Fino al 19 maggio è in mostra a BACO, in Città Alta a Bergamo, la mostra Infrasottile curata da Elio Grazioli, Mauro Zanchi e Sara Benaglia.
Ci sono spazi espositivi che pagano lo scotto della loro posizione: pur trovandosi a due passi dal cuore di una delle piazze più suggestive d’Italia, BACO sconta la sua collocazione defilata, situandosi appunto dietro a quello che è l’afflusso turistico, in via Arena, definita da Le Courbusier una delle vie più belle al mondo, per la quiete, la tipologia, il silenzio.
Ed è così che una mostra importante rischia di essere meno vista di quello che meriterebbe: una mostra basata su riflessione che Elio Grazioli conduce da anni, e che recentemente è stata convogliata nella pubblicazione omonima, “Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti”, edito da post media book.
Il testo è imperniato “sulla capacità dell’artista di mostrare e vedere diversamente la realtà”, ruotando attorno alla nozione di duchampiana memoria di infrasottile, ciò che è “all’estremo della percezione, [] una presenza al limite”: quegli scarti cioè leggeri e contestualmente nevralgici che consentono non di vedere quanto ci attornia diverso da come è sempre è stato, ma di guardarlo con sguardo altro, stupefacente per come si è sempre naturalmente mostrato. Spostamenti lievi che reinterpretano la realtà, oscillazioni minime che rappresentano però un punto di non ritorno della visione ordinaria.
Scrive Grazioli: “Infrasottile è il movimento, il vetro, la polvere, il fumo, l’ombra, il ritardo, l’anticipo”… ovvero quell’impalpabilità operante, il cui avvenire determina variazione.

Vimercati 12, 31/03/2012, 11:19, 16C, 3750×5000 (0+0), 100%, ten stop S cur, 1/60 s, R10.6, G-0.0, B36.0
Paradossalmente come S. Agostino e il Tempo, faccende che appaiono ovvie ma si rivelano complicate da spiegare, e le cui sfumature sottendono questioni abissali.
Nelle stanze decadenti di Palazzo della Misericordia si incontrano lavori di Franco Vimercati, Davide Mosconi, Marina Ballo Charmet, Alessandra Spranzi, Luca Pancrazzi, Amedeo Martegani, Eva Marisaldi, Luca Vitone, Gianluca Codeghini, Aurelio Andrighetto, Giovanni Oberti, Ange Leccia e Eric Baudelaire la visione dei cui lavori arricchisce la già estremamente elastica idea di infrasottile.
Le fotografie di Davide Mosconi sono tracce di oggetti lanciati nell’aria, traiettorie che solo la macchina fotografia può fermare ma per l’occhio sono scie fugaci; i frutti di Giovanni Oberti sono ricoperti da una pellicola di polvere, deposito sottile della nostra quotidianità; gli scatti di Marina Ballo Charmet, intitolati propriamente “Con la coda dell’occhio”, sono rubati dagli angoli più periferici dello sguardo; gli oggetti di Alessandra Spranzi sono di straordinaria quotidianità, incantevoli banalità di ogni giorno.
Ma l’opera più straniante, a mio avviso, è il video di Ange Leccia, il cui protagonista infrasottile non è la ragazza sott’acqua, come ad un primo sguardo si sarebbe portati ad intendere, bensì lo schermo di bolle, il respiro acquatico che si frappone tra noi e il suo viso.
Infrasottile. L’arte contemporanea ai limiti.
a cura di Elio Grazioli, Mauro Zanchi, Sara Benaglia
21.04.2018 – 19.05.2018
BACO – Palazzo della Misericordia, Via Arena 9, Città Alta, Bergamo