Testo di Carlo Prada
In tempi duri come questi, come rilanciare i beni artistici italiani? E quali criteri dovrebbe adottare l’azione il prossimo governo in materia di cultura nazionale? A queste e ad altre domande risponde il libro di Antonio Carnevale e Stefano Pirovano “Scene da un patrimonio. Ventiquattro interviste per capire e rilanciare il settore dei beni artistici”. Direttori di musei, collezionisti, antiquari, galleristi, curatori, politici e manager sono intervenuti sull’argomento per discutere mali e “ricette” pratiche.
Incontriamo Stefano Pirovano per porgli qualche domanda.
Carlo Prada: Come nasce l’idea del libro?
Stefano Pirovano: Nasce da un’inchiesta pubblicata su Panorama lo scorso anno riguardo a certi cattivi comportamenti della politica nei confronti della cultura. Il caso più grave era quello dell’ex Assessore alla cultura del comune di Como, tal Sergio Gaddi, che in forza del suo ruolo, e di quello di Assessore al bilancio che pure ricopriva, curava in prima persona le mostre carrozzone di Villa Olmo. Intanto i cinque Musei Civici, diretti dall’ex capo dei Vigili Urbani, venivano lasciati senza risorse e senza personale scientifico. Da lì io e Antonio Carnevale abbiamo pensato che fosse il caso di raccontare, invece, qualche esempio virtuoso.
C.P: Quali sono alcune delle soluzioni a vostro avviso più significative per rilanciare il settore dei beni artistici italiani?
S.P.: Dopo vent’anni di abbandono la situazione è molto difficile, soprattutto perché si è persa la cultura dei bei culturali. Anche se gli intervistati vengono da esperienze e ambiti diversi, direi che tutti convergono su questo punto. E poi, bisogna assolutamente tornare a valorizzare le professioni. Il direttore degli Uffizi ha uno stipendio di milleseicento euro al mese. È ridicolo, sbagliato, avvilente, e persino immorale se si pensa che lo stipendio di un Direttore Generale, ovvero il superiore del Soprintendente, è di quasi duecentomila all’anno …e in più si tratta di una carica di nomina politica, come sottolinea uno degli intervistati, Luca Caburlotto, Soprintendente in Friuli.
C.P.: Quali sono i modelli internazionali di riferimento per “correre ai ripari”?
S.P.: Louvre e Tate, tanto per rimanere in Europa. Ma il punto è che l’Italia ha caratteristiche tali che deve per forza essere in grado di produrre un proprio modello. Oltretutto questo modello c’era. L’avevamo pensato alla fine degli anni Sessanta, e si basava su un’idea di continuità tra opera d’arte e territorio, di valorizzazione dei centri periferici, di partecipazione. In quel contesto era nato il Ministero dei Beni Culturali, per volontà di Giovanni Spadolini. Nel 1974 il Sindaco di Roma era Giulio Carlo Argan. Poi negli anni Ottanta è arrivata la televisione.
C.P.: Molti sono gli interpellati. Tra questi ci potresti citare una voce a tuo giudizio particolarmente rilevante?
S.P.: Se c’è un merito in questo libro è quello di aver messo per la prima volta intorno allo stesso tavolo tutti i livelli del sistema, dalla politica al collezionismo, dall’arte antica a quella presente, dal mondo dei musei a quello dei galleristi, dagli storici dell’arte ai curatori. L’aspetto che mi sento di sottolineare, quindi, è proprio il dialogo non scritto che si crea tra i diversi punti di vista. Un dialogo la cui coerenza non lascia dubbi su quel che andrebbe fatto. Ecco perché alla fine abbiamo deciso di dedicare il libro “a un qualsiasi Ministro dei Beni culturali”.
C.P.: E Bray ha letto “Scene da un patrimonio”?
S.P.: A quanto pare no. L’idea di far cassetto affittando per 20 anni le opere che stanno nei magazzini dei musei dimostra ancora una volta una profonda incompetenza. Come dice lo stesso Natali nella sua intervista, nei magazzini non ci sono capolavori, ma soprattutto opere non all’altezza di quelle già esposte. Opere che se mai capolavori dovessero rivelarsi, sarà perché istituzioni e studiosi realmente motivati li avranno studiati e valorizzati. Perciò, i nostri studiosi e le nostre istituzioni, non quelle altrui.
Antonio Carnevale e Stefano Pirovano
“Scene da un patrimonio. 24 interviste per capire e rilanciare il settore dei beni artistici”
Galaad Edizioni, 238 pagine, € 15, 00
Gli intervistati: Gabriele Accornero (Amministratore Delegato del Forte di Bard), Franco Bernabè (Presidente del Mart di Trento e Rovereto), Gabriella Belli (Direttrice Fondazione dei Musei Civici di Venezia), Francesco Bonami (Scrittore e curatore), Luca Caburlotto (Soprintendente ai beni storici e artistici del Friuli Venezia Giulia ), Andrea Carandini (Archeologo), Roberto Cosolini (Sindaco di Trieste), Enrico Crispolti (Storico dell’arte), Massimo De Carlo (Gallerista), Piero Fassino (Sindaco di Torino), Claudia Ferrazzi (Vice Amministratore generale del Musée du Louvre), Paolo Fresco (Collezionista), Giuseppe Guzzetti (Presidente della Fondazione Cariplo), Cesare Lampronti (Gallerista), Massimo Minini (Gallerista), Antonio Natali (Direttore Galleria degli Uffzi), Carlo Orsi (Gallerista), Enrica Pagella (Direttrice Palazzo Madama, Torino), Antonio Paolucci (Direttore dei Musei Vaticani), Michelangelo Poletti (Collezionista), Attilio Rappa (Collezionista), Vittorio Sgarbi (Critico d’arte), Beatrice Trussardi (Collezionista e presidente della Fondazione Nicola Trussardi), Giuliano Urbani (ex Ministro dei Beni Culturali).

Antonio Carnevale, Stefano Pirovano “Scene da un patrimonio. Ventiquattro interviste per capire e rilanciare il settore dei beni artistici”, Galaad Edizioni