
nattivo agg., attivo ma non operoso, de-operativo: la condizione n. di chi non è impiegato, eppure e attivo; esemplare anche per alcune pratiche artistiche tipicamente moderne in cui l’artista fa della propria inattività la propria modalità d’azione celando eppure una semantica rivoluzionaria e quindi tanto più attiva attività, n. come un readymade, Duchamp è un artista n., in chiave meno radicale condizione propria dell’esiliato dal mondo produttivo, lo studioso è n., condizione del prigioniero resistente o del libero pensatore privo di urgenze produttive, vive in maniera n., condizione di detenzione collettiva forzata vista in chiave speculativa, la quarantena pandemica fu per lei occasione di pensare alla sua condizione n., anche in chiave patologica modello sociale e operativo de-produttivo, il tempo speso per il consumo, anche di informazioni, non appartiene allo svago o all’intrattenimento ma è propriamente n., il reddito universale di cittadinanza promuove una società n., nattività, s. f. nella teoria economica, il debito pubblico e lo spirito della n.
Denis Isaia
Viewing Room di fiere e gallerie, mostre online, pioggia di dirette Facebook ed Instagram: anche il mondo dell’arte si è adattato alla quarantena virtualizzandosi, o meglio, potenziando la sua già muscolosa presenza virtuale.
Premesso che nulla è come esperire di persona e che la vita virtuale rimane un surrogato spesso alienante, sebbene dalle illimitate possibilità, le mostre online presentano alcuni vantaggi non trascurabili, soprattutto per chi le organizza: nessun problema di budget, dimensioni, prestiti, logistica o tutti le infinite complessità che si devono fronteggiare nella vita materiale.
Il lockdown 2020, che nasce come segmento indimenticabile della storia ed è stato nel suo stesso manifestarsi vissuto come tale, cioè un momento storico decisivo, ha lasciato, sta lasciando e continuerà a lasciare tracce indelebili, che solo il tempo ci permetterà di elaborare, quantificare, decodificare.


Collective, associazione italiana di collezionisti d’arte, propone sul suo sito Il quadrante sdrucciolevole, mostra online a cura di Denis Isaia. I membri di Collective sono stati invitati ad analizzare l’intensa fase sospesa che ha contraddistinto la quarantena, tempo dilatato tra attività ed inattività marcato da stati d’attesa e apprensione, inviando opere che descrivessero la loro condizione e percezione.
La mostra è stata divisa in due sezioni, il giorno e la notte, con ideali tangenze tra un’area e l’altra a simboleggiare la sovrapposizione che spesso si è venuta a creare durante la quarantena tra sogno e veglia.
Il quadrante sdrucciolevole include, oltre alle opere, frame di film e serie tv che hanno aiutato a trascorrere il tempo: la successione delle immagini è, a volte, puntellata da brevi contribuiti testuali dei collezionisti, scritti in modo informale e ogni tanto quasi diaristico.
Chiunque nel corso della pandemia ha dovuto confrontarsi con la propria casa, vissuta più profondamente di quanto non accada nella frenesia che contraddistingue la vita contemporanea.
Gli oggetti di tutti i giorni hanno assunto valenze diverse, a maggior ragione se si tratta di opere d’arte che, con la loro carica poliedrica, assumono significati enigmatici, ambigui, connotazioni inattese: Ball and Chain di Emgreen&Dragset, Removal di Santa Kantarovsky, Emergence II di Michele Mathison, Meshes of the afternoon di Maya Deren, Dragon Heads di Marina Abramovic, Untitled di Joanna Piotrowska solo per citare alcune di quelle che hanno colpito di più chi scrive.
Il bacino infinito della storia dell’arte consente di individuare un’immagine adatta a descrivere ogni stato d’animo e, potendo aggiungere un capolavoro alla densa selezione operata da Denis Isaia e dai collezionisti di Collective, aggiungeremmo La persistenza della memoria di Salvador Dalì, sia per il titolo sia per i processi psichici cui rimanda.


