Phil Collins, Mateo Tannatt, Patricia Esquivias, Luca Francesconi, Padraig Timoney, Michael Beutler, Melanie Gilligan, Naufus Ramírez-Figueroa, Vanessa Safavi e Santo Tolone: questi i nomi dei precedenti vincitori del prestigioso Premio illy, giunto alla sua 15° edizione. Proprio in questi giorni è stata inaugurata la mostra di Rachel Rose – artista di ritorno (trionfante) da Frieze Fair – al Castello di Rivoli, realizzata grazie al Premio illy che l’ha vista vincitrice nella scorsa edizione. A partire dal 2012, il Premio illy Present Future ha il suo punto d’arrivo nella realizzazione di una mostra negli spazi del Castello di Rivoli.
Oggi è stato reso pubblico il nome della vincitrice, Alina Chaiderov, artista nata a St. Petersburg nel 1984 e rappresentata dalla galleria parigina Antoine Levi. Del suo lavoro, l’artista spiega: “I try to find different ways to formulate an interplay between the concepts of memory, body and space on a subconscious and conscious level. I am interested in the relation between the psychological and physical. To reach, through physical constellations of materials, for opportunities to move along with the body as it assumes its power over the psyche. The Micro-macro perspective is of big importance in my work.”
Ricordo i componenti della giuria internazione: Daniel Baumann (Kunsthalle Zürich, Zurich), Carolyn Christov-Bakargiev (Direttore entrante del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – GAM, Torino), Dieter Roelstraete, (Documenta 14, Kassel) e Maurizio Morra Greco (collezionista, Napoli). Il vincitore verrà annunciato da Carlo Bach, direttore artistico di illycaffè.
Segue la conversazione con Carlo Bach, direttore artistico di illycaffè.
Carlo Bach: Lo scopo fondamentale del Premio illy è quello di dare visibilità ai giovani artisti. Per noi è una fortuna poter lavorare con Artissima, sia perché la preselezione dei talenti emergenti è fatta da un’ottimo board di giovani curatori, sia anche per l’altissimo livello della giuria internazionale che assegna il premio.
ATP: La giuria è di composta da nomi decisamente importanti: Carolyn Christov-Bakargiev (Direttore entrante del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea – GAM, Torino), Dieter Roelstraete, (Documenta 14, Kassel) e Maurizio Morra Greco (collezionista, Napoli) e Daniel Baumann (Kunsthalle Zürich, Zurich). Illy segue sia i giovani talenti, prova ne sia il Premio illy Present Future, ma anche su grandi maestri. Come sviluppate questa doppia ricerca e sostegno?
CB: …prova ne sia il fatto che siamo presenti ad Artissima anche con un progetto di Yoko Ono. Per un’azienda che si vuole affiancare all’arte sostenendola, è fondamentale puntare sui giovani talenti. Il nostro interesse muove da una vera passione per l’arte, e non può non esserci una ricerca sui giovani parallela al sostegno dei grandi maestri. Penso che se un’azienda o un singolo vuole veramente avvicinarsi al mondo dell’arte sicuramente le due cose devono viaggiare in modo parallelo.
ATP: Dopo così tante edizioni che vede illy in prima fila sul sostegno dei giovani talenti, come è cambiato il Premio?
CB: L’aspetto che trovo interessante degli ultimi tre anni è che il premio si è trasformato da una vincita di denaro si è trasformato – grazie alla collaborazione sia con Artissima che con il Castello di Rivoli – in un premio che consente la realizzazione di una vera e propria mostra che inaugura durante le giornate della fiera. Senza contare che la comunicazione sull’artista si estende su due anni: il primo anno con la vittoria del Premio Illy in fiera e l’anno seguente con l’opportunità di fare una mostra a Rivoli. Questo dimostra che negli anni questo premio è cresciuto, non solo come premio, ma come possibilità e visibilità per un giovane talento che si cimenta negli spazi di uno dei musei più importanti e prestigiosi d’Italia. E’ importante poi sottolineare come evolve il lavoro stesso dell’artista tra la prima proposta che lo ha reso vincitore e la seconda ‘prova’ che lo vede protagonista di una vera e propria mostra in spazi museali. (…) Questa evoluzione del premio mi piace particolarmente. Vedere che l’artista vincitore ha la possibilità di esprimersi in totale libertà. Present Future è organizzato in una zona della fiera, che per quanto curata, in ogni caso ha sempre i ‘limiti’ di essere uno stand fieristico. All’interno di una fiera le possibilità espressive sono limitate ad uno spazio da ‘fiera’. Invece, negli ultimi tre anni, dando vita ed espressione agli artisti vincitori in un contesto museale, devo dire che il premio ha acquistato una marcia in più. (…) Per noi è fondamentale la qualità che Artissima riesce sempre a mantenere negli anni in merito alla giuria del Premio illy. Sempre internazionale e di prestigio. Con Rachel Rose, hanno scelto un’artista che era abbastanza sconosciuta l’anno scorso e che, nell’ultimo anno, ha avuto un’evoluzione incredibile. Sia con gallerie private sia, di recente, a Frieze.
ATP: Dopo tanti anni che lavori nel campo dell’arte – sia come artista che come art director dal 2005 per la illycaffè – cosa cerchi o cosa ti colpisce di un’opera? Sei più sensibile all’aspetto formale, al concetto, alle tematiche della ricerca artista…
CB: In generale, per le scelte che mi competono, seguo sempre due criteri: quanto un lavoro mi emoziona e quanto un’opera possa influenzare la contemporaneità o quanto riesce a spostare il concetto di cosa possa essere considerata arte. Ci sono artisti che lavorano più sul primo aspetto, altri più sul secondo. Il lavoro ideale si compone di entrambe queste due componenti.
ATP: In merito al futuro del Premio illy, avete nuovi progetti?
CB: L’evoluzione di questi ultimi tre anni mi sembra particolarmente centrale. E’ chiaro che oggi, leggendo sul quotidiano la Stampa, hanno definito il Premio illy, ‘venerato’. Da un lato mi fa piacere perché vuol dire che si è consolidato; dall’altra, preferirei che il Premio fosse definito all’ ‘avanguardia’. Vedremo come essere sempre più attuali. Direi che il Premio, così com’è, ha raggiunto un grado di credibilità notevole. E’ difficile poter far meglio, anche se tutto è perfettibile. Siamo nel contesto di una fiera molto collegata con i giovani, dove ci sono curatori prestigiosi, abbiamo la possibilità di dare questo sbocco su Rivoli… ora come ora non so cosa si possa volere di più!
Segue il testo in catalogo di Luigi Fassi
ALINA CHAIDEROV
B.1984, Lenigrado, Unione Sovietica
Materia, spazio, tempo e memoria sono i campi d’azione dell’attività artistica di Alina Chaiderov, autrice di un corpus di opere scultoree caratterizzate da una natura intuitivamente filosofica. Le sue creazioni si contraddistinguono per lo stretto rapporto tra presente e passato, propulsore di un’indagine conoscitiva e autobiografica, sullo sfondo dei grandi sconvolgimenti epocali accaduti alla fine del Ventesimo secolo.
“Before 1989 We Kept the Bananas in the Closet” (2014) muove dai ricordi personali dell’artista, cresciuta nell’Unione Sovietica e soggetta al fascino dell’esotismo di generi alimentari come la frutta tropicale, di ardua reperibilità nell’Unione prima della sua dissoluzione. La scultura ricostruisce il ruolo delle banane come prodotti atipici, inaccessibili sul mercato ufficiale e pertanto custodite gelosamente negli armadi di casa da chi riusciva a reperirne alcuni esemplari. L’opera, un armadio stipato di 5 confezioni di banane verdi è in termini concettuali una sperimentazione di traduzione materiale della rimembranza, un passaggio dall’astrazione della rievocazione alla fisicità di una concretizzazione nell’oggi. Before 1989 sfugge a una lettura strettamente politica legata alle vicende storiche dell’Unione Sovietica e diviene oggetto di speculazione teoretica, un esperimento di riproduzione attiva della personale reminiscenza dell’artista allo scopo di verificare la sua passata esperienza personale.
In tale processo di immersione tattile nello spazio ancestrale dei ricordi, l’urgenza dell’artista non si esplica in un realismo mimetico ma piuttosto in un’evocazione simbolica, suggerita dall’utilizzo delle forme e dei materiali selezionati.Il punto focale dell’operato di Chaiderov è dunque il rapporto tra l’aspetto psicologico e quello fisico dell’esperienza, con la memoria al centro del processo cognitivo e creativo. L’opera “Spaces Within” (Separated from the Outside Air by Layer upon Layer of Protection, 2014) consta di un cubo di vetro saturato al cui interno sono contenute molteplici sovrapposizioni materiche, atte all’isolamento acustico e alla protezione da urti e danneggiamenti. La trasparenza del cubo attribuisce pieno risalto alle qualità estetiche della stratificazione, rivelando la sua natura fisicamente e cromaticamente eterogenea. Ancora una volta Chaiderov parte da riflessioni anteriori, allo scopo di sedimentarne il lascito in un’opera capace di filtrare selettivamente le immagini passate, rimandando a una dimensione minimale, tangibile e fortemente astratta. Spaces Within, come ogni altra creazione dell’artista, restituisce plasticità a una genealogia di reminiscenze di azioni, gesti e luoghi, dando vita a una complessa immersione esplorativa nel vasto territorio dell’inconscio, dove l’introspezione analitica è sposta in primo piano, sopravanzando l’aspetto dell’elegiaco e del sentimentale.