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E’ il secondo anno che Domitilla Dardi, curatrice per il Design al MAXXI di Roma, cura object: la sezione che ospita una selezione di 14 gallerie specializzate in design moderno e contemporaneo in edizione limitata. Come racconta la curatrice, object raccoglie sia gallerie established che realtà nuove: “c’è il design dei grandi maestri, quello dei più giovani, l’autoproduzione e l’interior. Insomma, il mercato ha un volto mutevole e cerchiamo di raccontarne la complessità”.
Quest’anno miart ospita le seguenti gallerie: GalleriaLuciano Colantonio, Brescia; Galleria Rossella Colombari, Milano; Luisa Delle Piane, Milano; Dimoregallery, Milano; Erastudio Apartment-Gallery, Milano; Giustini Stagetti Galleria O. Roma, Roma; Matter of Stuff, Londra; Nero, Arezzo; Nilufar, Milano; Paradisoterrestre, Bologna; Subalterno1, Milano; Antonella Villanova, Firenze; Christine Park, Londra; Colleoni Arte, Bergamo.
Seguono alcune domande a Domitilla Dardi —
ATP: E’ la seconda edizione che curi di object per il miart. Ci sono delle novità rispetto all’anno scorso? Mi riferisco anche alle gallerie che partecipano al miart per la prima volta.
Domitilla Dardi: Delle 14 partecipanti più del doppio sono riconferme delle scorso anno e questo è un segnale molto positivo, che testimonia il buon clima della manifestazione. Quest’anno abbiamo deciso di puntare come tema della sezione sulla figura del “collezionista ideale”, un protagonista imprescindibile nel design in edizione limitata. E’ il collezionista colui che chiude un cerchio composto da galleristi e progettisti; il suo non è mai un ruolo di semplice acquirente, ma è al contrario un interlocutore attento e curioso che spesso può attivare ricerca e delineare strade da percorrere.
La seconda grande novità è nel premio Cedit, dedicato alla migliore opera di un autore italiano contemporaneo. L’opera sarà selezionata da una giuria e verrà poi donata dall’azienda Cedit al Triennale Design Museum, nella cui collezione permanente entrerà a far parte. Questo è un passaggio importante che dimostra come il design da collezione non fa solo business ma anche cultura. L’idea, che un’azienda privata e illuminata renda possibile l’acquisizione di un’opera di un emergente nella maggiore collezione di design del nostro paese, mi sembra una quadratura del cerchio che fa bene alla disciplina.
ATP: Nella selezione delle 14 gallerie presenti, quali criterio hai scelto? Ci sono delle caratteristiche particolari che hai rispettato per rendere la sezione eterogenea?
DD: Come per lo scorso anno ho cercato di bilanciare gallerie established con realtà nuove. C’è il design dei grandi maestri, quello dei più giovani, l’autoproduzione (vedi la riconferma di Subalterno1) e l’interior. Insomma, il mercato ha un volto mutevole e cerchiamo di raccontarne la complessità.
ATP: Tra le gallerie selezionate alcune avranno puntato su un tipo di ricerca più consolidata, mentre altre avranno mirato più sulla sperimentazione. In merito a queste ultime, mi citi dei progetti che potremmo definire all’avanguardia?
DD: Senz’altro la formula proposta da Matter of Stuff, dove due giovani italiane con base a Londra attivano workshop in cui connettono autori internazionali e artigiani italiani all’insegna della sperimentazione più coraggiosa sulle materie prime. Poi c’è la Colleoni di Bergamo che presenta una selezione tutta sui materiali morbidi con un parco autori da tenere assolutamente d’occhio nei prossimi anni. Senza dimenticare che, comunque, anche le gallerie di lunga esperienza hanno una storia di conferme proprio perché non smettono mai di investire in sperimentazione. Non c’è n’è una che non abbia questo tarlo della ricerca costante nel suo DNA.

Colleoni – Matilde Cassani Welcome, 2015 mostra “The man who sat on himself”, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino, Foto di Matilde Cassani
ATP: Una delle caratteristiche sostanziali di object è la presentazione di design moderno e contemporaneo in edizione limitata. In merito al design moderno, ci sono delle vere e proprie ‘riscoperte’?
DD: Assolutamente sì: la Park Gallery di Londra ci porterà la pura poesia di una grande ceramista coreana ultraottantenne che sarà senz’altro una scoperta. Poi Rossella Colombari, sempre con la ceramica di Bruno Gambone. Luisa Delle Piane ha mescolato Andrea Anastasio e Giacomo Moor addirittura con il grande Joseph Hoffmann di cui propone pezzi “da museo”. E Antonella Villanova presenta i gioielli dello straordinario Peter Chang, un maestro della resina ancora troppo poco conosciuto in Italia. Senza dimenticare Erastudio che si affida a due irrefrenabili innovatori come Nanda Vigo e Riccardo Dalisi. Saranno tutte occasioni per vedere con i nostri occhi che il desiderio di sperimentare non è vincolato all’anagrafe.
ATP: A parte due londinesi – Christine Park e Matter of Stuff -, la sezione presenta tutte gallerie nazionali. Quali considerazioni possiamo trarre da questa selezione?
DD: Le principali gallerie italiane sono quest’anno tutte presenti e questo testimonia di una credibilità che miart ha oramai conquistato. Lo scorso anno si è registrata una forte presenza di collezionisti sia italiani che internazionali che ha infuso un senso di fiducia generale. Per il futuro ci auguriamo che il crescente interesse da parte dei collezionisti coinvolga anche gli espositori di aree geografiche extra-europee, già fortemente presenti come visitatori. Ma il focus sull’Italia e la proposta del design contemporaneo mescolato con quello storico non credo siano da discutere: è questa la formula che sta rendendo riconoscibile l’identità della fiera nell’agenda mondiale.
ATP: Miart apre i battenti poco prima del Salone del Mobile, kermesse che presenta, oltre al design industriale, anche proposte artigianali o limited editions. Come si relaziona object con l’importante appuntamento internazionale ospitato a Milano? Si può pensare come a una preview? Un assaggio?
DD: Sono ambiti diversi, ognuno con le proprie caratteristiche, ma tutti rappresentativi di una realtà sempre più complessa e ramificata. Di sicuro oramai è entrato nell’uso di tutti gli esperti di settore anticipare l’arrivo a Milano durante il weekend di miart per partire da qui nella grande maratona della design week. E il pubblico dei collezionisti di arte e design, al tempo stesso, sta allungando la sua permanenza ai primi giorni di preview e anteprime del Salone e del Fuori Salone. Diciamo che oramai si tratta di una lunga agenda condivisa e la settimana è sempre più estesa.

Galleria Nilufar – Tavolo componibile Off Cut Lino di Martino Gamper UK, 2016 Esemplare unico, utilizzabile come due diversi tavoli da 255 cm di lunghezza Edizione Galleria Nilufar Linoleum, laminato 572 x 120 x h 73 cm

Paradisoterrestre, Pierre Gonalons, 2016, Devotion, Specchio in vetro colorato con struttura in acciaio lucido, cm. 122 x H 122 – FOTO DI Pierre Gonalons