenico della ricerca italiana. Questi oggetti ci spiazzano. Altro scenario importante e? quanto Triennale stia facendo per portare le mostre italiane sul design in giro per il mondo. Ci prepariamo, poi, ad un intervento fortissimo e nostro autonomo: la 21esima Triennale, nel 2016, che sara? un altro momento per fare si? che il discorso di Expo non sia un unicum, ma un momento di una continuita?.

Silvana Annicchiarico (Direttore Triennale Design Museum)

Ci dobbiamo confrontare col tema di Expo 2015 senza cadere nella retorica del cibo e del luogo comune, senza tradire la storia del Design Museum. Proponiamo oggetti che nascondono un congegno elettrico: siamo stati sempre abituati a vederli come oggetti amici, ma con Celant abbiamo deciso di capovolgere il punto di vista, raccontandoli come autonomi, indipendenti, anarchici. Siamo arrivati ‘triturati’, e? una metafora facile se si parla di cibo, ‘cotti, spremuti, affettati’, ma e? stata una bellissima esperienza per fare in modo che voi arriviate decotti alla fine (il giro e? molto lungo, compatto e monolitico). A Gaetano Pesce il compito di chiudere il percorso, gli abbiamo chiesto di pensare ad una cucina del futuro: con un piccolo spostamento progettuale, operando in maniera laterale, ci regala la cucina come luogo delle passioni, indipendentemente dalle case. Ci troviamo in cucina a cucinare, a far fare i compiti ai figli, a litigare, a fare l’amore. Pesce ci fara? vedere la cucina dall’alto verso il basso: basta inforcare occhiali nuovi o spostare leggermente il punto di vista per poter capire la storia gloriosa del nostro design italiano.

Arts & Foods,   installation  view 2015,   La Triennale di Milano - Foto: Francesca Verga
Arts & Foods, installation view 2015, La Triennale di Milano – Foto: Francesca Verga
Arts & Foods,   installation  view 2015,   La Triennale di Milano - Foto: Francesca Verga
Arts & Foods, installation view 2015, La Triennale di Milano – Foto: Francesca Verga