La sera del 16 maggio Viasaterna Arte Contemporanea ha organizzato un incontro per presentare il libro 2016 – SULLA NUOVA FOTOGRAFIA ITALIANA che segue l’omonima mostra presentata in galleria un anno fa a cura di Fantom.
All’incontro hanno preso parte Selva Barni, Massimo Torrigiani, Francesco Zanot e lo scrittore Gianluigi Ricuperati.
Anzitutto le premesse: la mostra (7 giugno – 16 settembre 2016) ha proposto uno spaccato dello scenario fotografico italiano attraverso la selezione di 13 fotografi nati in Italia dopo il 1980, per questo definiti da Torrigiani “nativi digitali”. Niente gruppi, scuole, correnti, linee di pensiero, etichette descrittive. L’esposizione, e il libro che ne parla, mostra come ognuno degli autori presenti abbia una sua personale visione che non si riallaccia in modo evidente a quella degli altri: “Sono individui che lavorano per sé, percorrendo una propria traiettoria e poi di tanto in tanto si incontrano in certe occasioni (come questa), e ultimamente in esse è successo anche qualcosa” (Zanot).
2016 – SULLA NUOVA FOTOGRAFIA ITALIANA ha posto ben chiaro come i fotografi che hanno esposto avessero una grande varietà di approcci e, dall’altra parte, anche di elementi comuni, però estremamente sottili, impalpabili: “poca parentela di superficie e più parentele profonde”. A tal proposito è Zanot ad aggiungere: “Abbiamo cercato di rappresentare la disgregazione e parcellizzazione delle ricerche, che vanno in molte direzioni diverse, attraverso una sorta di campionatura, arrivando a questi 13 nomi che rappresentano 13 direzioni verso cui la fotografia italiana sta tendendo e verso cui questi fotografi si stanno affacciando.
Un altro elemento subito percepibile di questi artisti è anche l’impossibilità di categorizzazione in termini nazionali o nazionalistici. Nel libro, che presenta il lavoro degli artisti in ordine alfabetico per cognome, troviamo per ciascuno di loro un brevissimo testo biografico introduttivo e una breve intervista di contesto, in cui si chiede agli artisti quale sia stato il primo approccio alla fotografia, quali le fonti letterarie e musicali, ecc. Emerge un vasto panorama culturale prettamente cosmopolita, e cadono così i riferimenti culturali, le matrici italiche, lo spirito di appartenenza. È d’altra parte un elemento comune alle nuovi generazioni, qualora della digitalizzazione e di internet si faccia un uso sano e ragionato (e forse ci si sente più cittadini digitali, oltre che nativi tali).
Ma a ben vedere, di punti in comune ne escono altri. Come suggerisce Torrigiani, c’è una filamentosa e quasi impercettibile estetica e ontologia del frammento e della frammentarietà che si presenta costante in molti lavori dei 13 fotografi. Oppure quella che Zanon definisce “ecologia delle immagine”, come risposta o dovuta conseguenza ed evoluzione rispetto all’uso massiccio e copioso di un fotografia predatoria e di conquista (anni ’60 e ’70). E se Ricuperati, citando Peter Schjeldahl, si chiede se è vero che “photography is not a way for us to possess reality but a way to be possessed by it”, Zanon mette in luce come negli ultimi decenni, e ancora più oggi, la fotografia si sia trasformata in un oggetto o dispositivo che consente di essere posseduti: così per ecologia si intenderebbe una tendenza alla non produzione ex novo di altro materiale, ma allo sfruttamento di ciò che già esiste per trovarne una seconda vita e un ulteriore significato.
Il libro raccoglie lavori di Alessandro Calabrese, Federico Clavarino, Martina Corà, Bea De Giacomo, Teresa Giannico, Delfino Sisto Legnani, Allegra Martin, Vittoria Mentasti, Domingo Milella, Francesco Nazardo, Alessandro Sambini, Lele Saveri e The Cool Couple.
Come nella mostra, il 14esimo membro del libro è una selezione di pubblicazioni di editori di recente fondazione e perlopiù indipendenti, italiani o stranieri: Automatic Books, Cesura Lab, Dalpine, Dashwood Books, Discipula, Éditions du LIC, Edition Patrick Frey, Humboldt Books, LDS Edition, NastyNasty©, Nomadic Editions, Osservatorio Fotografico, Planar, Rizzoli New York, Rorhof, Skinnerboox, Skira, Steidl and Witty Kiwi. “L’editoria motore primo e irrinunciabile per l’affermazione della fotografia – di quella italiana in particolare – grazie alla sua capillarità e accessibilità”.