rispetto alle edizioni precedenti ha solo lo stesso nome: miart

8 Aprile 2013
Prem Sahib,   Southard Reid,   London

Prem Sahib, Southard Reid, London

miart 2013: Emergent galleries

Effettivamente girando per gli stand e guardando all’insù per sbirciare la provenienza delle gallerie che hanno partecipato quest’anno a m i a r t si ha davvero la sensazione che qualcosa sia cambiato. O per lo meno che qualcosa stia cambiando. Un’apertura di respiro internazionale, che sembra tanto difficile da raggiungere a Milano per vari motivi. Primo fra tutti la mancanza di un museo di arte contemporanea di alto profilo, che sia in grado di dare un’identità più competitiva alla città sia per il livello e la qualità delle proposte artistiche, sia per la ricerca intellettuale che ne consegue. Apertura, dunque, che di certo non fa e non farà male, e che lascia ben sperare per le prossime edizioni dirette da Vincenzo De Bellis e dal suo team di lavoro. Ecco qualche dato: rispetto alla precedente edizione, le presenze internazionali hanno infatti raggiunto quota 50, contro la decina o poco più della scorsa edizione. Un buon numero, tenendo in considerazione i 140 espositori totali. Una piccola scossa, senza dubbio necessaria per smuovere una zolla cha ha ancora bisogno di molti colpi diffusi qua e là prima di essere modellata seriamente. Basta fare un giro anche nella parte Emergent, riservata a 20 giovani gallerie d’avanguardia nate dopo il 2007 – curata da Andrew Bonacina, curator presso l’International Project Space di Birmingham – per rendersi conto che questa edizione di Miart è “cosa diversa” rispetto alla solita fiera che ormai da qualche anno si andava proponendo con una certa fiacchezza.

Ho chiesto agli espositori di questa sezione una loro impressione sulla fiera, sull’organizzazione e sulla presenza di pubblico italiano e straniero interessato alle proposte dei più giovani. Il riscontro che ho è, in generale, molto positivo. Ovviamente qualcuno si sbilancia di più, dicendomi che le vendite non sono mancate, e che sono comunque in corso delle trattative con dei clienti interessati. Tutti sono soddisfatti per l’affluenza regolare di pubblico, anche di domenica, per la presenza di collezionisti italiani e stranieri e, non ultimo, per la sensibilità che alcuni di loro hanno dimostrato anche verso il lavoro dei giovani artisti proposti.

Alcuni sottolineano che la provenienza delle gallerie colleghe ( rispettivamente Milano, Roma, Bergamo, Modica, Londra, Glasgow, Zurigo, Berlino, Oslo, Copenhagen e New York) ha creato un giusto ventaglio geografico per poter dare l’idea di un network strutturato. La loro selezione si è rivelata adeguata e all’altezza delle varie proposte artistiche e, più in generale, alla ricerca dei singoli spazi. Molte gallerie erano alla prima partecipazione a miart, come Frutta di Roma, Supportico Lopez di Berlino e Kendall Koppe di Glasgow, alcune alla prima fiera italiana in assoluto, altre alla loro seconda presenza.  Ecco allora che partecipare a una simile kermesse ha dato ottime possibilità: l’opportunità di stringere contatti con curatori e collezionisti, proporre artisti giovani, conoscere altri spazi e farsi conoscere. Quello che risulta è che le fiere, per gli Emergent, non sono solo finalizzate alla vendita immediata delle opere, nonostante questo sia uno, se non “lo” scopo, per il quale si partecipa ad una fiera. Sono anche fatte di “ingredienti start up”, che porteranno soddisfazioni e frutti a lungo andare, se si saprà fare bene e seriamente il proprio lavoro e la propria ricerca.

Apprezzamento anche per la qualità degli interventi di miartalks, curata da Alessandro Rabottini e Fionn Meade e per la presenza del corner di Walter König. Caduta diretta e positiva sul territorio milanese è stato, per tutti, il tour organizzato per le gallerie. Fluxia (Milano) si è poi aggiudicata, con l’installazione di Benjamin Valenza, il Premio Emergent per la galleria della sezione Emergent più meritevole per la promozione di giovani artisti.

Bene così. Senza dimenticare che l’occasione di vendere, al di là della situazione economica che tutti sappiamo, c’è e si verifica se una fiera è organicamente ben strutturata, se è efficace nella comunicazione, se il team organizzativo propone una selezione interessante di gallerie e applica delle scelte mirate al suo programma. Se è in grado di creare fervore nella città, senza restare una semplice fiera relegata alla pura vendita. Se è in grado, insomma, di fungere da fulcro di un “evento diffuso”, che risuona in un’unione di sinergie e di forze in tutta la città. E miart, quest’anno, sembra aver imboccato la giusta direzione.

Gallerie della sezione Emergent: Fluxia, Circus, Laurel Gitlen, Carlos/Ishikawa, Freymond-Guth, Thomas Brambilla, Southard Reid, Mathew, VI.VII, Clarence Mews, Kraupa-Tuskany Zeidler, Frutta, Arcade, Essex Street, Kendall Koppe, Supportico Lopez, Vavassori, Laveronica, Club Midnight, Andersen.

Petra Cortright,  Club Midnight,   Berlin

Petra Cortright, Club Midnight, Berlin

Katja Novitskova,   Courtesy Kraupa-Tuskany Zeidler,   Berlin

Katja Novitskova, Courtesy Kraupa-Tuskany Zeidler, Berlin

 

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