Maurizio Nannucci, Where to start from — MAXXI

L'artista sceglie il neon come mezzo espressivo prediletto proprio perché gli da la possibilità di “formare e trasformare lo spazio in sensazioni e concetti che arrivano molto vicino al grado zero di rappresentazione”
29 Luglio 2015

Difficile che un’opera composta dalla formula magica “parole + neon” riesca a deludermi. Nel corso degli anni ho creato nella mia mente una specie di archivio di opere-neon. I miei preferiti in assoluto sono quelli di Traecy Emin, quasi tutti, poi i più struggenti di Jenny Holzer (indimenticabile il gigantesco Protect me from what I want) e gli insiemi di parole di Bruce Nauman. Ma il primo neon sulla linea del tempo dei neon, quello che inaugura la mia collezione mentale, lo vidi a una Manifesta che si svolgeva tra Trento e Bolzano, nel 2007. L’opera occupava tutta una parete e con una tenue luce azzurrina e caratteri in stampatello, diceva: WE ARE WITH YOU IN THE NIGHT (opera dei Claire Fontaine, 2008).

Ciò che è più affascinante del materiale neon è la sua capacità di infondere bellezza alla parola, compiendo il miracolo che trasforma un insieme di lettere in qualcosa a cui non basta essere letto ma che vuole anche e soprattutto essere guardato. Il potere prodigioso del neon è quello di riuscire a fondere in un unico oggetto la luce, il colore, la forma, il rapporto con lo spazio, il linguaggio e spesso perfino l’immagine (quando guardo WE ARE WITH YOU IN THE NIGHT, di cui ho una fotografia, penso alla notte in senso metaforico, ma anche all’immagine di una notte calda, calma, un cielo cupo e vasto cosparso di minuscole stelle – come se quel WE che parla desse loro una voce).

Dopo aver visto la mostra di Maurizio Nannucci al MAXXI ( Where to start from, fino al 18 ottobre), devo aggiungere un ampio capitolo alla mia antologia dei neon. Per Nannucci (Firenze, 1939) il neon è un mezzo espressivo ricchissimo e potente, col quale giocare e dal quale lasciarsi guidare. A differenza dei neon pensati dai tanti altri artisti, quelli di Nannucci non dimenticano mai di esserlo, anzi se ne vantano e rallegrano. Emettendo la loro luce con energia e proponendo agli occhi dello spettatore una composizione articolata, si crea una rete di collegamenti che mette in rapporto lo spazio architettonico con la geometria delle forme che compongono le lettere, il colore con la parola, il significante con il significato, la luce delle forme con la luce dello spazio (aperto o chiuso, buio o illuminato), riuscendo a creare opere allo stesso tempo autonome e aperte, veri e propri condensati di pensiero, puri e luminosi come diamanti.

L’antologica al Maxxi propone una serie di neon che, come punti da unire durante il percorso, formano una costellazione vitale, rinfrescante, che comincia con la grande opera sulla facciata esterna dell’edificio, More than meets the eye (lo sguardo è invitato a viaggiare oltre la scritta, l’edificio e il valore simbolico di Museo, espandendosi nel pensiero e in ciò che un luogo come il MAXXI rappresenta per la mente) fino ad Anthology, opera che si presenta come un’antologia nella mostra antologica, insieme di affermazioni realizzate dal 1967 fino ad oggi rese uniformi nelle dimensioni e nel colore.

Roma 23 04 2015,   Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ''Where To Start'' e YAP Young Architect Projects 2015. ©Musacchio&Ianniello ****************************************************** NB la presente foto puo' essere utilizzata esclusivamente per l' avvenimento in oggetto,   per una ripresa dello stesso o comunque per pubblicazioni riguardanti la Fondazione MAXXI ********************************************************

Roma 23 04 2015, Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ”Where To Start” 2015. ©Musacchio&Ianniello

Nannucci seleziona le unità minime dell’arte (sceglie il neon come mezzo espressivo prediletto proprio perché gli da la possibilità di “formare e trasformare lo spazio in sensazioni e concetti che arrivano molto vicino al grado zero di rappresentazione”) per compiere un’operazione che più che assemblare e comporre queste unità le decostruisce, in un gioco tautologico di rispecchiamento: il colore parla di se stesso (come in Who’s afraid of blue, red and yellow, in cui a ogni colore scritto coincide il rispettivo colore luminoso), il linguaggio poetico riflette sulla propria essenza – o sull’assenza che lo definisce – (The missing poem is the poem) – e l’opera parla delle speranze che veicolano la sua realizzazione e quindi, ancora, di se stessa (There is another way of looking …, che è come un manifesto che riassume tla sua poetica ) senza dimenticare il bellissimo, inedito punto di vista regalato agli spettatori della Biennale di Venezia del 1978, quando Nannucci ha fatto sì che un aereo trasportasse nel cielo una striscia trasparente con stampata in azzurro la scritta: Image du ciel.

Lo spazio architettonico di Zaha Hadid si presenta ancora una volta completamente duttile, in grado di lasciarsi maneggiare e contaminare dalla mano dell’artista. Una struttura che sembra funzionare soprattutto con opere che, come quelle di Nannucci, si nutrono di architetture assertive, decise, godendo del dialogo con forme e strutture fortemente caratterizzate. Lo stesso Nannucci parla della relazione stretta tra il suo lavoro e l’architettura, “o meglio”, specifica, “tra i suoi elementi primari: la linea e l’angolo”. Nel corso degli anni ha lavorato con diversi architetti: Auer & Weber, Mario Botta, Massimiliano Fuksas e Renzo Piano, col quale, come ricorda il curatore della mostra Bartolomeo Pietromarchi, ha collaborato a Polifonia, opera pubblica permanente nell’Auditorium del Parco della Musica, installando una serie di neon blu e rossi che mescolano pezzi della sua Anthology a citazioni di scrittori, poeti, filosofi e musicisti.

Oltre all’architettura a rivestire un ruolo importante nella pratica di Nannucci è proprio la musica. Nel 1975 l’artista fonda l’etichetta discografica Recorthings, dedicata alla poesia sonora e all’utilizzo del suono nell’arte e pubblica dischi come Poesia Sonora (1975) e Fluxus Anthology (1989). Nel contempo l’artista è attivo anche in prima persona: le sue sperimentazioni musicali attingono dalla musica elettronica e si sviluppano collegando i suoni a processi visivi o facendoli dipendere dallo spettatore, come in Sound Samples, l’opera interattiva diffusa in mostra, realizzata in collaborazione con Simone Conforti, nella quale ciò che si sente varia a seconda della quantità e della disposizione spaziale dei visitatori.

Parallelamente alla passione per la musica e alle collaborazioni in campo architettonico Nannucci ha sviluppato a partire dagli anni Sessanta una serie di progetti editoriali, occupandosi della diffusione dell’arte a livello internazionale, ispirato anche dai legami stretti in quegli anni con gli artisti di Fluxus. Nel 1968, a Firenze, crea Exempla, casa editrice specializzata in edizioni e multipli d’artista, che pubblica edizioni di artisti come Sol LeWitt, John Armleder e Robert Filliou. Nel 1974 crea Zona Archives Editions (attiva ancora oggi, negli stessi ambiti). All’Isola d’Elba pubblica la rivista Mèla (1976-81) che riunisce interventi di artisti, musicisti e poeti, mentre a Firenze fonda Zona, spazio collettivo non-profit attivo dal 1974 al 1985 e, nel 1998, Base/Progetti per l’arte, operativo ancora oggi.

Dietro alla passione per i multipli e i libri d’artista – alcuni dei quali esposti in mostra – c’è il tentativo di dare forma ad   una pratica artistica che si sviluppi come un processo mentale, che spogli l’oggetto artistico della sua unicità conferendogli possibilità nuove, anche e soprattutto al di fuori dell’istituzione museale. Ma il valore del multiplo non è certo limitato alla sua funzione di “libero oggetto d’arte”: ogni progetto porta con sé un’idea agile, divertente e, in alcuni casi, di grande valore estetico e poetico. Un esempio è Sessanta verdi naturali, del 1973: indagine fotografica su campioni di colore reperiti in natura che nasce da una precedente ricerca sulle denominazioni dei coloranti industriali (il verde viene proposto in una gamma di sessanta tonalità, ciascuna rappresentata da una fotografia di foglie della stessa pianta).

L’ultimo neon che incontro, prima di uscire da dove sono entrata, è New Art Fly, composto da tre elementi nei quali le parole di ogni lettera sono organizzate per essere leggibili e al tempo stesso sovrapposte. L’insieme dei colori, dolci e scintillanti, e la collocazione nello spazio – in alto, vicino al soffitto – generano un effetto quasi mistico: il bagliore emesso dall’opera parla di una fede nell’arte gioiosa, quasi infantile, che però non ha nulla di ingenuo.

Dunque, “Where to start from?”, mi chiedo prima di scendere le scale e lasciarmi alle spalle quest’affascinante costellazione di luci e idee. È soltanto adesso, dopo aver osservato tutto, che voglio scegliere un ideale punto di partenza, e lo trovo nell’opera Scrivere sull’acqua (1973), una serie di fotografie che documenta l’azione di scrivere con un dito sulla superficie di un corso d’acqua. Un gesto irriproducibile che parla del potere del pensiero (ma anche della sua fragilità) e della ricerca di uno spazio mentale aperto e fluido. Sì, è da qui che si parte, da un gesto gratuito, un libero movimento della mente e del corpo in un luogo, che non produce niente di leggibile o conservabile ma che è la fonte segreta da cui tutto scaturisce. 

Roma 23 04 2015,   Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ''Where To Start'' e YAP Young Architect Projects 2015. ©Musacchio&Ianniello ****************************************************** NB la presente foto puo' essere utilizzata esclusivamente per l' avvenimento in oggetto,   per una ripresa dello stesso o comunque per pubblicazioni riguardanti la Fondazione MAXXI ********************************************************

Roma 23 04 2015, Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ”Where To Start”  2015. ©Musacchio&Ianniello

Roma 23 04 2015,   Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ''Where To Start'' e YAP Young Architect Projects 2015. ©Musacchio&Ianniello ****************************************************** NB la presente foto puo' essere utilizzata esclusivamente per l' avvenimento in oggetto,   per una ripresa dello stesso o comunque per pubblicazioni riguardanti la Fondazione MAXXI ********************************************************

Roma 23 04 2015, Museo MAXXI. Inaugurazione Maurizio Nannucci ”Where To Start” 2015. ©Musacchio&Ianniello

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