La galleria Monitor di Roma ospita la mostra My Wall di Ian Tweedy, con lavori nuovissimi che testimoniano un nuovo percorso nella sua pratica. Si tratta di dipinti che si allontanano dall’approccio storiografico e archivistico del lavori di prima, da quell’intreccio di carte geografiche, fotografie recuperate e manipolazioni e interventi fatti da lui stesso. L’approccio documentaristico e manipolatore lascia il posto ad una piccola bibbia dell’intimo, in cui emergono racconti legati alla propria vita e alla vita in generale, dove la figura umana è presente come un’ombra o un colosso nella sua solitudine. Dietro ad una dimensione superficiale astratta, in cui emergono colori, contrasti, linee, si stagliano immagini sfocate ma comunque percepibili, come un macchinario in cui fare la risonanza magnetica, tronchi neri di alberi spogli e potati, ossa, pentolami, recinzioni… e poi, costante, il muro e un individuo. Dopo aver passato un periodo di malattia e convalescenza, l’artista ha come voluto rappresentare alcuni degli aspetti più tipici di questi eventi: la solitudine, la confusione, l’arrovellamento dei ricordi, la lotta fisica per andare al di là di un muro che si erge di fronte. Se preso come un momento di rivelazione o di svelamento, la malattia e ciò che ne consegue diventano un paradigma in base al quale cambia la percezione di ciò che ci sta attorno, della nostra possibilità di continuare nella pratica che abbiamo fatto nostra, degli elementi che riteniamo più o meno importanti a livello personale e collettivo. E, restituito su tela per una galleria, tutto questo diventa scelta di colori annebbiati, di scenari dubbi, di uomini rappresentati di spalle, di mura che ostacolano il passaggio. Fino al 16 giugno.
Sempre a Roma, la galleria Magazzino presenta il primo episodio della mostra collettiva intitolata TBT (To Be Titled, Turn Back Time). Esposte in questo momento ci sono opere di Massimo Bartolini, Guillermo Galindo, David Schutter, Nicola Martini, Matteo Nasini e Namsal Siedlecki. È un decalogo ben fatto di belle opere che, pur non riunite tra di loro per creare un discorso compiuto in base ad una tematica curatoriale, respirano bene e anzi, forse proprio per quest’assenza di “paletti”, si aprono meglio al confronto tra di loro e alla percezione del pubblico. Di Bartolini c’è un Corrimano (2017) in oro 18k che diventa una linea di luce che delimita uno spazio al di là, pur conservando la precipua dimensione di appoggio e sostegno per l’uomo: illuminazione-sostegno. Di Namsal Siedlecki, invece, ci sono i vari Nerbo (2017) in argento, nickel e rame, nati dal calco dello strumento che durante il Palio di Siena viene utilizzato per percuotere e incitare i cavalli in corsa. Tale arnese è un fallo di toro messo ad asciugare verticalmente con un peso all’estremità inferiore, in modo da raggiungere quasi un metro di lunghezza. Sempre suoi sono i calchi di zucche fatti con gli stessi materiali, a metà tra organi umani e strumenti musicali arcaici. Molto belli i dipinti di David Schutter, una stratificazione di pitture grigie che dipingono le varie inclinazioni del grigio attraverso un lungo lavoro di memoria, gesto, stratificazione e svisceramento della percezione spaziale e mentale. Di Nasini, invece, ci sono vari Dream Portrait (2016, 2017), vasi in porcellana bianca nati attraverso un’attrezzatura capace di leggere le onde energetiche che il corpo lascia, nel sonno, a seconda dei sogni e tradurle nei movimenti di una macchina che così plasma la porcellana in varie forme: traduzioni plastiche, scultoree ed estetiche del flusso di salti sinaptici che facciamo. Le opere di Nicola Martini, invece, sono monumenti ai salti logici di percezione, alla convivenza di opposti e alla plasmabilità della materia: entrambe del 2018, una è un’alta struttura brancusiana in alluminio cavo riempito d’alcol, e l’altra è una palla di bitume di Judea rivestita da un marmoreo stato di resina. Fino al 15 giugno.

Matteo Nasini Dream Portraits, 2016/2017 Porcellana bianca Five elements, dimensions variable Photo: Giorgio Benni Courtesy the artist and Magazzino, Rome

Massimo Bartolini Corrimano, 2017 18k gold Dimensions variable Detail Photo credit: Giorgio Benni Courtesy: the artist and Magazzino, Rome

TBT (To Be Titled) Installation view David Schutter, Namsal Siedlecki, Matteo Nasini Photo credit:Giorgio Benni Courtesy: the artists and Magazzino, Rome

TBT (To Be Titled) Installation view Nicola Martini, David Schutter Photo credit: Giorgio Benni Courtesy: the artists and Magazzino, Rome