
Dopo l’annuncio dei dodici artisti selezionati tramite open call, la Sala delle Ciminiere del MAMbo si è ufficialmente trasformata, con un incontro di benvenuto agli artisti e di presentazione a giornalisti e operatori culturali, nel Nuovo Forno del Pane. Un progetto nato dalla volontà di Lorenzo Balbi e di Istituzione Bologna Musei di reagire alla condizione attuale dei musei italiani e che alla sua apertura dimostra la capacità di essere vero e proprio specchio del contesto artistico bolognese.
La selezione, aperta ad artisti e artiste semplicemente domiciliati a Bologna, ha infatti il pregio di essere immagine di una città multiculturale e multidisciplinare, per molti punto di partenza per una carriera artistica internazionale, per altri punto di arrivo dopo cambi di rotta professionali e di studio. Tra le navate della Sala, oggi riorganizzate per dare spazio alle azioni degli artisti e delle artiste, la sensazione è le stessa che si prova al di fuori del Museo, nelle vie della città, nei tanti spazi culturali cittadini, ma anche nei corridoi dell’Accademia e dell’Università: fermento. Un’energia fresca, uno spirito di collaborazione tra artisti – e persone – che si conoscono magari solo di vista, ma che da qualche settimana fino alla fine dell’anno condivideranno uno spazio, senza divisioni, e costruiranno insieme un programma di iniziative. Bologna, trasformata dal lockdown e della pandemia, sembra ritrovare all’interno di queste mura quell’effervescenza culturale che negli ultimi anni era andata ad affievolirsi, offuscata dalla dittatura dei numeri e dalle nuove culture del turismo.
Ai lati della navata centrale sono stati allestiti i dodici studi (sei per lato) che ciascuno degli artisti ha fatto proprio arredandolo, disponendo scrivanie, librerie, punti luce, libri. Lo studio d’artista, così affascinante, spesso rappresentato nella letteratura e nel cinema come luogo magico e misterioso, si mostra senza filtri a tutti e tutte coloro che attraverseranno gli spazi della sala.

Dodici, appunto, gli artisti selezionati per il progetto (in ordine alfabetico): Ruth Beraha (1986, Milano), Paolo Bufalini (1994, Roma), Letizia Calori (1986, Bologna), Giuseppe De Mattia (1980, Bari), Allison Grimaldi Donahue (1984, Middletown, USA), Bekhbaatar Enkhtur (1994, UlaanBaatar, Mongolia), Eleonora Luccarini (1993, Bologna), Rachele Maistrello (1986, Vittorio Veneto), Francis Offman (1987, Butare, Rwanda), Mattia Pajè (1991, Melzo), Vincenzo Simone (1980, Seraing, Belgio), Filippo Tappi (1985, Cesena). Artisti vicini per anagrafica, accomunati dal domicilio e da un approccio multidisciplinare. C’è chi in quella sala c’è già stato come Ruth Beraha e Letizia Calori, entrambe per That’s IT! nel 2018; chi in questi anni in città ha dato vita a luoghi di produzione artistica indipendente come Paolo Bufalini (TRIPLA), Filippo Tappi (LOCALEDUE) e Mattia Pajè (Gelateria Sogni di Ghiaccio) e che hanno trovato in questa sala il proprio spazio di produzione personale; e chi ha scelto Bologna per intraprendere la carriera artistica come Bekhbaatar Enkhtur e Francis Offman. A loro si aggiungerà un tredicesimo artista, selezionato tra gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Bella Arti di Bologna, che alle pratiche dei già selezionati dalla pittura alla fotografia passando per la scrittura e la scultura, porterà un contributo web based.
Ad unirli fisicamente, seppur distanziati, saranno gli spazi non allestiti come la nicchia che chiude lo spazio, la navata laterale e soprattutto lo spazio della navata centrale, vero e proprio punto di incontro tra i dodici studi. Uno spazio comune, a suo modo aperto, che si attiva proprio nel momento in cui le piazze vengono chiuse o recintate, e che in questo contesto sembra far riemergere il significato e funzione originaria di questo spazio cittadino. Un punto di incontro e di confronto nel quale e dal quale nasceranno, nei prossimi mesi, iniziative che apriranno il Nuovo Forno del Pane alla città – tra i progetti già attivi la presenza quotidiana dell’emittente radiofonica NEU RADIO. In attesa di scoprirne il programma completo, tra le righe gialle a terra a dividere gli spazi assegnati si respira aria di novità, di entusiasmo e in parte di agitazione come prima di uno spettacolo, come il primo giorno di festival o quello in cui Bologna, con i suoi pregi e i suoi difetti, diventa casa.
