
Giacomo Balla, Linee forze di paesaggio (Simultaneità di sensazioni cielo+case+alberi+fiori), 1918 Dono Gianfranco Spajani, 1999 GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
Il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte offre la possibilità ad un giovane curatore di realizzare un progetto espositivo all’interno dello Spazio Caleidoscopio: anticamera del piano riservato ad ospitare la collezione permanente della GAMeC di Bergamo. Per l’edizione 2018, la curatrice selezionata è Martina Sabbadini con Linee di Forza + varie sensazioni.
Il regolamento del Premio prevede di dover necessariamente allestire il progetto espositivo all’interno dello Spazio Caleidoscopio, impresa di per sé già complessa considerate le dimensioni ridotte, e di far dialogare le opere selezionate con una inclusa nella collezione permanente del museo.
La curatrice ha riflettuto sul nome dello spazio, Caleidoscopio, e da queste considerazioni ha sviluppato la mostra, la cui opera guida è stata Linee forze di paesaggio (Simultaneità di sensazioni: cielo+casa+alberi+fiori) di Giacomo Balla, il cui titolo è una sorta di “formula matematica”.
Balla intreccia elementi organici e artificiali in una combinazione di colori estivi, composizione da cui rimarrà ossessionato al punto da ripeterla in più opere, alterandone però la cromia. All’interno della mostra della Sabbadini confluiscono pratiche differenti che creano corrispondenze inaspettatw con il dipinto futurista, prima tra tutte l’innesto del collettivo Espejismos S.A. de C.V., formato negli anni Novanta da un matematico, Javier Bracho, e da un ceramista, Juan Sandoval, impegnati nello studio dei caleidoscopi tridimensionali.
La curatrice, ritenendo importante portare le parole di Bracho, è volata fino in Messico per fargli una video intervista, inserita in seguito in mostra: delucidazioni di uno studioso che ha lavorato per anni su come trasferire teoremi matematici in una scultura, le cui ossessioni ben si associano agli assilli di Giacomo Balla.
(Soy muy obsesivo, y me puedo obsesionar por un objeto o por una pregunta / Sono molto ossessivo e posso diventare ossessionato da un oggetto o una domanda. Javier Bracho)

Espejismos S.A. de C.V., caleidoscopio dello spazio infinito, prototipo realizzato negli anni 90’ – Photo Alfredo Hubard
I caleidoscopi, che idealmente andrebbero fruiti e maneggiati, sono delicati pezzi unici, per cui necessariamente esposti sotto teca.
Quello che però domina lo Spazio Caleidoscopio e calamita l’attenzione è un video straniante di Miguel Angel Rios, The Ghost of Modernity, Lixivados: parte di una trilogia, in questo lavoro un cubo trasparente fluttua nel deserto dell’America Latina dove si vanno formando aggregazioni urbane edificate in lamiera. Il solido volteggiante è un esempio di struttura minimalista, simbolo-allusione dell’America Occidentale, che si pone come surreale lente di ingrandimento tra le disuguaglianze che caratterizzano gli estremi del continente.
Come un caleidoscopio, la cui osservazione conduce lo spettatore in un mondo altro, “Linee di Forza + varie sensazioni” non è un progetto che può canonicamente chiudersi tra quattro mura: la performance Walk, Hand, Eyes (Bergamo) di Myriam Lefkowitz permette infatti di esperire in maniera inedita lo spazio urbano attraverso una condizione di cecità, passeggiando ad occhi chiusi insieme ad una guida che conduce e, di tanto in tanto, chiede di aprire gli occhi per “fotografare” con lo sguardo un istantanea di ciò che li attornia.
La mostra di Martina Sabbadini riaprirà eccezionalmente al pubblico nella sola giornata di giovedì 7 giugno, in concomitanza con le altre inaugurazioni della GAMeC.

Miguel Angel Ríos, The Ghost of Modernity, Lixiviados, 2012, courtesy dell’artista e Sicardi Gallery

Miguel Angel Ríos, The Ghost of Modernity, Lixiviados, 2012, courtesy dell’artista e Sicardi Gallery