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La ‘violenza di sistema’ nella mostra A FIRE IN MY BELLY | Julia Stoschek Collection

A FIRE IN MY BELLY è il titolo della mostra curata da Lisa Long e Julia Stoschek per gli spazi della JULIA STOSCHEK Collection a Berlino. Fino al 12 dicembre 2021, sarà possibile visitare la collettiva, che presenta opere multimediali – film, video, installazioni, dipinti, sculture – per affrontare la problematica questione della violenza di […]

Kandis Williams, Eurydice, 2018. Installation view. A FIRE IN MY BELLY, JSC Berlin. Photo: Alwin Lay.
Thomas Demand, Zaun / Fence, 2004, Photograph; C-Print, Diasec. 180 x 230 cm. Courtesy of the artist.

A FIRE IN MY BELLY è il titolo della mostra curata da Lisa Long e Julia Stoschek per gli spazi della JULIA STOSCHEK Collection a Berlino. Fino al 12 dicembre 2021, sarà possibile visitare la collettiva, che presenta opere multimediali – film, video, installazioni, dipinti, sculture – per affrontare la problematica questione della violenza di sistema. 36 artisti internazionali coinvolti per rispondere alle discriminazioni – di razza, genere od orientamento sessuale e religioso – in forme e modi mutevoli, come diverse sono le esperienze e il background che ciascuno porta con sé e traduce in arte. Il vissuto degli artisti protagonisti – Monica Bonvicini, Paul Chan, Trisha Donnelly, Barbara Hammer, Leila Hekmat, Anne Imhof, Arthur Jafa, Rob Pruitt, David Wojnarowicz, per citarne alcuni – si intreccia con il tentativo di resistenza politica messo in atto per combattere la violenza e la perdita. 

Il titolo della mostra si basa sul film incompleto di David Wojnarowicz, A Fire In My Belly (Film In Progress) and A Fire In My Belly (Excerpt) (1986–87). Nato da un viaggio mistico e allegorico in Messico, A Fire In My Belly pone al centro il corpo che subisce gli effetti devastanti – psicologici, fisici ed emotivi – di una società paradossale di cui la violenza, accettata e quindi riconosciuta dal sistema, rappresenta il perno. L’epidemia di AIDS e la cultura della guerra sono parte della vita personale di Wojnarowicz ma, allo stesso tempo, sono problematiche e ingiustizie che appartengono alla società del tempo. Per questo motivo, A Fire In My Belly diviene emblema di ciò che la mostra rappresenta, attraverso un intreccio, anche paradossale, tra dimensione pubblica e privata. 

Sophia Al-Maria, Beast Type Song, 2019. Installation view, A FIRE IN MY BELLY. Photo: Alwin Lay.
Bernadette Corporation, Get Rid of Yourself, 2003, video, 61′, color, sound. Video still. Courtesy of the artists and Greene Naftali, New York.
Anne Imhof, Untitled (Wave), 2021. Installation view, A FIRE IN MY BELLY, JSC Berlin. Photo: Alwin Lay.

L’eterogeneità dei contributi, la fluidità delle tecniche e dei media emerge anche nel programma di mostra. L’esposizione è accompagnata da una pubblicazione ibrida, tra rivista e catalogo. Critici, artisti e collaboratori dibattono e dialogano rispetto alle tematiche affrontate e sui lavori esposti, coinvolgendo attivamente anche il pubblico. Una copia sarà infatti distribuita a ciascun visitatore, per stimolare un’interpretazione ed evitare un atteggiamento di mera contemplazione di fronte alle opere in mostra. Anche il ricco programma di talk, proiezioni e reading vuole favorire l’agency del pubblico: l’atteggiamento attivo e consapevole, rispetto alla violenza e ai modi in cui essa circola, diventa fondamentale per combattere ingiustizie storiche quali misoginia, razzismo e suprematismo bianco. 

Apertura e democraticizzazione dell’arte è l’obiettivo che Julia Stoschek si è posta, non soltanto attraverso l’esposizione, ma anche attraverso l’accesso online, gratuito e senza restrizioni, di numerose opere della collezione. Nuovi lavori saranno pubblicati ogni settimana, grazie anche alla collaborazione diretta degli artisti. “Questa scelta nasce perché l’arte time-based si adatta ad essere fruita anche in streaming, attraverso dispositivi mobili come tablet e smartphone – afferma Julia Stoschek-. In questo modo, sarà possibile avvicinare anche un pubblico che non conosce il mondo dell’audiovisivo e della videoarte”. Tutti i contenuti disponibili sono fruibili nel catalogo online della collezione (http://www.jsc.art). 

A FIRE IN MY BELLY
A cura di Lisa Long e Julia Stoschek
JULIA STOSCHEK COLLECTION 
Leipziger Strasse 60 D, 10117 Berlino 
Fino al 12 dicembre 2021 

Leila Hekmat, CROCOPAZZO!, 2020, Mixed-media video installation; mannequins, handmade costumes, curtain with digital collage on silk-rayon velvet, daybed with digital collage on silk-rayon velvet and quilted frame, HD video, 80′, color, sound, dimensions variable. Video still. Courtesy of the artist and Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin.
Barbara Hammer, I Was / I Am, 1973, 16-mm film transferred to video, 5′35″, b/w, sound. Film still. Courtesy of the Estate of Barbara Hammer and KOW, Berlin.
Cyprien Gaillard, Cities of Gold and Mirrors, 2009, 16-mm film, 8′52″, color, sound. Film still. Courtesy of the artist and Sprüth Magers, Berlin/London/Los Angeles.
Arthur Jafa, Love is the Message, The Message is Death, 2016, video, 7′25″, color, sound. Video still. Courtesy of the artist and Gavin Brown’s Enterprise, New York/Rome.