
Sally Ross Betsy’s Gift 2013 olio e gesso su pezzi di tela, filo di nylon / oil and gesso on canvas pieces, nylon thread 203,2 x 355,6 cm. Ph. Carlo Vannini © Sally Ross
La Collezione Maramotti ospita, fino al 18 Febbraio le mostre “Mamma Mia” di Emma Hart, e “Love” di Luisa Rabbia.
Dal 4 marzo al 29 luglio, sarà il turno dell’artista Sally Ross, con la mostra “Painting Piece-By-Piece”.
Ad aprile, si inaugura la mostra dei due svizzeri Lutz & Guggisberg, con un progetto appositamente realizzato per la Collezione Maramotti.
Sally Ross, Painting Piece-By-Piece | 4 marzo – 29 luglio 2018
In mostra ci saranno cinque grandi opere dal 2013 al 2015. La base su cui poggia il lavoro di Ross è il luogo reale in cui dà vita alla creazione artistica: lo studio, e in particolare il pavimento dello studio, su cui le opere sono inizialmente assemblate, come mappe che si disperdono in diverse direzioni, con frammenti di tela cuciti tra loro come in una sorta di trapunta cubista.
È un paesaggio che l’artista osserva dall’alto e compone pezzo dopo pezzo. I lavori spesso presentano una tridimensionalità, non solo nel caso delle protrusioni sculturali di alcuni dipinti, ma anche dei blocchi che ne delineano le superfici. Il materiale vero, ad esempio un pezzo di flanella a scacchi verde e nera della sua stessa giacca, entra nella tela, la completa come la tessera di un puzzle; il materiale, reale anziché dipinto, suggerisce un trompe-l’oeil al contrario. Alcune parti sono composte da pattern creati e stampati dall’artista stessa, come squame di pesce o venature del legno, o appropriate da materiali esistenti, le righe delle lenzuola o gli intrecci di una sedia da giardino, per esempio. È presente anche una sorta di “action-writing”, delle marcature che introducono l’atto del disegnare. L’artista combina oggi liberamente pittura, stampa, collage, scultura, disegno. Nonostante la natura giocosa e performativa del suo lavoro, non c’è alcuna celebrazione del colore. La palette di Ross tende a tonalità sobrie e riflessive, dal bianco e grigio sfumati al marrone e nero terrosi, i colori fuoriescono dalle assi del pavimento di legno e dai mattoni della vecchia rimessa che è il suo studio ormai da molti anni.
L’opera di Ross è al contempo radicata nel presente e atemporale. Davanti ai suoi quadri, vengono subito alla mente artisti in una sorta di passaggio dagli anni ’50, ’60 e ’70, fino a noi: Anni Albers, Lee Bontecou, Alberto Burri, Franz Kline, Robert Rauschenberg, Jasper Johns, Cy Twombly, Alan Shields; ma la qualità organica delle sue opere, soprattutto esposte in Italia, può evocare la tradizione dell’Arte Povera. I “combines” di Ross rianimano un periodo di esplorazione in cui l’arte in generale e la pittura in particolare immaginavano di poter essere qualcosa di diverso, qualunque cosa. Nonostante i ripetuti annunci sulla morte della pittura già alla fine degli anni ’60, il suo lavoro propone che è ancora possibile, che ancora esiste. L’autentica pratica dell’arte come esperimento non appartiene al passato, è anzi uno dei segni più visibili che per gli artisti, e per noi, questo ha un futuro oltre una perpetua fase finale, che la pittura resta connessa alla sua storia e va avanti.
Sally Ross è nata Morristown, New Jersey, nel 1965. Ha ottenuto un BFA presso il NYS College of Ceramics della Alfred University, Alfred, NY. Vive e lavora in Canal Street, a New York City.

Sally Ross Big Pink 2015 gesso, medium opaco e smalto su pezzi di tela, filo di nylon, stecca in fibra di vetro su telaio modificato / gesso, matt medium and enamel on canvas pieces, nylon thread, fiberglass arm splint on modified stretcher 190,5 x 190,5 x 28 cm. Ph. Carlo Vannini © Sally Ross