Point of view #12: Emanuele Guidi
Quando è stato annunciato che la 55° biennale di Venezia si sarebbe chiamata “Palazzo Enciclopedico”, ho pensato che non mi sarei aspettato nulla di meno da Massimiliano Gioni. Un titolo che parla a tutti e che confeziona un tema assolutamente contemporaneo attraverso la giusta combinazione di poesia e ambizione. L’utopia che informa il progetto “enciclopedico” giustifica la sua incompletezza – e quindi fallimentarità – rendendolo coerente, inevitabile e dunque un punto di forza. Nelle due parallele e diverse narrazioni dell’arsenale e del Padiglione Italia, visioni e soggettività d’insiders e outsiders da luoghi e tempi lontani, sono presentati secondo una logica di continuità che mette in crisi la nostra abitudine ad immagazzinare. Ogni artista è al contempo sotto-insieme del “palazzo” e portatore di un autonomo e complesso pensiero enciclopedico che è esibito nella sua, inevitabile, parzialità. Una parzialità che ci costringe al rito e alla sequenza: “prendo nota/faccio fotografia/prometto che approfondirò questa biografia”. Somiglia molto alla disposizione cognitiva in cui ci troviamo mentre navigando su internet continuiamo ad aprire finestre su cui ci ripromettiamo di tornare. Non a caso su Safari esiste la funzione ‘elenco lettura’ che salva le pagine a cui vuoi tornare. Un “elenco lettura” ovviamente non applicabile al sistema architettato da Gioni (Tra l’altro una “App” dedicata alla biennale poteva essere almeno fatta…Grazie a Jonas Staal per la sua Ideological Guide to the Venice Biennial). Uno dei pregi di questa Biennale è la capacità di rivolgersi a tutti, addetti e non addetti ai lavori, come forse ogni Biennale dovrebbe saper fare. Rende chiara l’idea e l’intenzione attraverso la ripetizione di biografie “uniche”. Anche se la sensazione è che proprio in questa reiterazione, esse rischino di perdere la loro unicità per rispondere ad un’esigenza curatoriale. Un’altra sensazione strana è quella che la mostra produca un mood molto simile a quello già provato al “Museum of Everything”. Una fonte d’inspirazione che Massimiliano Gioni non nasconde e che anzi presenta a fianco ai giardini, come una sorta di nota a piè di pagina alla sua Enciclopedia, in un adattamento veneziano, purtroppo o volutamente, non all’altezza delle sue precedenti edizioni.
Emanuele Guidi