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E’ una delle maggiori novità della 22° edizione di miart. Si presenta come una sezione trasversale le cui gallerie espongono, fra le altre, opere context-based e opere site-specific – come installazioni e wall paintings, progetti da realizzare, commissioni, performance, etc – ovvero opere che, per esistere, hanno bisogno di essere “attivate” da chi le possiede, sottolineando in questo modo quanto l’atto stesso del collezionare sia una forma di cura, di progettualità e di responsabilità.
Seguono alcune domande a Oda Albera, curatrice di On Demand —
ATP: La sezione che curi per miart 2017, On Demand, è stata presentata dal direttore Alessandro Rabottini come una tra le maggiori novità di questa edizione. Com’è nata questa sezione?
Oda Albera: On Demand nasce dal desiderio di mettere un focus su una categoria di opere che richiedono un coinvolgimento totale da parte del collezionista, opere che per loro peculiarità devono essere attivate, adattate, modificate, curate o integrate. Penso per esempio a wall drawings, wall paintings, performance, lavori su contratto, installazioni. Questo genere di opere è da sempre presente in tutte le grandi collezioni e penso che siano necessarie per alimentarle e renderle vive attraverso la passione e la nascita di relazioni e interazioni tra il collezionista e l’artista. miart è una fiera che vuole mettere al centro il collezionista e tutte le sue possibile necessità, tra queste trovo appunto fondamentale poter avere un ventaglio di scelta il più ampio possibile.
In questa ottica è stato anche pensato il premio On Demand, sponsorizzato dalla casa di produzione Snaporazverein, che destinerà 10.000 Euro all’artista vincitore per la produzione di nuovi lavori o per la sponsorizzazione di progetti futuri e che vedrà nascere una relazione tra l’artista, la committenza e Snaporazverein.
ATP: Quali sono le sue peculiarità?
OA: La caratteristica principale è che le opere richiedono un’attivazione da parte del collezionista, in termini di allestimento, personalizzazione, manutenzione o attivazione nel caso di performance.
ATP: Ci saranno sia opere esistenti, dunque selezionate in precedenza, che progetti realizzati appositamente per la fiera. Senza entrare nel dettaglio, mi racconti alcuni progetti, magari citandomi gli artisti invitati, che troveremo negli stand?
OA: All’interno della sezione si possono trovare sia artisti storici, padri di questo tipo di approccio, come Lawrence Weiner da Alfonso Artiaco e Daniel Buren da Studio Dabbeni, che con il loro lavoro animano da sempre le più belle collezioni nazionali e internazionali , che artisti più giovani come per esempio Lena Henke – da Emanuel Layr – che in occasione di miart presenterà un’opera che può essere gestita dal collezionista a suo piacimento e che è una versione domestica della sua proposta per l’High Line Plinth a New York.
Molti sono gli artisti che hanno lavorato appositamente per lo spazio in fiera tra questi Marco Basta da Monica De Cardenas, Chiara Camoni da SpazioA e Karin Lehman da Seventeen.

Meris Angioletti, Le Mont Analogue – file cards composition, 2016, 160 diapositive, testo, dimensioni variabili. Vista dell’installazione della mostra “le Grand Jeu”, Frac Champagne/Ardenne, 2016. Courtesy l’artista e Otto Zoo
ATP: Invece, in merito alle opere già esistenti e selezionate per On Demand, mi racconti come le avete selezionate? Con quali criteri?
OA: Il criterio principale è stato quello di avere opere che attraversassero le varie declinazioni dell’aspetto demanding e avere quindi una sezione eterogena nel suo insieme. Il collezionista può trovare opere che agiscono sullo spazio, trasformandolo. Opere che devono essere curate e accudite, performance, opere interattive e installazioni. Un lavoro sicuramente unico nel suo genere, perché è l’unico che deve essere ancora realizzato, è quello di Massimo Grimaldi presentato da Zero… Ero a conoscenza del progetto di Massimo e questa era l’occasione perfetta per presentarlo e promuoverlo.
Il lavoro di Giovanni Kronenberg invece è un lavoro che va accudito e curato per poter esistere, dipende quindi totalmente da chi lo possiede.
ATP: Una sezione di questo tipo è, senza dubbio, una bella sfida in un contesto fieristico. Penso soprattutto in una logica di vendibilità delle opere. Di solito i collezionisti sono molto cauti nell’investire in opere che hanno bisogno di essere ‘attivate’. Qual’è il tuo pensiero in merito?
OA: Penso che la passione nei confronti dell’arte sia, e debba essere, la ragione principale che dà vita a una collezione e che questo genere di opere siano fondamentali per poterla alimentare e nutrire, anche nei rapporti che vengono a instaurarsi tra artisti e collezionisti, e gli scambi che questi generano. miart è una fiera che tiene in considerazione oltre che le necessità del collezionista anche quelle delle gallerie, e questo tipo di pratiche artistiche, oltre che a essere parte integrante del lavoro degli artisti lo sono anche del programma espositivo delle gallerie.Trovo sia quindi doveroso per una fiera, ormai uno dei principali momenti di confronto e occasione di scoperta per gli addetti ai lavori e appassionati, proporre, sostenere e incentivare questo genere di approccio, sicuramente più impegnativo dal punto di vista commerciale ma al tempo stesso fonte di energia e passione.
Questa sezione ospita i seguenti progetti:
Nathalie Du Pasquier, APALAZZOGALLERY, Brescia
Lawrence Weiner, ALFONSO ARTIACO, Naples
Loris Cecchini, GALLERIA CONTINUA, San Gimignano, Beijing, Boissy-le-Châtel, La Habana
Alejandro Cesarco, GALLERIA RAFFAELLA CORTESE, Milan
Marco Basta, MONICA DE CARDENAS, Milan, Zuoz, Lugano
Davide Balula, RODOLPHE JANSSEN, Brussels
Lena Henke, GALERIE EMANUEL LAYR, Vienna, Rome
Francesco Pedraglio, NORMA MANGIONE GALLERY, Turin
Riccardo Buscarini, NAHMAD PROJECTS, London
Rodrigo Matheus, GALERIE NATHALIE OBADIA, Paris, Brussels
Leigh Ledare, OFFICE BAROQUE, Brussels
Meris Angioletti, OTTO ZOO, Milan
Riccardo Beretta, PLUTSCHOW GALLERY, Zurich
Vadim Fishkin, GALERIJA GREGOR PODNAR, Berlin
Lucy Harvey, ANTHONY REYNOLDS GALLERY, London
Luca Monterastelli, GALLERIA LIA RUMMA, Milan, Naples
Salvatore Arancio, FEDERICA SCHIAVO GALLERY, Milan, Rome
Karin Lehmann, SEVENTEEN, London
Chiara Camoni, SPAZIOA, Pistoia
Daniel Buren, STUDIO DABBENI, Lugano
Giovanni Kronenberg, Z2O SARA ZANIN GALLERY, Rome
Massimo Grimaldi, ZERO…, Milan

Giovanni Kronenberg, La leggerezza dell’arrossire, 2002-2007 bonsai inciso 96 x 100 x 90 cm circa, z2o Sara Zanin Gallery e l’artista

Davide Balula, Coloring the WiFi (with Pale Pink), 2015 Antenna sculpture, modified router, WiFi signal Variable dimensions – Courtesy RODOLPHE JANSSEN, Bruxelles