
Danza, musica, drammaturgia e arte visiva si incontrano dando vita al progetto The Other Side, una creazione time e site specific realizzata da Fondazione Nazionale della Danza / Arteballetto di Reggio Emilia e La Toscanini in collaborazione con Collezione Maramotti, il cui debutto è previsto per il 25 giugno su Rai5.
Un progetto nato durante l’isolamento e che ha assunto nel corso del tempo una dimensione di ricerca e sperimentazione. Nell’impossibilità dei danzatori e delle danzatrici di tornare su un palco davanti ad un pubblico, la videodanza diventa un linguaggio capace di sopperire una mancanza mettendo allo stesso tempo in gioco una nuova creatività. Lontano dall’intenzione di utilizzare il video come puro mezzo di documentazione, The Other Side sceglie lo sguardo e il montaggio di Valeria Civardi per portare sullo schermo la ricerca coreografica di Saul Daniele Ardillo. I corpi dei danzatori, rimasti in isolamento questa primavera a causa della pandemia, tracciano la storia (scritta da Simone Giorgi) di solitudini che si rincorrono da una parte all’altra delle pareti sulle note di brani di repertorio o di musiche scritte per l’occasione da Fabio Massimo Capogrosso. Realizzato a distanza, tramite videoconferenze e telefonate, il progetto è per il suo drammaturgo Giorgi “un’opera che unisce il linguaggio dei corpi, quello della musica e quello audiovisivo, per restituire al pubblico e a noi stessi quell’idea di insieme – di essere insieme e di essere un insieme, un tutto vivo superiore alla somma dei suoi componenti – che cerchiamo nella danza”.
The Other Side si configura come una vera e propria produzione di danza che assume la fenomenologia di un’opera video. L’immagine di partenza per la costruzione della drammaturgia è quella di un muro che separa due stanze e due persone.

Un’idea che in un teatro sarebbe stata resa concreta attraverso una parete sul palco a separare i due performer e che in un prodotto audiovisivo viene realizzata attraverso il montaggio, assumendo così una carica stilistica oltre che estetica. Sarà lo spettatore, attraverso i suoi occhi, a ricomporre l’insieme, ad immaginare quei corpi vicini, ma tra loro irraggiungibili. L’isolamento e la solitudine ne emergono come condizioni possibili in qualsiasi momento della vita, in qualsiasi primavera, e non solo nelle circostanze attuali. A fare da sfondo (letteralmente) è il grande dipinto Love di Luisa Rabbia, parte della trilogia Love-Birth-Death ed esposto per la prima volta nel 2017 in occasione di una personale alla Collezione Maramotti. Una tela di 274×513 cm che per tutta la sua diagonale, di misura superiore a quella della larghezza, è occupata da due corpi iperumani composti da ragnatele di segni leggeri il cui colore blu e rosso riportano inevitabilmente alla mente il sangue e le vene, il corpo interiore reso visibile.
Ad essere rappresentata è la coppia iniziale, il cielo e la terra, in uno spazio e in un tempo sospeso proprio come per i danzatori di The Other Side. Per comprendere la possibilità di due corpi di essere così legati è necessario guardare alla cosmologia egiziana e in particolare alla vicenda di Nut (Cielo) e Geb (Terra) amanti separati da Ra il dio-sole, la cui unione è da immaginare come antecedente a qualsiasi divisione dell’essere nello spazio e nel tempo. Nella colossale tela della Rabbia, i loro corpi sembrano emergere da un cielo liquido, da uno spazio pittorico sospeso che contemporaneamente dà e prende vita dalle due figure. Ancora una volta è l’insieme al di là delle sue parti. E’ davanti alla proiezione di quest’opera che i danzatori muovono i loro passi, si cercano nel tentativo di ritrovarsi, di comunicare. O sono forse alla ricerca di quell’unità e di quella capacità comunicativa viscerale perduta?