In occasione dei vent’anni del Dipartimento Educativo del MA*GA di Gallarate, il museo ha attuato diverse innovazioni, nonché un elenco di conclusioni per un periodo così lungo di attività. L’educazione di giovani e meno giovani all’interno di un museo è un’attività di responsabilità, che ha in sé una notevole importanza a livello sociale.
Ne abbiamo parlato con Lorena Giuranna, responsabile del Dipartimento Educativo del MA*GA, e Riccardo Arena, che ha appena realizzato un progetto per il museo.
ATP: Quest’anno il MA*GA festeggia i vent’anni del Dipartimento Educativo. Una tappa importante che, sicuramente, vi ha portato a fare il ‘punto della situazione’ per valutare le tappe che avete raggiunto e quelle che vi siete prefissati. In merito a quelle passate, quale progetto ha contribuito più di altri a dare credibilità al Dipartimento Educativo?
Lorena Giuranna: Tutto è cominciato appunto nel 1998, quando la direttrice Emma Zanella insieme ad un gruppo di studentesse universitarie (Vittoria Broggini, Francesca M. Consonni, Chiara Foletto ed Elena Scandroglio), ha incominciato a immaginare e progettare una serie di attività artistiche di visita al Museo e laboratorio – inizialmente per la fascia delle scuole primarie – in linea con quanto accadeva nei grandi musei d’arte contemporanea italiani e internazionali. Forse l’aspetto eccezionale è stato quello di ideare una modalità di relazione con la vita tramite l’opera d’arte, proponendo una sua lettura (dell’opera) in grado di scatenare pratiche e pensieri creativi, non solo strettamente legati all’arte. Questo approccio, che tenta di facilitare una connessione con i molti concetti che un’opera ci pone davanti e di lato, è quello che noi portiamo ancora avanti con tutte le fasce di età di pubblico.
ATP: In merito agli obiettivi futuri, cosa avete in programma?
LG: Sicuramente abbiamo in mente di proseguire le attività con le scuole di ogni ordine e grado, che ogni anni richiamano più di 10.000 studenti del territorio, e con esse quello che negli ultimi anni è diventato un po’ “il fiore all’occhiello” della Didattica del MA*GA, ovvero la collaborazione con gli artisti, che vengono invitati a passare almeno una settimana intensiva con gruppi selezionati di studenti per realizzare insieme un progetto artistico. Anche l’idea stessa di coinvolgere Riccardo Arena nella supervisione del video che ci racconta, nasce da un workshop.
Tengo però ad anticipare un progetto che ci sta molto a cuore a cui stiamo lavorando in questi mesi: un corso di formazione per insegnanti che si terrà in Settembre, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano Bicocca, sul delicato tema dei cosiddetti “disturbi specifici dell’apprendimento” e loro diagnosi. Il corso intende fornire quanti più strumenti possibile a insegnanti ed educatori e contemporaneamente lavorare sul concetto che le diversità di apprendimento coinvolgono tutti gli esseri umani senza distinzioni. In quest’ottica il pensiero divergente, spiazzante, non legato all’idea di competenza e produttività tipico delle arti visive, costituisce un territorio di studio, confronto e possibilità rispetto a questi temi.
ATP: Spesso ed erroneamente, quando si pensa alla didattica in un museo si pensa ai bambini. In realtà avete dei progetti che coinvolgono una fetta di pubblico più composito e allargato. Mi fa degli esempi significativi a cui avete puntato?
LG: Sì, è vero. Come dicevo prima la collaborazione tra gli artisti (spesso coloro che sono stati coinvolti nei progetti espositivi museali) e gli studenti è un punto di forza, che ci ha portati a realizzare nel 2017 la mostra “Global Learning. Pratiche artistiche e attività educative al MA*GA”, in cui erano esposti undici progetti di artisti che negli ultimi tre anni hanno progettato e realizzato con il Dipartimento educativo dei workshop il cui lavoro ha dato origine a opere che sono poi entrate nella collezione del Museo.
Un atro esempio cui teniamo molto è il lavoro che da ormai cinque anni in modo serio e continuativo conduciamo con le RSA del territorio, accogliendo in Museo per cicli di almeno sei incontri gli ospiti dei centri anziani affetti da morbo di Alzheimer o decadimento cognitivo. E’ un lavoro quanto mai stimolante, che va costantemente calibrato sulle diversità di ogni persona, sui segreti di ogni forma di decadimento. La sfida è trovare dei punti comuni per lavorare in gruppo (tema carissimo per la didattica di ogni età!), alcuni dei quali sono il senso di appartenenza ad un progetto, la curiosità che un’opera d’arte ha sempre il potere di generare, la regia da parte di noi mediatori nel costruire un elaborato visivo che poi viene sempre allestito alla fine degli incontri in struttura con un convegno dedicato e una piccola festa. Per la fine del 2018 è prevista una pubblicazione del lavoro di questi anni.
ATP: Mi racconti qual è stato il punto di partenza – dunque stimoli, scoperte, influenze – che ti hanno portato alla realizzazione del video per il Dipartimento Educativo del MA*GA?
Riccardo Arena: Quando mi è stato commissionato il video, ho dovuto “affrontare” una cartella contenente 20 Anni di documentazione delle attività del Dipartimento Educativo, ovvero una miniera piuttosto estesa di materiale fotografico e audiovisivo, che, nonostante fosse stato precedentemente scremato dal Dipartimento stesso, continuava ad essere piuttosto imponente.
Dopo varie discussioni e riflessioni su come gestire il materiale, mi è venuto in mente che la cosa più sensata da fare per essere in linea con la natura del materiale, fosse organizzare una squadra di giovani ragazzi e coordinarli per la realizzazione del video.
Quindi il lavoro è stato il frutto di una collaborazione con i ragazzi attraverso una specie di workshop, il cui sviluppo ha avuto una gestazione piuttosto articolata e non proprio lineare.
ATP: Una delle caratteristiche del video è il suo ritmo sostenuto, accentuato dal sonoro decisamente coinvolgente. Anche le immagini d’archivio sono elaborate con degli interventi che le rendono molto accattivanti. Mi racconti come sei giunto a queste scelte stilistiche?
RA: Diciamo che l’idea di partenza era di realizzare un video che raccontasse in maniera narrativa le evoluzioni e le varie attività del Dipartimento Educativo nel corso di venti anni. Ma quell’idea fu presto abbandonata, sia per una questione di tempo, avrebbe avuto una durata di dieci minuti, e sia per la funzione che il video avrebbe dovuto assolvere, ovvero un lavoro dinamico, incalzante e di facile fruizione che in pochi minuti regalasse un’immagine condensata delle intense attività realizzate nel corso di anni, anche le scelte estetiche e sonore sono state fatte in funzione sia di questi obiettivi e sia come conseguenza del veicolo di diffusione con cui il video sarebbe stato promosso … internet, che, come è risaputo, non è proprio un mezzo che accompagni a un attenzione prolungata per i suoi contenuti.