

Il programma invernale del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato viene presentato con queste parole dalla sua direttrice, Cristiana Perrella. Un programma particolarmente ricco, che comprende ben tre progetti – due collettive e un’acquisizione – e un avvicinamento al pubblico di prossimità, con la gratuità d’accesso alla collezione permanente, e digitale, attraverso iniziative interamente ripensate in modalità telematica per favorire un incontro e una partecipazione anche da lontano.
Litosfera è un progetto che riflette sul rapporto tra uomo e ambiente. La mostra, allestita fino al 7 febbraio 2021, pone in relazione il monumentale lavoro di Giorgio Andreotta Calò, Produttivo, e il video A Fragmented World di Elena Mazzi e Sara Tirelli. Entrambi i lavori esplorano la stratificazione del territorio e le tappe geologiche della formazione della terra. Calò definisce Produttivo come un “paesaggio orizzontale”, come un “orizzonte stratigrafico che allude ad un viaggio orizzontale che è in realtà verso il basso”. L’installazione, che riunisce i frammenti di carotaggi sardi che evidenziano la stratigrafia della roccia, ricompone un paesaggio millenario che il visitatore può scoprire in una lunghissima camminata, metafora dell’evoluzione secolare che la terra ha vissuto e vive. A Fragmented World è un video che combina immagini di ricerca scientifica alle riprese artistiche: la stratificazione della lava dell’Etna diviene metafora della condizione umana, contraddistinta dal cambiamento, dalla metamorfosi e dalla trasformazione, anche imprevedibile.
Protext! Quando il tessuto si fa manifesto è il titolo della mostra collettiva, a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini, che pone al centro il tessuto come mezzo di protesta, politica e sociale. Tessendo un legame con la città di Prato, la cui economia ruota attorno alla produzione tessile, gli artisti coinvolti – Pia Camil, Otobong Nkanga, Tschabalala Self, Marinella Senatore, Serapis Maritime Corporation, Vladislav Shapovalov, Güneş Terkol – si servono del tessuto per affrontare questioni legate al lavoro, al genere, all’ambiente, in una produzione multimediale che spazia dall’arazzo, al collage, all’installazione. Ampio spazio è riservato alle attività di laboratorio: nel rispetto delle restrizioni imposte, diversi artisti sono stati invitati a realizzare dei progetti partecipativi che riflettono sul tessuto, sulla produzione tessile e sull’impatto che la moda ha a livello ambientale, produttivo e sociale. Il programma di attività si svilupperà per tutta la durata della mostra, fino al 14 febbraio 2021.




Infine, il centro si arricchisce di una nuova acquisizione, il video della performance Raid di Marcello Maloberti, accompagnato da una serie di fotografie. Il lavoro di Maloberti è una riflessione sulla storia della collezione e dell’arte in generale: i performer coinvolti, creando un “corpo collettivo” nelle loro differenze individuali, pongono in relazione opere d’arte con testi storici monografici, stabilendo un dialogo tra presente e passato, tra azione effimera e permanenza museale.
Questo continuo scambio tra collezione e pubblico definisce il ruolo che il centro, e i musei in generale, assumono in questo momento così particolare. Come sottolinea Cristiana Perrella, “Il museo è un luogo pieno di vita, che si ridemensiona verso un pubblico di prossimità a cui vuole offrire un tempo di qualità, in cui l’immaginazione torna a correre. Il museo è un rifugio, offre una fuga: al museo non si vive in un’atmosfera opprimente ma in tranquillità”.
Litosfera. Un dialogo tra Produttivo di Giorgio Andreotta Calò e A Fragmented World
di Elena Mazzi e Sara Tirelli
A cura di Cristiana Perrella
Fino al 7 febbraio 2021
Protext! Quando il tessuto si fa manifesto a cura di Camilla Mozzato e Marta Papini Fino al 14 febbraio 2021
Marcello Maloberti. Raid
A cura di Cristiana Perrella Fino al 29 ottobre 2020
