
Stefano Spera, Tanto qualcosa ti resta addosso. Villa Contemporanea, Monza. Installation view – Foto, Cosimo Filippini 2018
Con questo progetto, che prende ispirazione dalla scultura di Giuseppe Buffoli, La sensibilità dell’archeologo, Stefano Spera si interroga su ciò che rimane dell’esperienza estetica contemporanea mediata dal virtuale in relazione alle possibilità e ai limiti della pittura. La sua riflessione prende spunto dall’opera dell’amico scultore Giuseppe Buffoli e si sviluppa intorno a questa che, nascosta, viene continuamente evocata all’interno di un dispositivo che, in forma di un grande rebus – facendo l’occhiolino a Duchamp – trasforma radicalmente lo spazio espositivo in un luogo del possibile dove vero e falso, memoria e oblio, passato e futuro coesistono. L’approccio alla conoscenza avviene sempre più attraverso l’uso della rete, e la fruizione dei contenuti virtuali è accettata al pari dell’esperienza fattuale come alternativa all’esperienza fisica diretta. I Virtual Tours di Google Art Project, ad esempio, permettono di visitare musei e mostre con una sorta di street view, nel quale emergono opere e spazi che sono definiti oltre quello che l’occhio umano permetterebbe, ma allo stesso tempo, hanno distorsioni prospettiche più o meno evidenti date dalla monometria degli strumenti utilizzati per la cattura delle immagini.
Lungi dal considerare obsoleta la pittura, Spera oppone al flusso della sovraesposizione mediatica che depotenzia l’atto del vedere, la concentrazione selettiva della pittura che, invece, sintetizza l’esperienza estetica. Allo stesso tempo restituisce il complesso intreccio di stratificazioni che innesca la tensione dinamica tra interpretazione e formalizzazione cui il fruitore è invitato a partecipare attivamente.
Il progetto site-specific, presentato a Villa Contemporanea, prende spunto dall’opera La sensibilità dell’archeologo, dell’artista Giuseppe Buffoli: una scultura formata da due elementi, uno stampo ed una copia, che riflette sul suo processo produttivo, rimettendo in gioco i termini della riproducibilità e della fragilità, rivisitando al tempo stesso la tradizione nel rimando all’acrolito di Costantino dei Musei Capitolini, di cui ricostruisce una parte anatomica mancante e non prevista in un dialogo impossibile con l’antico.
Tanto qualcosa ti resta addosso
Stefano Spera (con la partecipazione di Giuseppe Buffoli)
Villa Contemporanea a Monza
A cura di Rossella Moratto – Testo critico
Fino al 7 dicembre