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Testo di Gemma Fantacci
Il progetto, a cura di Arturo Galansino, trasforma radicalmente Palazzo Strozzi, che diventa protagonista dell’unione tra arte e scienza. Il palazzo cinquecentesco viene adibito a laboratorio esperienziale: da una parte il pubblico è chiamato ad interagire con l’architettura circostante grazie ai monumentali scivoli realizzati da Carsten Höller, che catapultano i visitatori, muniti di piccole piante di fagiolo, dal loggiato del secondo piano fino al cortile, proponendo una esperienza del tutto inaspettata dell’edificio; dall’altra, questo diventa parte integrante dello studio di Stefano Mancuso sul comportamento e la percezione che le piante hanno dell’ambiente e degli organismi che le circondano.
Come descritto nel suo intervento tenutosi giovedì 26 Aprile presso Toscanalab a Firenze, la ricerca del neurobiologo italiano verte sullo studio delle piante in quanto esseri cognitivi dotati di un tipo di intelligenza che li rende organismi attivi del tutto in grado di vedere, sentire e comunicare con il loro corpo. Al pari di ogni altro essere vivente, le piante sono caratterizzate da comportamenti complessi il cui studio porta inevitabilmente a porsi domande sul rapporto che l’uomo ha con questi organismi e più in generale con l’ambiente che lo circonda.

Carsten Höller – The Florence Experiment, 2018, Palazzo Strozzi, Firenze – Foto di Martino Margheri
Gli studi di Mancuso si intrecciano con la formazione scientifica di Carsten Höller. Prima di intraprendere il suo percorso artistico Höller ha infatti conseguito un dottorato in scienza dell’agricoltura presso l’Università di Kiel e ha continuato il suo percorso scientifico come ricercatore nel campo dell’entomologia. La sua indagine artistica, iniziata alla fine degli anni 80, si interroga sulla natura umana attraverso monumentali installazioni che, simili ad esperimenti scientifici, mirano a trasformare l’ambiente in cui sono situate per indurre il visitatore a riflettere sulla percezione che ha di se stesso come individuo ed in rapporto allo spazio circostante. Per Palazzo Strozzi l’artista ha realizzato due enormi scivoli, intrecciati tra loro e posti al centro del cortile dell’edificio. Questa gigantesca installazione non solo trasforma l’ambiente conferendo dinamicità alla struttura del palazzo, ma invita soprattutto i visitatori a ripensare il loro rapporto con lo spazio museale.
Palazzo Strozzi diventa una piattaforma di interazione in cui il pubblico assume il ruolo di co-autore nell’opera di Höller. Lo scivolo rappresenta un tema ricorrente nella sua ricerca artistica e fa parte di una serie denominata Slides che ha avuto inizio nel 1998 alla prima edizione della Biennale di Berlino. In questa occasione, l’artista ha realizzato due scivoli spiraliformi, Valerio I e Valerio II, che connettevano i piani del Kunst-Werke passando addirittura attraverso le finestre dell’edificio. L’artista definisce questo tipo di interventi sculture esplorative che permettono una esperienza allo stesso tempo individuale e collettiva del contesto in cui sono inserite e della propria individualità. Holler descrive il complesso mix di sensazioni che si provano durante la discesa come “una specie di panico voluttuoso, inflitto a una mente altrimenti lucida”, riprendendo le parole che Roger Caillois ha usato per delineare la relazione che si interpone tra uomo e gioco.

Carsten Höller – The Florence Experiment, 2018, Palazzo Strozzi, Firenze – Foto di Martino Margheri
Lo spazio museale è visto dall’artista come luogo di sperimentazione, materia prima da modellare e rimodellare al fine di cambiarne la fisicità e la percezione. Gli interventi di Höller sono soliti alterare lo spazio espositivo introducendo installazioni di grandi dimensioni che lo trasformano in un insolito parco giochi in cui osservare e testare i comportamenti e le reazioni delle persone davanti a ciò che è inconsueto ed inedito. Questi enormi scivoli inducono ad una fruizione ambivalente. Possono essere osservati come imponenti sculture, tenendosi a debita distanza e assorti nella loro contemplazione, ma possono diventare anche sistemi di interazione che spingono il visitatore a partecipare attivamente all’opera. L’intervento di Höller a Palazzo Strozzi si pone in stretto dialogo con il pubblico invitandolo a collaborare con l’artista, rompendo le barriere poste dalla sacralità e dall’importanza storico artistica dell’edificio stesso, convertendolo in una esperienza relazionale. Oltre ad un viaggio in termini spaziali, gli scivoli rappresentano per l’artista anche un’occasione di intraprendere un viaggio personale in cui per pochi secondi paura, euforia, vertigine e sorpresa trasmettono molteplici stimoli al nostro corpo.
La ricerca di Höller sulla natura dell’uomo e quella di Mancuso sulle piante possono sembrare apparentemente distanti, ma se osservate con attenzione mostrano molti punti di contatto: entrambe convergono nello studio di organismi viventi che, ognuno con il proprio modo di percepire il mondo e adattarsi ad esso, imparano giorno dopo giorno a relazionarsi e a comunicare gli uni con gli altri. Palazzo Strozzi si pone in questa occasione come centro di sperimentazione e creatività. La sua struttura architettonica diventa malleabile, fluida, pronta a cambiare la propria fisionomia per porsi come centro nevralgico della ricerca artistica e scientifica contemporanea.

The Florence Experiment Slides, 2018 (Scivoli nel Cortile di Palazzo Strozzi) (Rendering di Michele Giuseppe Onali)

Carsten Höller – The Florence Experiment, 2018, Palazzo Strozzi, Firenze – Foto di Martino Margheri