
A poche settimane dal sua nomina, Luigi Fassi ha incontrato alcuni giornalisti per raccontare quello che potremmo definire l’incipit della prossima edizione di Artissima.
Ha parlato della fiera come “uno slancio verso il futuro, verso quella che sarà l’edizione 2022, e anche alcuni ricordi del passato, questo perchè ritengo importante ricordare le esperienze che ho fatto nelle precedenti edizioni. Ho collaborato con la fiera dal 2010 al 2016, al tempo di Francesco Manacorda e Sara Cosulich. In questo mese, con slancio dinamico e con tanta energia e ottimismo, abbiamo intrecciato anche dei ricordi del passato, degli aneddoti di quello che è stata la mia collaborazione.”
In questo mese, periodo breve ma sufficiente per individuare l’”anima’ dell’edizione 2022, Fassi e il team si siamo spinti ad immaginare quello che sarà la prossima edizione a Novembre, nella volontà di guardare con grande ottimismo a questi mesi, nonostante le vicende triste a cui stiamo assistendo dall’Ucraina.
La premessa ‘filosofica’ di Fassi, nel seminare le direttive della prossima fiera è senza dubbio suggestiva e intellettualmente saliente.
“La fiera è sempre un motore di dinamismo, di cambiamento e trasformazione. La mission di Artissima è sempre stata quella di raccontare l’ignoto: l’ignoto inteso come il nuovo che emerge dalle produzioni degli artisti internazionali che saranno esposti in fiera.” Spiega il direttore.
“Il tema dell’incontro con l’ignoto, della fiera come un motore che cambia sempre se stessa – ogni anno non è mai minimamente uguale a se stessa -, il tema della capacità di rinnovamento, lo abbiamo sentito come determinante.
Ogni anno, Artissima si è caratterizzata per la costruzione di un tema attorno al quale incentrare il programma. L’dea della trasformazione, come le nostre esperienze sono trasformative, è diventato il tema centrale che avrà come titolo: Transformative Experience, concetto elaborato dalla filosofa americana Laurie Anne Paul nell’omonimo saggio pubblicato nel 2014 dalla Oxford University Press. Nel 2014 ha pubblicato questo libro che ha creato un dibattito molto intenso e ricco e ha segnato uno spartiacque nelle discussioni filosofiche. La Paul racconta come a tutti noi accade spesso di dover fare delle scelte radicali in cui la nostra vita potrà cambiare. Un esempio concreto che fa è quella della possibilità di avere un lavoro che ci porta fuori dal nostro paese, e che comporta un cambio radicale della nostra esistenza con l’immergersi in un’altra cultura e un’altra lingua. Un’altra esperienza che la Paul porta come esempio è quella della possibilità di diventare genitori, scelta che sappiamo può essere radicalmente trasformativa a livello personale. Generalmente, di fronte a queste opzioni, siamo abituati a mobilitare il pensiero razionale, per fare un elenco di pro e contro, che possa indurci a fare la scelta giusta nella convinzione di aver previsto, maniera lucida e affidabile, cosa meglio possa essere per noi.
In cuore filosofico di questo libro della Paul, che tanto ha infiammato il dibattito filosofico, è che lei sostiene che questo approccio alla scelta sono perfettamente inutili. L’approccio razionale non sono minimamente in grandi a condurci ad una scelta vantaggiosa per il semplice motivo che le esperienze personalmente trasformative sono tali perchè solo il viverle può darci ragione della loro natura. Non potrò mai, anche arrovellandomi, capire la scelta compiuta per la mia vita, se non accettandola e vivendola. Anne Paul dice: smettiamola di affidarci al calcolo utilitaristico per le nostre scelte, non ci serve perché non ci sono esperienze trasformative che possano essere sostituite da una capacità di prevederle e anticiparle. L’esperienza trasformativa è radicale, non può essere anticipata da nulla, può essere solo scelta e vissuta per sapere come sarà.
Questa può sembrare un argomento pessimistico, come dire, non possiamo affidarci al pensiero razionale nelle nostre scelte: quale può essere lo strumento più adatto?

La conclusione di questo libro è che le esperienza trasformativa vanno scelte come tali e c’è uno strumento a cui noi possiamo fare affidamento, dice Lorie Paul, che è la rivelazione. La rivelazione che significa la capacità di accettare che le esperienze ci trasformino radicalmente. L’unica strada è affidarsi all’ignoto; affidarci alla fiducia nella vita stessa, al sapere che ci sono esperienze che necessariamente ci cambieranno e anziché arrovellarci sui pro e contro, possiamo scegliere di viverle, in modo pro-attivo, affidandoci a questo incontro con qualcosa che ci trasformerò forse per sempre in maniera radicale ma che come tale è una risposta positiva nei confronti della vita.”
Fassi e il team di Artissima hanno ritenuto importante dottare il titolo del libro della Paul come tema della prossima edizione di Artissima. Questo perchè la sensibilità così importante di questa filosofa donna, poteva essere calzante all’esperienza dell’arte.
“Noi tutti condividiamo il bisogno di voler scegliere l’incontro con l’arte attraverso le mostre, le Biennale, e i vari appuntamenti che viviamo. Questo bisogno di incontrare l’arte è suscitato perchè abbiamo una forte aspettativa, sappiamo che l’esperienza dell’arte sarà trasformativa. Noi aneliamo, con tanto desiderio, ad un incontro con l’ignoto in l’arte perchè non sappiamo quali sensazioni ed emozioni ci susciterà un opera, una mostra, un artista. Non sappiamo come sarà ma abbiamo l’auspicio che sia un’esperienza trasformativa, che ci regali qualcosa di nuovo, un territorio ignoto che prima non avevamo.
Immaginare un incontro con il non-conosciuto è auspicabile anche nell’esperienza di una fiera come Artissima. Accadendo solo una volta all’anno, dopo averla attesa per lungo tempo, nella sua intensità – in quanto contratta in soli 4 giorni – è un’esperienza tumultuosa, ricca, frenetica, in cui siamo bombardati nell’incontro con l’arte e questa è senza dubbio un’esperienza che ci lascerà un segno, che ci restituirà qualcosa di nuovo.”
Ribadendo che non è uno slogan ma una scelta sentita e oculata.
“Dopo un periodo difficile come quello che abbiamo vissuto con l’isolamento e le restrizioni, è naturale e istintivo immaginare l’arte come un’esperienza trasformativa in quanto incontro, socialità e condivisione. Le priorità che ci siamo dati è quella di captare del dinamismo nel recupero di un network internazionale che da sempre connota una fiera come Artistissma: catalizzatore di artisti, collezionisti, gallerie ed istituzioni culturali”.
Nel concreto Luigi Fassi ha anticipato che tra le novità ci sarà il ritorno in presenza delle tre sezioni curate di Artissima: Present Future, Back to the Future, e Disegni, che continueranno a vivere anche online con approfondimenti video, immagini, interviste e podcast.
I team curatoriali che si occuperanno della selezione dei lavori e degli artisti presentati nelle sezioni curate saranno rinnovati.
“In questi mesi stiamo ridefinendo tutti i consulenti che hanno lavorato con noi negli anni scorsi, come curatori e partecipanti alle varie giurie. Disegni è una sezione che vogliamo far crescere di più, vogliamo prestare particolare attenzione al disegno inteso come tale, in manifestazioni anche radicali, innovative ma partendo sempre dalla matrice del segno che diventa disegno, quasi come se fosse una forma di pensiero. Disegno è affidata interamente a Irina Zucca Alessandrelli (curatrice della Collezione Ramo di Milano (faro del mondo del disegno in Italia e non solo).
La sezione di Present Future, avrà due giovani curatori: Saim Demircan (curatore indipendente e scrittore, Torino) e Maurin Dietrich (direttrice, Kunstverein München – Monaco). Lei è la seconda donna in 200 anni a curare questa importante istituzione.”

Verso la chiusura del suo intervento, Fassi ha ribadito il grosso lavoro che stanno facendo con aziende, partner e sponsor. “Quello che è interessante, e che ci siamo resi conto in questi due anni complicati, è che molte imprese si sono trasformate in questo periodo difficile. Intellettualmente è stato molto stimolante lavorare con tante aziende in questa fase, proprio perchè ci si scopre più vicini e affini; si è riscoperta una sensibilità calda, nell’incontro tra cultura e impresa in quanto possano tra loro convergere. Artissima è un’istituzione che, quasi per essenza, si muove tra il mondo della cultura e quello dell’impresa. Abbiamo la sensazione che sia diventato più agile e stimolante, pensare insieme alle aziende, di condivisione di ambizioni, di speranze, di aspettative per quest’anno e per gli anni a venire.”
Fassi ha ribadito la grande eredità di fiducia che Artissima ha raccolto da molto e restituito da molti. “28 anni fa, quando la fiera è nata, sono successe delle cose che hanno contribuito a creare un rapporto fiduciario con chi ha creduto nella fiera. Basti pensare alle Istituzioni legate alle fiera, che sono cresciute di pari passo con Artissima. Percorrendo oggi le sale della Gam di Torino o il Castello di Rivoli, ci rendiamo conto che tanta parte delle opere in collezione sono state acquisite ad Artissima. E’ come se la fiera avesse dettato una linea culturale nella città, se non altro perché le Collezioni delle Istituzioni cittadine, hanno arricchito la propria collezione acquisendo opere in fiera. Credo che Artissima, con gli anni, sia una fiera che ha saputo iniziare a pensare in termini museali e istituzionali; non solo dunque una fiera che una volta a all’anno mette in mostra un bacino di opere, di gallerie, di esperienze al servizio del pubblico, ma è anche un realtà che si è radicata profondamente nell’Associazione Torino Musei, dettando una linea culturale che si è tradotta nell’arricchimento di molti patrimoni collezionisti.”
Come chiosa, il nuovo direttore rivela: “Guardando retrospettivamente, Artissima è la fiera delle prima volte, è la fiera dove tanto è iniziato, dove tante storie sono iniziate. Tante gallerie sono nate con Artissima . Vi posso anche fare dei nomi, anche se la lista sarebbe molto lunga, penso alle francese GB Agency e Ciaccia Levi, all’inglese Herald S., alla berlinese Chert Lüdde o la milanese Francesca Minini: immediatamente dopo aver aperto la gallerie nella propria città, hanno immediatamente voluto partecipare ad Artissima. Dunque la loro storia è iniziata, da un punto di vista fieristico, con la fiera torinese. Ho citato solo alcune delle gallerie che hanno iniziato la loro storia a Torino e che nel tempo si sono affermate a livello internazionale.
Artissima è la fiera della prime volte anche perché qui sono sorte delle idee innovative, degli esperimenti curatoriali, delle sezioni curate, il coinvolgimento serrato e intenso con curatori che hanno portato il meglio della loro esperienza, spesso nella fase aurorale della loro carriera. Possiamo citare un caso: quello di Cecilia Alemani, oggi direttrice artistica della Biennale di Venezia, nel 2007 e 2008, per un biennio, ha co-curato la sezione Present Future, la sezione dedicata alla scoperta e alla ricerca. Anche l’elenco degli artisti lanciata da Artissima è ora protagonisti della scena internazionale è lunga, penso a Rachel Rose, Phil Collins e molto altri che hanno vinto premio ad Artissima, ricordo Michael Beutler, premiato nel lontano 2005-06.
Volevo sottolineare questo aspetto: oggi Artissima è considerata un vero laboratorio di ricerca sull’arte contemporanea, in ragione di tutto quelle storie che qui si sono intrecciate.
Artissima è un immenso archivio di ricerca italiana ed internazionale; non è un mistero che ogni anni vengano assegnata moltissime testi di laurea su Artissima. Gli stessi docenti universitari individuano nella fiera una miniera oramai storica da cui attingere, ad ampio raggio, in diverse tipologie di analisi e focus, per estrarne conoscenza che ha un valore storico. Dunque bisogna anche valutare l’impatto di Artissima nella ricerca Accademica.”
