miart 2019: una fiera dedicata alla cura e all’attenzione per l’arte

Il team di miart, capitanato da Alessandro Robottini, si è posto una domanda: di cosa ha bisogno l'arte in questo momento storico frenetico e concitato? Di attenzione e cura.
22 Gennaio 2019

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Sala gremita per la presentazione della prossima edizione di miart che prende avvio nel weekend del 5 – 7 aprile 2019.  Il direttore Alessandro Rabottini sceglie di aprire la cartella stampa con una citazione di un brano del poeta inglese Gareth Evans – tratto dal poema “Hold Everything Dear” – abbi cara ogni cosa:

L’arte posa sulla realtà uno sguardo che è tanto una forma di attenzione quanto un invito all’attenzione: l’arte, infatti, non esplora solo gli aspetti più estremi della vita ma anche quelli all’apparenza meno rilevanti, trasformando ciò che appare insignificante in un simbolo potente dell’esistenza umana.
Lo sguardo dell’arte getta una luce di attenzione sulle cose e, così facendo, genera valori che la storia, il collezionismo e i musei decidono di custodire, con un gesto di cura.
Adottando come formula per l’edizione del 2019 il verso “abbi cara ogni cosa”, miart porge al suo pubblico l’invito a fare proprio il gesto di attenzione con cui l’arte custodisce la realtà nel momento in cui la trasforma.

Prima dell’intervento di Alessandro Rabottini, doverosa l’introduzione dell’assessore Del Corno che sottolinea la sostanziale energia collaborativa tra la città e la fiera. Grazie all’ “alleanza” con miart, infatti, la città diviene meta attrattiva e, al tempo stesso, propositiva. Di fatto con la fiera si andrà a inaugurare anche la Milano Art Week: la settimana in cui gallerie, fondazioni e musei propongono mostre, progetti, incontri e presentazioni.

Dopo Del Corno e Simona Greco di Fiera Milano – che addirittura parla della fase in cui sta vivendo Milano come di un ‘rinascimento’ -, prende finalmente la parola Rabottini che sin da subito ribadisce l’importanza della relazione (“dell’intimità di questa relazione” sono le parole esatte) tra città e fiera che negli anni si è consolidata e ha dato degli ottimi risultati.

“Quella che apre la cartella stampa è una suggestione, più che uno slogan, su cui abbiamo lavorato quest’anno. Non ci siamo persi in visioni liriche, tutt’altro. Abbiamo ben presente che una fiera è un evento, oltre che culturale, commerciale. Quello che abbiamo cercato di fare è seguire un pensiero che ci ha accompagnato in questi mesi di lavoro. L’anno scorso ci siamo presentati con lo slogan ‘il presente ha molte storie’: volevamo raccontare un asse fondamentale, ossia quello della convivenza tra la storia e la sperimentazione; miart come fiera, ambisce a portare l’arte moderna e contemporanea, la sperimentazione più recente e i maestri del passato in uno stretto dialogo. L’anno scorso ci tenevamo a ribadire che miart fosse – per lo meno in Italia – la fiera con la maggiore ampiezza di offerta cronologica di opere a partire dai primi del ‘900 per giungere alle generazioni più recenti.
Abbiamo continuato a lavorare su questa proposta, però ci siamo anche fatti una domanda: in questo momento, l’arte, di cosa ha bisogno? Gli artisti, le gallerie… Di cosa hanno bisogno? La risposta che ci siamo dati è che l’arte ha bisogno di attenzione, di cura. Viviamo tutti in un momento storico molto congestionato con dei ritmi sempre più accelerati, a maggior ragione in una fiera che condensa in soli tre giorni il lavoro di un anno intero. Per molti aspetti noi stiamo lavorando sulla congestione dei ritmi che sfidano l’arte stessa. Per questo motivo ci siamo posti la domanda sui bisogni del sistema dell’arte e la soluzione è l’attenzione che dedichiamo ad essa. Anziché proporre nuove sezioni o iniziative, abbiamo preferito consolidare un format già ben rodato e apprezzato dalle gallerie. Ed è soprattutto su queste che ci siamo concentrati, sulla qualità delle gallerie selezionate. Infatti, le 186 gallerie provenienti da 19 paesi sono il risultato del consolidamento dei rapporti che abbiamo tessuto negli anni.”

Per conoscere tutti i dettagli della fiera > CS – miart 2019

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Rabottini sottolinea quanto sia stata fondamentale per il potenziamento della fiera la continuità dei rapporti con le gallerie, aspetto che conforta sia i collezionisti che il grande pubblico. Il direttore cita le gallerie italiane e straniere presenti gli anni scorsi e quest’anno – Massimo de Carlo, Galleria Continua, Andrew Kreps Gallery, Gió Marconi, Almine Rech Gallery, Gregor Podnar, Gladstone Gallery –  ma anche e soprattutto annuncia i nuovi nomi che si aggiungono alla lista del 2019: Cabinet (Londra), Corvi-Mora (Londra), Marian Goodman Gallery (New York – Parigi – Londra), Hauser & Wirth (Hong Kong – Londra – Los Angeles – New York – Somerset – St. Moritz – Gstaad – Zurigo), Herald St (Londra), Galerie Thaddaeus Ropac (Parigi – Londra – Salisburgo) e Tucci Russo (Torre Pellice), tra le altre.

“Sarebbe stato impensabile che alcune di queste gallerie, qualche anno fa, scegliessero Milano come palcoscenico per l’Italia e l’Europa. Mi auguro – e lo dico con un certo orgoglio – che recepiate il grande lavoro che abbiamo fatto per giungere a questi risultati. Abbiamo, ribadisco, lavorato sulla continuità di un formato e sull’approfondimento dei contenuti; contenuti che avvalorano l’importanza della relazione tra arte moderna e contemporanea, tra passato e presente. Da qui l’importanza della collaborazione con la città di Milano che, in consonanza con la fiera, si fa internazionale come proposte e prospettive. (…) Una delle nostre ambizioni è quella di diventare una sorta di piattaforma di osservazione su ciò che succede in questo momento nella società: la cultura non solo è un forte elemento di coesione sociale ma è anche uno strumento per la lettura delle trasformazioni in atto o di quelle che non sono pienamente manifeste.”

miart 2019 presenta 186 gallerie internazionali provenienti da 19 paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Italia, Messico, Perù, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Sud Africa, Svizzera, Turchia, Regno Unito, Ungheria, Stati Uniti).
45 sono le gallerie che partecipano alla manifestazione per la prima volta, contribuendo all’ampio ventaglio qualitativo dell’offerta di arte moderna e contemporanea e del design in edizione limitata. La vocazione internazionale di miart è confermata dalla presenza di 72 gallerie estere.

Ricordiamo le sezioni e il team curatoriale —

Established 129 gallerie di arte moderna e contemporanea, suddivise in Contemporary e Masters.
Generations 8 dialoghi tra artisti di generazioni diverse.
Decades 9 gallerie danno vita a un percorso che attraversa il Ventesimo secolo in una scansione per decenni.
Emergent 21 gallerie emergenti impegnate nella promozione delle generazioni più recenti di artisti.
On Demand Sezione trasversale dedicata a opere che vivono della relazione con il contesto, con il pubblico e con l’acquirente.
Object 12 gallerie attive nel campo del design da collezione e in edizione limitata. 

Team Curatoriale —
Established Masters e Decades: Alberto Salvadori, Direttore, OAC Fondazione CR di Firenze, Firenze.
Generations: Anthony Reynolds, Anthony Reynolds Gallery, Londra e Chris Sharp, Scrittore, Curatore Indipendente e Co-direttore, Lulu, Mexico City.
Emergent: Attilia Fattori Franchini, Curatrice Indipendente, Londra.
On Demand: Oda Albera, Exhibitors Liaison e Progetti Speciali, miart 2019, Milano.
Object: Hugo Macdonald, Critico del Design e Giornalista, Londra.

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Quest’anno, a differenza degli anni scorsi, nel programma di miart si nota una particolare attenzione per le tematiche sociali, tant’è vero che, durante le tre giornate di fiera, si susseguiranno degli incontri indirizzati proprio ad approfondire un certo tipo di tematiche. Grazie ai Miartalks – ciclo sviluppato in collaborazione con In Beetween Art Film – si susseguiranno 40 artisti, curatori, collezionisti, designer, direttori di musei e pensatori internazionali che indagheranno un tema unificante che, per l’edizione del 2019, è il bene comune, concetto che sarà indagato nelle sue molteplici declinazioni: della sua natura profonda e delle sue manifestazioni attuali, su come vada creato e protetto e su quali possono essere le sue future espressioni. Si alterneranno gli appuntamenti:

Commissionare, produrre e collezionare nel contesto degli attuali cambiamenti sociali, economici e climatici (a cura di Matteo Lucchetti); La storia recente dell’arte italiana come patrimonio collettivo e la sua diffusione a livello internazionale (a cura di Alberto Salvadori); Lo spazio e gli usi del Bene Comune: le sfide del design (a cura di Hugo Macdonald).

Rabottini puntualizza l’importanza dei partner coinvolti – Intesa San Paolo, Fidenza Village, Flos (quest’anno saranno coinvolti i FormaFantasma nelle installazioni luminose per la Vip Lounge), In Beetween Art Film (miartalks) LCA, Nava Press, Rotary, Ruinart, Snaporazverein – per l’assegnazione dei vari premi e fondi di acquisizione: Fondo di Acquisizione Fondazione Fiera Milano, Premio Herno, Premio Fidenza Village per Generations, Premio On Demand by Snaporazverein, Premio LCA per Emergent, Premio Rotary Club Milano Brera per l’Arte contemporanea e i giovani artisti.

Le battute finali della conferenza Rabottini le dedica a Milano Art Week, la settimana densissima di appuntamenti – molti già fissati nell’elenco nel comunicato stampa, ma molti altri in via di definizione – che il direttore presenta come una sorta di grande racconto di “ciò che stiamo vivendo. (…)  Credo che sarà un’occasione per esplorare il discorso che l’arte può fare sul presente. Credo che l’arte sia una delle forme espressive che possono raccontare i cambiamenti e le trasformazioni della realtà. Anche per queste ragioni sono contento di presentare Horizon, la nuova compagna visiva che accompagna miart 2019. Molte immagini le avrete già viste e molte le scoprirete mano a mano che si avvicina la data di apertura della fiera. Horizon dà voce a un racconto per immagini dal sapore cinematografico che celebra il tema dell’arte come luogo di esplorazione, scoperta e mutamento. I protagonisti di questo racconto sono un gruppo di adolescenti immersi in uno scenario naturale e ritratti nell’arco di una giornata estiva. Come un immaginario film sulla spontaneità con cui ci si affaccia alla vita adulta, questa campagna mette in scena l’adolescenza in quanto momento di sperimentazione e audacia, suggerendo un parallelo con l’arte come un orizzonte aperto sulle possibilità del futuro.”

Per conoscere le proposte espositive di  Milano Art Week 2019

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