Avvicinamento.
Si raggiunge il minuscolo borgo friulano di Casso tramite una veloce ascesa da Longarone, nel pieno delle Dolomiti venete e friulane, risalendo in poche curve l’intenso versante di fronte al Toc.
A Casso non si capita per caso: o lo si cerca o se ne viene attratti. E questo vale per il visitatore come per le opere, nessuna eccezione.
Arrivo.
Cosa significhi oggi fare una mostra? Una delle risposte è “un collezionista che ha accettato di esporre le proprie opere in uno spazio non convenzionale, lassù tra le montagne”, dove il visitatore vuole arrivare. E arriva.
Lasciata presto la macchina, capita allora che la fortuna regali una visita in solitaria: il Nuovo Spazio di Casso (scuola elementare del paese fino al 1963) in questi giorni ospita SOLO, a group exhibition, la nuova mostra firmata Dolomiti Contemporanee e curata da Gianluca D’Incà Levis e Paolo De Biasi.
Benvenuto.
La mostra è interamente formata da opere della AmC Collezione Coppola, che per la prima volta le espone fuori dai propri locali. I lavori si inseriscono delicatamente nello Spazio che si presta a grande teca vivente, pulsante. Si innesca quindi un processo di dialogo interno, tra visitatore e opere, ed esterno, tra Spazio e spazio; un dialogo che è parola, vibrazione e connessione.
Verbo.
Parolaprima è il contesto di riferimento di Dolomiti Contemporanee 2016 per SOLO, a group exhibition, in cui la parola pre-esiste all’immagine, poiché l’immagine è insufficiente in sé.
Parolaprima è il concept che individua nella parola la prima manifestazione pura dell’idea, antecedente ogni sua declinazione rappresentativa.
Compressione.
Nell’allestire questa mostra la parola è una nana bianca, nel suo silenzio: è un fulcro che attiva, attrae, carica e fonde significante e significato. Al termine di questo processo tracima se stessa e inizia una sequenza contraria, di restituzione; la parola si diffonde nell’ex scuola, ne attraversa i confini materiali e si propaga riattivando l’intera valle.
Espansione.
L’esposizione sta agendo come supernova; propagazione.
Durante la visita della mostra è bene fermarsi al primo piano, guardare fuori da una delle finestre, ascoltare il silenzio della scuola; il silenzio della valle; il silenzio della montagna.
Rotti dall’acqua. Nuovamente? No, questa è un’altra acqua, e un’altra storia.
Sono parole per un’immagine, che finalmente si manifesta nell’esposizione e si diffonde da Casso.
Comprensione.
Una delle prime immagini che si concretizzano davanti al visitatore è l’opera animata di Nina Canell, “Perpetuum Mobile (25 kg)”: una confezione di cemento in polvere, aperta, che lentamente e impercettibilmente si solidifica grazie a particelle d’acqua: nei pressi del cemento si trova infatti una ciotola che muove e nebulizza il liquido tramite vibrazioni soniche.
Il fitto dialogo con le opere continua nel lavoro di Daniel Pitìn “Lake”: forme e colori attraggono lo sguardo verso un’indagine del soggetto ritratto, nella ricchezza di particolari che compongo il quadro.
Nella conversazione entrano anche gli altri lavori presenti nella sala, come “Il ponte di pietra” e “Ritratto di eroe IV” di Manuele Cerutti; poco distante intervengono le opere di Giuliano Sale “Boy crying”, “Untitled (framed)” e “The big black V” scomponendo il dialogo in figure e colori e accompagnando lo spettatore al piano superiore.
Salita.
Raggiungendo il secondo piano dell’edificio si scopre il cuore della mostra: un tavolo, ideato per moduli, è la fonte poietica delle parole, che a loro volta dialogano con le immagini esposte. Da luogo di attrazione, ritrovo, raccolta e costruzione, il tavolo, progettato da Paolo De Biasi appositamente per l’occasione, si presenta come custode delle pubblicazioni e volàno per il dialogo, l’interazione, l’evoluzione.
Attorno ad esso si inseriscono “Stand” di Matthias Weischer, “Untitled” di Uri Aran, “Landscape” e “Simonia (J.R.S.R.)” di Nicola Samorì.
Infine nella piccola stanzetta, quasi una nicchia dedicata che si scopre al termine della ricerca, giusto in tempo per concludere il dialogo, con “The End of the Line” si trova il diorama dell’artista canadese Marcel Dzama.
Metamorfosi.
Il Nuovo Spazio di Casso diventa così una versione tridimensionale della rivista SOLO, nata come strumento di divulgazione e comunicazione di AMC Collezione Coppola: nei suoi primi otto numeri troviamo altrettante monografie dedicate agli artisti presenti in mostra: Nicola Samorì, Daniel Pitìn, Nina Canell, Marcel Dzama, Matthias Weischer, Uri Aran, Giuliano Sale, Manuele Cerutti.
In uno spazio atipico per l’arte, per metà white cube e per metà paesaggio, lo spettatore è allora appena guidato, sebbene libero di spaziare dai materiali delle opere alle riviste e fino a reinterpretare la presenza millenaria del contesto montano.
Arrivederci.
SOLO, a group exhibition: dalla parola all’immagine, come una cartolina “Saluti da Casso”.
[“SOLO, a group exhibition” è visitabile presso il Nuovo Spazio di Casso (Casso, PN) dal 20 agosto al 2 ottobre 2016]